Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      dgebel-addeh - diabetequel d'Algeri prima delia conquista francese. Anche Tunisi l'ebbe, ma ne mutò il titolo in quello di bey (V. Beg).
      DGEBEL-ADDEH {geogr. ed archeol.). — E questo il nome d'un tempio della Nubia incavato in quel luogo dove il monte della sponda orientale del Nilo si sporge in forma regolare e rotondeggiante non molto lungi da Masciahit. La porta ne è piccola e priva di adornamento, talmente che si potrebbe credere l'ingresso d'un sepolcro ordinario : ma eleganti appariscono le parti interne e perle architettoniche forme e per lo stile delle sculture in tutto degne della bella epoca a cui appartenne il monumento. L'ordine delle colonne è somigliante a quello che si vede in una delle tombe di Beni-Hassan scavate ai tempi della dinastia decimasesta. Ma questo monumento fu nei primi tempi della Chiesa convertito al culto cristiano ; perciò uno strato di calce ricoperse le antiche sculture, e su quello furono dipinte immagini della vecchia e nuova legge. Nel soffitto della navata di mezzo si veggono rappresentate, secondo l'arte bizantina propria dei tempi, due figure simboliche significanti il Vecchio ed il Nuovo Testamento. Sulle pareti si ravvisano figure di santi, e tra gli altri meglio distinta quella di San Giorgio a cavallo. Distaccando l'intonaco apposto dai cristiani, apparve che il monumento era fatto scavare da Horus, re della decimottava dinastia (1400 avanti CrÌ8to?),e consacrato al dio Thoth, il Mercurio degli Egiziani. Tre quadri sono scolpiti in questo speco: l'uno rappresenta il faraone Horo coi suoi cartelli ordinarli, che offre dinanzi ad un'ara due vasi alle deità consorti di Thoth in questo monumento, le quali sono : Amonrè, Phrè, Phiah, Mandu, Aroeri e Sale. Il secondo quadro rappresenta il medesimo re che fa offerte al dio principale dello speco e ad Horo. Nei terzo quadro dopo il dio Thoth vi è Horo, ripetuto quattro volte secondo quattro titoli locali che suole assumere nella Nubia, cioè signore di Sciam, di Bohen, di Bok e di Moscia. Siccome nel suolo dell'ultima stanza, che sarebbe il santuario del tempio, trovasi un largo e profondo pozzo, si congettura dal Kosellini che questo fosse un tempio funebre della Nubia, il quale conduceva ad una specie di necropoli sotterranea, tanto più che nei vicini contorni non si trovano traccie di necropoli. Pare che la tomba già esistesse, e che il re Horus vi aggiungesse il tempio come ornamento. Nella sala delle quattro colonne presso la porta a man destra vi è il quadro che rappresenta il re sotto le sembianze del divino fanciullo che porta il suo nome, in atto di succhiare il seno della dea Anuke, la quale dopo Thoth è la prima consorte negli onori del tempio. Chnuphis assiste a quell'atto come dispensatore degli spiriti di vita pura che il fanciullo riceve col divino alimento.
      Vedi Rosellini, 1 monumenti dell Egitto e della Nubia (parte in, tomo unico).
      DHALAC {geogr.). - - Isola del Mar Rosso, presso la costa d'Abissinia, a 15° 46' lat. N. e 40° 0' long. E. (Greenw.). È formata di roccie coralline. Dubcllu, villaggio sul lato orientale, traffica con Loheia e Ghizan, porti del littorale arabico.
      DHAMEEoDHAMI {geogr.). — Piccolo Stato indiano, sulla riva sinistra del Sutlege, a 31° 12' lat. N. e
      77° 8' long. E. (Greenw.), con 5500 abitanti, tributario degli Inglesi.
      DHAE {geogr.). — Città del pianoro di Malwa, nell'India Centrale,che un tempo aveva 100,000 abitanti. Benché molto decaduta, serba traccie dell'antico splendore. È la metropoli di uno Stato omonimo, tributario degli Inglesi, con 125,000 abitanti.
      DHARWAR {geogr.). — Nome di un distretto e di una città nell'India Inglese, dipendente dalla presidenza di Madras. Il distretto conta 864,188 abitanti, e produce molto cotone. La città ha 35,000 abitanti.
      DHAWALÀGIRI {geogr.). — Vale a dire Bianca montagna, dal sanscrito dhwala (bianca) e giri (montagna), detta anche Gasakoti, si considerava una volta come la più alta vetta della catena del-l'Imalaja. Ma essa avendo 8176 metri sul livello del mare, non è che la quinta delle sommità conosciute, essendo superata dal Gaurisankar (8840), dal Dapsang (8619), dal Kautchin-Djinga (8582) e dal Djindjiha (8200). Essa è situata nella latifc. N. 28° 40', long. E. 83° 21', pressoché al punto dove l'imalaja, cambiando la sua direzione, si connette coll'Hindu-Kush.
      DH0LPUR {geogr.). — Stato indiano, sotto la sopraintendenza del Governo inglese, fra i distretti di Agra, Gwalior e Karauli, con circa 500,000 abitanti.
      DI {hot.). — Monosillabo derivante dal greco fife, due volte, di uso assai frequente nella terminologia botanica per indicare appunto due volte l'oggetto a cui si fa precedere. Cosi, fiore dipetalo, casella disperma, picciuolo difillo, ecc. vengono a significare fiore composto di due petali, casella provveduta di due semi, picciuolo munito di due foglie, ecc.
      DIABASI0 {geol. e miner.). — Nome di una roccia più conosciuta sotto il nome di Diorite (V.).
      DIABETE {patol. e terap.). — Parola derivata dal greco StatSatvw, io passo attraverso, con cui s'indica una malattia caratterizzata specialmente da abbondante escrezione di urina più o meno carica di principio zuccheroso. Essa fu chiamata da Galeno diarrhcea urinosa, hydrops ad matulam, da Seidel polyuria, da Sauvages e Mead diabetes anglicus, da Cullen e Sagar diabetes mellitus, da Nicolas Gueudeville ed Hufeland diabete zuccheroso, ftisu-ria zuccherosa, ed oggi glicosuria.
      Non troviamo presso Ippocrate alcuna menzione della medesima ; Celso la indicò di passaggio ; Areteo la descrisse con maggior esattezza, e gli altri medici quasi non fecero che copiarlo; Fernelio, Houllier, I)uret, Zacuto, Lusitano e Willis sparsero maggior luce sopra di essa. Fra i moderni poi illustrarono il diabete G. P. Frank, Hufeland, Rollo, Rubini, Bonehardat, Corneliani ed altri molti, compresi quelli che istituirono analisi accurate del sangue e dell'urina dei diabetici, dei quali parleremo in appresso. Il diabete si distinse da alcuno ili insipido od acquoso, e mellito o zuccherino; la maggior parte però considerano solamente quest'ultimo qual vero diabete, e l'insipido viene da essi detto politiria. Questa malattia non è molto frequente, ma bene spesso passa anche inavvertita, e non facendosi attenzione alla quantità ed alla qualità dell'urina envssa, si confonde bene spesso con altre affezioni.
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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