Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
diabete,
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Annunziano il diabete, anoressia, rutti frequenti, stanchezza, aridità delle fauci, sete intensa, ardore al ventricolo ed agli intestini, dolori vaganti ed emissione di urina in quantità eccessiva e molto superiore alla copia della bevanda, quantunque per l'intensità della sete il diabetico beva moltissimo. Frattanto le forze vanno via scemando, il corpo si emacia di giorno in giorno, la lingua è arida e aderente alle fauci o coperta di muco viscido ; la bocca tramanda un fetore insopportabile ; talora alla sete si aggiunge una fame divoratrice, la pelle fassi arida e rugosa, il pol§p è concidente, quantunque si osservi calore febbrile, le estremità sono edematose, l'infermo non può più reggersi in piedi, è colto da sopore, delirio, e muore di marasmo, bene spesso senz'agonia. 11 diabete a prima vista si può confondere colla gastro-enterite, colla tabe dorsale, colla semplice poliuria, provocata da cause accidentali; ma l'analisi dell'urina, che manifesta la presenza di un principio zuccherino, e scarseggia di nrea ed acido urico, servirà a rischiarare la diagnosi.
L'oscurità che regna tuttavia nel determinare la natura delle alterazioni che producono il diabete rende impossibile di dirne con precisione le cause. Fra le predisponenti alcuni scrittori ammettono l'eredità, essendosi talvolta osservati molti casi in una stessa famiglia, la costituzione linfatica, un clima nebbioso, umido e freddo, un nutrimento esclusivamente vegetale e troppo zuccherino, i lavori eccessivi, le emorragie copiose, gli eccessi di venere e di bacco, ed in generale tutte le cause che valgono a sturbare il processo assimilatore e diminuire la forza plastica. Riguardo alla causa prossima, alcuni la riposero nei reni, altri nel ventricolo, altri nel fegato : ma le lesioni riscontrate nei cadaveri non bastano a rischiarare questo punto di patologia, sì per la rarità di tale malattia, e conseguentemente per le poche autossie che praticar si poterono sin qui, come anche per essere il diabete un'affezione di lungo corso, motivo per cui riesce quasi impossibile lo sceverare le lesioni primarie dalle secondarie. Infatti nei cadaveri dei morti di diabete si trovarono talvolta i reni ipertrofici e molto injettati, ora flaccidissimi con vasi dilatati che si lacerano facilmente, ora ridotti in una specie di poltiglia, non presentando più alcun indizio del parenchima preesistente. Baillie osservò le vene renali piene di sangue, ed i due reni zeppi di un umore somigliante al pus; Morgagni e Bonnet riscontrarono pure lesioni profonde di questi visceri: il che confermarono Caventou, Warren e Andrai; altri però videro le ghiandole del mesenterio ostrutte; Mead osservò concrezioni steatomatose nel fegato ; Thénard e Dupuytren videro suppurazione dei polmoni ; altri notò costanti alterazioni nella mucosa del ventricolo, motivo per cui in questo viscere riposero la sede del diabete. Se noi poniamo mente che Dobson, Rollo, Ambrosiani, Mac-Gregor, Muller, Maitland, Guibourt, Bouchardat riscontrarono la presenza dello zucchero nel sangue dei diabetici, sembra non potersi ammettere l'opinione degli autori che vollero riporre la lede di questa malattia nei reni. Se per altra parte si paragonino le lesioni del ventricolo colla gramezza della malattia, si scorge che non vi haNuova Encicl. Itàl. Voi.
corrispondenza fra quelle e questa. Se finalmente si vuol tener conto dell'andamento lentissimo di tale affezione, delle tregue che esso presenta in seguito a questo o a quel metodo di cura, tregue tali che illusero compiutamente molti curanti e fecero loro credere di aver guarito radicalmente tali infermi, mentre essi poscia ricaddero e finirono per morire di questa malattia, noi dobbiamo piuttosto considerare il diabete come un'alterazione chimica vitale, per cui si forma bensì zucchero nell'atto della digestione, ma che trae origine da una condizione universale di tutto l'organismo a noi ignota, donde avviene che il succo gastrico e gli altri umori inservienti alla digestione vengono alterati nella loro composizione, e per conseguenza diventano incapaci di elaborare gli alimenti in modo conveniente. In una parola, noi consideriamo il diabete come una malattia universale, di cui s'ignora compiutamente la causa. Ciò premesso, è chiaro che la terapeutica non può essere fondata sopra alcun principio certo, e che riesce perciò assolutamente empirica. Infatti non v'ha quasi rimedio che non sia stato raccomandato in questa malattia, cominciando dagli evacuanti e dai salassi, e percorrendo tutta la materia medica senza quasi escludere alcun rimedio attivo, e tutti gli autori si vantarono di aver guarito qualche diabetico col loro metodo particolare.
Fra i tanti rimedii proposti contro il diabete, l'oppio è forse quello che valga maggiormente a sospendere i progressi della malattia ed a frenarne i sintomi più imponenti, quali sono la sete e l'eccessiva secrezione di orina, ed è particolare il vedere con quanta facilità l'oppio dato a grandi dosi sia tollerato dai diabetici, senza provocare il più leggiero sintomo di narcotismo, avendolo persino Tom-masini amministrato a 60 grani al giorno. Con tutto ciò dobbiamo conchiudere che l'essenza e il metodo di cura del diabete sono ancora due problemi da risolversi in medicina, a malgrado che siasi già sparsa molta luce su questi punti di patologia e di teorico-pratica.
Si fecero modernamente importanti ricerche chimiche sul diabete. Il così detto zucchero dei diabeti non è altro che il glucosio. L'urina diabetica è assai più densa della normale, poiché il suo peso specifico sale da 1,030 a 1,052 ; ha colore giallo pallido, sapore dolcigno, reazione neutra od alcalina, che diventa acida col tempo, per la trasformazione del glucoso in acido lattico. Per ottenerne il glucoso si concentrano a 60° c. le orine diabetiche a consistenza di denso sciloppo, e si pone la materia concentrata in istufa a 25°; il glucoso cristallizza. Si lava con acqua, si decanta la parte liquida e si fa cristallizzare più volte nell'alcoole bollente. Con dodici cristallizzazioni ripetute Hoppe-Seyler l'ebbe purissimo, più puro di quello che si prepara colla saccarificazione dell'amido, e che perciò si preferisce per determinare il potere rotatorio specifico, il quale fu trovato per le righe di Frauenhofer (rotazione a destra):
G D E B F 42,45 53,45 67,9 71,8 81,3 donde (a) j=53°,5 a destra. Per iscoprire nelle urine il glucoso si adoperano varii mezzi. Bouchardat propose di farne bollire una certa quantità eoaVII. 27
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