Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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diacetina — diaconessaLa teoria delle diacausticlie è intieramente analoga a quella delie catacaustiche o caustiche per reflessione (V. Catacaustica).
Per concepire facilmente la formazione di una caustica per refrazione, consideriamo un fascio di raggi Incidi che cadono sopra di una lente convessa ABCD (fig. 2077). Il raggio di luce che coincides s
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Fig. 2077.
coll'asse della lente o che cade normalmente sulla medesima non soffre alcuna rifrazione e conserva la sua direzione primitiva SAF. I raggi incidenti vicinissimi all'asse, siccome cadono con poca obliquità sulla superficie rifrangente, soffrono piccole e sensibilmente uguali deviazioni, e così s'intersecano tra di loro e coll'asse presso a poco nel medesimo punto F. Ma quelli che cadono a distanze successivamente maggiori dall'asse, e perciò con maggiori e varie obliquità, soffrono di mano in mano maggiori e varie deviazioni, e di mano in mano si vanno intersecando gli uni gli altri in diversi punti F', F", ecc. I complessi di tutte queste intersecazioni, supposte infinitamente vicine, formano rami simmetrici di curve, che cominciano al punto F, nel quale s'intersecano i raggi vicinissimi all'asse, e finiscono rispettivamente sul prolungamento dell'ultimo raggio che attraversa gli orli della lente, e costituiscono intorno al detto asse una superficie curva continua, di cui la figura F'", FF7/ rappresenta una sezione trasversale. Queste curve sono caustiche di rifrazione.
Curve diacaustiche chiamansi quelle che segnano i raggi luminosi che si riuniscono in differenti punti, dopo di avere attraversato un mezzo rifrangente conterminato da superficie cune. Nelle lenti sferiche, per esempio, riunisconsi nello stesso punto solamente quei raggi che non si allontanano molto dall'asse e che hanno 20° o tutt'al più 24° di apertura. Quando le dette curve hanno luogo sulle superficie cune per riflessione diconsi Catacausti-clie (V.). Data la forma della cu natura di un mezzo rifrangente ed il suo potere rifrattivo, si può colle matematiche determinare la cunatura che risulta dall'intersezione dei raggi rifratti. Chi amasse vedere i fenomeni delle diacauBtiche prenda un vaso cilindrico di sostanza opaca, come, per esempio, di piombo, e tolga dall'orlo due liste diametralmente opposte e ciascuna per una lunghezza di 15° a 20° della circonferenza. Chiuda di poi le aperture fatte con foglie di mica o con lastrine di vetro cui ve, affine di avere due porzioni opposte di parete trasparente. Versi quindi dell'acqua nel vaso in modo da riempirlo e lo collochi in maniera che i raggi del sole o di una candela possano entrare per una delle liste trasparenti ; ponga finalmente alla pai-te opposta un cartone bianco oppoitunamente inclinato e che leghi i raggi luminosi. Yedià allora sulcartone una diacaustica di bellissima forma, la quale si può variare cambiando la forma della curvatura della parete trasparente.
Anche i globi ed i vasi conici di vetro riempiuti di acqua dànno diacaustiche ; e se le superficie sono concave, le diacaustiche risultano virtuali, come avviene anche nelle catacaustiche.
DIACETINA {chim.). — Corpo liquido, incoloro, di sapore piccante, che si mescola all'etere, volatile; si rapprende quasi a — 40*.
DIACHILON (farmacol.). — Nome dato a due cerotti od empiastri, detti diachilon semplice e dia-chilon composto ossia gommato. 11 primo si prepara con olio di oliva e litargirio, è manifestamente un sapone a base di ossido di piombo ; di fatto la reazione tra l'olio ed il litargirio succede per la combinazione di questo eoll'acido oleico e margarico dell'olio, e la separazione di glicerina. 11 secondo è il diachilon semplice, cui si aggiunge trementina, cera, resina di pino, colla di pesce, sugo di Scilla, radice d'iside ridotta in polvere, gomma ammoniaco, gomma galbano, bdellio e sagapeno. Tali empiastri sono considerati come risolventi; ma l'ultimo si adopera specialmente come agglutinativo, per riunire le parti e difenderle dall'aria atmosferica.
DIACLASI o DIACLASIA (fi*, e chir.). — In fisica, spezzamento dei raggi luminosi. — In chirurgia, metodo proposto dal francese Maisonneuve per le amputazioni delle membra, in cui si frange l'osse 1 prima di operare la divisione delle parti molli. Non fu accettato nell'arte chirurgica.
DIACLASITE (miner.). — Bisilicato di tipo pirosse-nico, trini et rico, ortorombico, con struttura fogliacea ed amorfa, somigliante alla bronzi te.
DIAC0DI0 (farm.). — Parola derivata da &d, con, e xw^Eia, testa di papavero, colla quale s'indica in farmacia lo sciroppo di papavero sonnifero, che viene perciò chiamato sciroppo diacodio. Le sue proprietà sono analoghe a quelle dell'oppio, ma la sua azione e più mite; però essa non è costante, a cagione dei varii modi con cui si prepara e della diversa qualità delle capsule di papavero che si adoperano, motivo per cui alcuni vi sostituirono lo sciroppo di oppio preparato in modo che ogni oncia di sciroppo contenga due grani di estratto acquoso di tale sostanza. L'azione di quest'ultimo ò di gran lunga più energica, e perciò si deve amministrare in dosi assai minori.
DIAC0L0CINTID0 (farm.). — Elettuario drastico, di cui la coloquintide è la base.
DIACONATO (gerarch. e stor. eccl.). — Cosi chiamasi l'ordine ed il ministero del Diacono (V.).
DIACONESSA (stor. eccl). — Nome che davasi nei primi secoli della Chiesa alle vergini e vedove le quali esercitavano un uffizio poco dissimile da quello dei diaconi. San Paolo nella sua epistola ai Komani (xvi, 1) ne fa menzione; e Plinio il giovane sc'i-vendo a Trajano, gli dà notizia di aver poste alla tortura due diaconesse, ch'egli chiama ministra.
Le diaconesse, consacrate al sei-vizio dell'altare, supplivano ai diaconi in quelle funzioni in cui la decenza non permetteva a questi di esercitare il loro uffizio, come quando si trattava di amministrare alle femmine il battesimo per immersione. Avevano altresì le diaconesse l'incarico della cu*
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