Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
diaframmatico - diagnosi
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immagini, cioè i raggi prodotti da nn residuo di riflessione, come anche i raggi eterogenei dipendenti dalle aberrazioni residue di sfericità e di figura. Per contornare il campo senza ristringerlo, bì colloca il diaframma nel luogo in cui si forma l'immagine, e si dà all'apertura un diametro eguale alla grandezza precisa dell'immagine stessa : poiché, se fosse minore, si ristringerebbe il campo; se maggiore, non riuscirebbe ben netto o contornato.
DIAFRAMMATICO (anat.). — Che appartiene al diaframma; nome dato ad alcuni vasi e nervi che si distribuiscono per questo muscolo. Le arterie che appartengono al diaframma si dividono in sopra-diaframmatiche o diaframmatiche superiori, e sotto-diaframmatiche od inferiori. Le arterie sopra-diaframmati che sono due, cioè una per lato ; nascono dall'arteria mammaria interna, e sono accompagnate da due vene corrispondenti, di cui la destra si apre nella vena mammaria interna, la sinistra nella sotto-claveare. Le arterie sotto-diaframmatiche sono pure due, e nascono, o separate od unite, dall'aorta addominale subito dopo ch'essa è uscita dal diaframma ; esse sono pure accompagnate dalle vene corrispondenti, che ora sono due soltanto, ora tre od anche quattro, e che terminano nella vena cava inferiore, o nelle vene Sovra-epatiche.
I vasi linfatici diaframmatici occupano quasi tutti la faccia superiore del diaframma, e, seguitando il corso della mammaria interna, vanno a terminare dal lato destro nella vena sotto-claveare e giugolare interna, quelli del lato sinistro nel canale toracico.
I nervi diaframmatici o frenici sono pure due, cioè uno per lato, e provengono dall'estremità inferiore del plesso cervicale, formandosi di filamenti che procedono dal secondo, tergo e quarto dei nervi cervicali, ricevendo pure un filamento dal grande ipoglosso e dal ganglio cervicale superiore, e talora due o tre filetti dal plesso brachiale.
DIAFRAMMATOCELE (patol. e veter.). — Ernia dei visceri addominali attraverso al diaframma. È frequente nel bue e più ancora nel cavallo.
DIAFRAMMITE, DIAFRAGMITE, DIAFRAMMITI o DIAFRAGM1TIDE (patol. e terap.). — Infiammazione del diaframma. Questa malattia, detta da alcuni parafrenite, è altrettanto rara quanto difficile a conoscere; imperocché non è tanto facile che le cause atte a provocarla operino sopra questo muscolo di preferenza che sopra le parti nobilissime con cui esso trovasi a contatto. Fra i sintomi principali della diaframmite si annoverarono da alcuni il delirio, il riso sardonico ed il singhiozzo, senza che però essi aver si possano come esclusivi; potendo osservarsi in altre affezioni e mancare nella diaframmite. Gian Pietro Frank annovera fra i segni più frequenti della diaframmite un dolore acutissimo e profondo sotto lo sterno estendentesi ai lombi sotto le due ultime coste, che discende sotto un'ispirazione profonda, sì dietro ogni più lieve sforzo, come in seguito a qualunque compressione, e che si sente più in alto ed è più leggiero durante l'espirazione. Unitamente a questo osservasi ansietà, inquietudine somma, respirazione celere, soffocativa ed interamente toracica, singhiozzo, lebbre intensa, unitamente ai sintomi generali d'in-
fiammazione. La diaframmite è malattia gravissima tanto per la funzione di questo muscolo, quanto perchè si diffonde rapidissimamente alle parti vicine. La sua cura non differisce da quella della pleurite acutissima, ed esige precauzioni grandissime per la convalescenza. La diagnosi tuttavia di questo malore sarà sempre oscura, e non potrassi mai pronunciare con certezza che la malattia curata fosse una vera diaframmite, ove l'infermo risani.
DIAFRAMMODÌMA (patol.). — Dolore al diaframma, reumatismo muscolare del diaframma.
DIAGLIFICA (B. A.). — Voce di derivazione greca (da Sta, per o m, e yXtcpto, scolpisco), la quale indica l'arte d'incidere e lavorare figure d'incavo, e specialmente nei metalli, come sigilli, conii per medaglie , ecc. È di pooo uso nella lingua comune, come quella che non è in bocca degli artisti, e viene soltanto adoperata dagli archeologi. Di quest'arte si è già fatto qualche parola trattando del modo di lavorare i conii (V. Conio), sebbene per adattarsi alle maniere più usitate di parlare non vi si sia né anco fatto cenno di questa voce. Se ne tratterà pure sotto Intaglio (V.).
DIAGNOSI (patol.). — Vocabolo greco (StotYvwT-.;) che significa discernimento, col quale 8'indica la distinzione di uua malattia mediante tutti i mezzi che l'arte possiede. La diagnosi è perciò la parte più importante della medicina, perchè senza di essa l'arte di guarire si riduce ad un cieco empirismo. Per poter istituire una giusta diagnosi richiedonsi per parte del medico : 1° una piena conoscenza di tutte le parti teoriche della medicina e segnatamente dell'anatomia, fisiologia e patologia ; 2° l'abitudine di vedere infermi e di paragonare i fenomeni osservati durante la vita colle lesioni che si riscontrano dopo morte; 3° un animo spregiudicato e non imbevuto di alcun sistema esclusivo : 4° un criterio più che mediocre per saper pesare ben beue le circostanze che possono rischiararla ; 5° un esame metodico dell'infermo in cui nulla si tralasci.
Richiedesi inoltre per parte dell'ammalato o degli astanti: 1° che si svelino al curante tutte le circostanze che influir possono direttamente o indirettamente sul di lui stato di salute, cioè l'età, il sesso, il temperamento, l'idrosincrasia, le abitudini, le circostanze di gravidanza, puerperio, mestruazione, non che tutte le cause che poterono contribuire più o meno a produrre l'infermità; 2° che non gli si celino i riinedii che si praticarono dapprima e gli effetti che se ne ottennero; 3° che si rivelino tutti i patimenti che si soffrono senza esagerarli uè menomarli ; 4* che si dia tempo al curante d'istituire pacatamente il suo esame, senza punto disturbarlo, e che l'infermo non si rifiuti per niente alle domande del medico.
In generale il curante dovrà lasciar esporre all'infermo la storia dei suoi patimenti, quindi fargli le interrogazioni relative allo stato presente ed antecedente di esso; in appresso esplorare con attenzione tutte le cavità, non rigettando e non fidandosi soverchiamente dei segni statigli forniti dalla percussione e dall'ascultazione, e soprattutto badando di non istancare l'infermo con interrogazioni inutili, con ripetizioni o con un esame troppo miuuto. Finalmente, ove si tratti di malattia oscura,
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