Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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dialettica - dialettoAltri rami di questi dialetti, come quelli della Beozia, della Laconia, della Tessaglia, ecc., sono appena conosciuti per alcuni vocaboli, per certe forme particolari, per pochi avanzi di documenti, iscrizioni, ecc.
Si può ammettere come madre di tutti i dialetti un'antica lingua greca primitiva di cui non si possono scoprire e nè anche congetturare certe forme se non coll'ajuto della critica filosofica del linguaggio. Ciascun dialetto rimase più o meno fedele a questa lingua primitiva, dimodoché dovette accadere necessariamente che un dialetto conservasse di quella lingua antica alcuna cosa che a poco a poco si perdette negli altri. Il che dimostra già abbastanza perchè ai grammatici avvenga di trovare dorisnii, «olismi ed anche atticismi nel vecchio ionico di Omero. Per altra parte riguardavansi in generale come appartenenti a un dialetto tutte le forme che gli erano particolarmente familiari, quantunque si incontrassero meno generalmente in altri dialetti. JG questo spiega come si trovino forme doriche negli autori attici, e forme attiche negli autori che scrissero in altri dialetti (V. Attico, Dorico, Eolico, lotico dialetto).
DIALETTICA (in gr. AiaXex-txr;, in lat. Dialcctica) (filos.). — E l'arte del ragionare e la parte pratica della logica, dal verbo StaXe-puat (lat. dissero). Onde Cicerone (vi Acad., c. 28) dice Dialectica veri et falsi quasi disceptatrix et judex. Deve però notarsi che la voce dialettica ha successivamente avuto tre accessioni differenti, che brevemente accenniamo.
I. Zenone di Elea, che comunemente ne vien creduto l'inventore, con tal vocabolo addimandava Vargomentazione in forma dialogistica in cui ei formolava la dottrina delle idee e dell'immobilità, in opposizione a quella del movimento e dell'esperienza sensibile. 1 suoi discepoli, gli stoici, i quali si arrestavano, qual più qual meno, al puro nominalismo, la definivano la scienza del segno e d( Ila cosa significata, e trattavano in essa della parola e del discorso considerato come voce articolata emessa dal pensiero. Per questi filosofi l'analisi degli elementi grammaticali e del linguaggio sembra che costituisse i preliminari o la propedeutica della dialettica.
II. Più tardi Platone chiama con tal nome: 1° il dialogo adoperato come metodo di scientifica investiga zione. Secondo lui, conviene essere due per investigare e discoprire in se stesso le verità eterne. A quel modo che l'occhio dell'uomo non vede sè medesimo che nell'occhio di un altro uomo, così un'anima non può contemplar se stessa che in un'altra anima. Dei due interlocutori, il più illuminato con un'acconcia interrogazione desta nell'intelligenza dell'altro le idee che sembrano esservi assopite. È l'arte di ostetricare lo spirito, la .Mattv-t'.x>i di Socrate — 2° il procedimento logico che ora decompone l'unità nei suoi elementi naturali, ed ora riconduce il molteplice all'unità. Ed anche in questo significato la dialettica è un mezzo per arrivare alla conoscenza delle idee ed alla vera scienza — 3° la scienza delle idee o dell'ente in sè, scienza cui le altre tutte sono una preparazione, che assegna a ciascuna l'uso e lo scopo convenienti, e che nella sua sublimità non appartiene, rigorosamentefavellando, che a Dio. L'uomo può solamente desiderarla e cercarla, e questo potere è la filosofia.
111. Agli occhi di Aristotile, la dialettica scadde dall'alto seggio in che avevala il suo maestio collocata. Il fondatore pel peripateticismo intende per essa, in generale, l'arte di discutere, di trovare ragioni e parole acconcie, vuoi per abbattere la* tesi che s'impugna, vuoi per istabilire quella che si difende. E un metodo che, poggiando su di un'autorità di maggiore o minor peso, serve a far prova dell'altrui sapere, nè oltrepassa l'opinione e la probabilità (7T£!(iaaTtx^, Trpòq 8ó!-av); mentrecchè la filosofia incede con passi sicuri verso la certezza e la scienza, poggiata sui principii che le sono proprii (yvw^tcTix*,, 7rpò; àX'/jOttav). Alla dialettica peripatetica riferisconsi i Topici e le Confutazioni dei sofisti, trattati in gran parte originali, siccome ne assicura l'autor loro, e che gli danno facoltà di arrogarsi l'invenzione dell'arte alla quale sono consecrati (Topic., 1. vili, c. 3; llf. Soph., 1. ii, c. 8). La dialettica era dunque per Aristotile una parte di quella scienza che fu dipoi addimandata logica.
Dopo lui, all'eccezione dei commentatori ed interpreti greci, i quali, niuno quasi eccettuato, seguono fidi le dottrine del maestro (V. Zabarella, Opera logica), la maggior parte dei filosofi, non esclusi i peripatetici, confondono la parte col tutto, e la dialettica e la logica diventano per essi sinonimi. Dopo Bacone e Descartes il nome di logica esprime l'essenza della scienza che si propone la ricerca del vero e dei mezzi per fuggir l'errore; ed il nome di dialettica è stato quasi al tutto obliato.
Quanto all'applicazione della dialettica, rimandiamo il lettore all'articolo Logica; e quanto ai sistemi moderni di dialettica, si potranno consultare gli articoli Fichte, Hegel, Kant, Leibniz, Schelling e Schlegel.
Per conoscere il valore storico della parola dialettica, il lettore consulterà con frutto i Topici e la Confutazione dei Sofisti di Aristotile — Franck, Esquisse d'une histoire de la logique (Parigi 1838) — Bart. Saint-Hilaire, De la logique d'Aristote —• Facciolati, Logica peripatetica.
DIALETTO (filol. e stor.). — Altro non è, universalmente parlando, che una proprietà o differenza di un linguaggio, non già da tutti che lo parlano, ma da alcuni usitata; e per una di queste cagioni è costituito, o perchè tutto un vocabolo si muta, o perchè se ne altera una parte, o perchè se ne varia la pronunzia, o perchè tra loro diversamente le parole si accoppiano. I Greci parlarono moltissimi dialetti e quattro ne scrissero (V. Dialetti greci), oltre la lingua che poi dissero comune per essersi finalmente convenuti di scrivere in essa i più colti scrittol i (V. Greca lingua). Ma i dialetti precedono cronologicamente la lingua. L'Italia ebbe molti e svariati dialetti prima di avere una lingua latina: ed a questa i dialetti sopravvissero, ed hanno tuttavia riscontro nei provinciali e regionali dialetti innestati nella lingua italiana.
La lingua scritta d'una nazione, al dire del < a-stelvetro, fu trovamento dei grammatici per poter insegnare la parlata: e disse bene; perciocché, vigorosamente parlando, essa non fu mai parlata da alcuna gente; e Dante molto prima del Castel vetro
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