Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
444 dialicarpello -- dialisidopo la peste eli G. B. Valentino; e YEneide in ottava rima napoletana di Giancola Sitillo, anagramma di Nicola Stigliola, gesuita, che lasciò molte liriche in quel dialetto spiranti venustà e lepore.
La Calabria ebbe alcuni canti del Tasso voltati da un anonimo nel suo dialetto.
In norcino G.B. Lalli voltò graziosamente le prime ottave del suo poema intitolato il Tito.
Padova nel suo rustico dialetto ebbe parecchi poeti, tra i quali si distinsero un Bava, un Maganza, un Rustichelli e un Bertevello dalle Brentelle.
In dialetto perugino si conservano manoscritti alcuni canti del Tasso voltati da Cesare Patrizi.
Nel volgare romano Gio. Camillo Peresio scrisse Jl Maggio romanzesco in ottava rima, e 11 Meo Patacca, altro poema, fu pubblicato da Giuseppe Berneri.
In Siena gl'Insipidi e i Rozzi scrissero in quel dialetto gran numero di farse; e nei primi anni del secolo xvin Silvio Fortiguerri diede in luce una commedia intitolata La Filippa.
Venezia ebbe molti valenti scrittori nel suo dolcissimo dialetto nei secoli xvi e xvir, fra' quali giova ricordare Andrea Calmo, autore di Rime pescatorie e d'altre ; un Maganza e un Magano, scrittori di canzoni; un Angelo Ingegneri, un Maffeo Veniero, che scrisse rime in veneziano, libere anzi che no, e rese celebri troppo e ricercate per bellezze incomparabili; un Gnesio Basapopi, rimatore; un Dario Varotari, scrittore di satire: un Businello, che lasciò molte rime; un Marco Boschini, autore della Carta del navigar pitoresco; e finalmente un Tommaso Mondin!, che vi lasciò II Goffredo del Tasso canta alla barcarola.
Verona poi vide nel suo volgare le Bizzarrie di Lorenzo Attinuzzi, che sono poesie di varia maniera.
Nel volgare siciliano scrisse versi spiritosissimi Antonio Viniziani, che lasciò manoscritte molte poesie vedute dal Quadrio; scrissero pure Michele Maraschino e molti altri, le cui rime si pubblicarono col titolo Le Muse siciliane ; G. B. del Giudice, che pubblicò il Battilo, poema bucolico in siciliano; Simone di Rau e Requesens. autore di due Canzonieri, l'uno in toscana favella, l'altro in volgare siciliano molto stimato; e finalmente Michele Romeo, gesuita, che pubblicò La Lira a due corde, sonetti e canzoni siciliane che corrono sotto nome di Melchiorre Lomè.
Anche i dialetti della Sardegna furono coltivati con amore, e sono celebri nel dialetto logudorese le poesie di Girolamo Araolla e del P. Cubeddu, nel gallurese quelle di D. Gavino Pcs e di D. Salvatore Sanna, e finalmente nel cagliaritano le Rime spirituali di Elisio Pintor, per citare alcuni dei principali, giacche sarebbe cosa troppo lunga il voler toccare di tutti i poeti sardi di qualche nome.
Il tempo che abbiamo rapidamente percorso fu il più fecondo in questo genere di scritture ; e questo gusto se s'allentò, non si spense dappoi. In veneziano scrissero egregiamente, per dire solo dei più rinomati, un Baffo, che disonorò la sua musa con oscenità inescusabili, non che un Gritti, un Lamberti, ed ultimamente un Burati, che avrebbe fama più pura se avesse sempre saputo guardarsi dal lezzo in cui era caduto il Baffo. Molti begli spiriti scris-
sero graziosissimamente in bolognese. Milanovanta quattro poeti vernacoli eminenti nel Tanzi, nel Balestrieri, nel Porta, che è superiore ad ogni altro, e nel Grossi, cui s'aggiunsero poscia il Raiberti ed il Ventura. Genova si compiace assai del Lunario, del Regina e di parecchi rimatori in quel volgare. Piacionsi i Piemo itesi delle poesie d'un Isler, d'un Silvio Balbis, d'un Edoardo Calvo e di Brofferio. La Sicilia ammira le poesie del Meli ; Napoli quelle del Genoino e d'altri, e molte canzonette napoletane furono poste in musica e sono ammirate da chi le intende.
Chi vuole poetare in vernacolo deve possedere perfettamente il dialetto in cui scrive e gl'idiotismi ed i modi più singolari per farne uso a tempo e luogo. Il genere che a ciò più si presta è naturalmente burlesco, che ammette sali, facezie e motti arguti, nel che molto si distinguono sopra gli altri i Bolognesi ed i Veneziani.
Vedi Biondelli, Saggio sui dialetti gallo-italici, e l'articolo Italiani dialetti.
DIALICARPELLO (
DIALISEPALO (bot.). — Calice di cui i sepali non sono saldati fra loro nei margini: per esempio il papavero, il fiore del tiglio.
DIALISI (chini.). — Tommaso Graham distinse i corpi in due grandi classi, secondo la prontao lenta loro diffusione in un liquido. Tutti i corpi hanno differente diffusibilità ; ma molto segnalata è quella che si fa tra corpi cristallizzabili e non cristallizzabili o difficilmente cristallizzabili; e Graham dimandò cristalloidi i corpi facilmente diffusibili ; gli altri colloidi. 1 primi sono qualificati dal formare generalmente una soluzione senza vischiosità; sono sempre dotati di sapore ed hanno molta tendenza a diffondersi attraverso membrane e diaframmi porosi. I corpi colloidi invece sono specificati dalla poca tendenza a cristallizzare e dalla notevole lentezza con cui si diffondono ; di più, ridotti allo stato di purezza, non hanno sapore o sono quasi insipidi ; tali sono la gomma, l'amido, la destrina, il tannino, la gelatina, l'albumina, il calamele. I corpi colloidi s'incontrano più frequentemente fra i costituenti del regno organico, ma non sono esclusivi di questo. Il regno minerale presenta molti esempi di tali corpi, ossia di modificazioni di corpi nello stato colloidale. Secondo Graham, il colloide ed il cristalloide sarebbero due stati o condizioni del corpo ; il cristalloide ne costituirebbe la condizione statica, il colloide la dinamica, con tendenza costante in questo di avvicinai si gradatamente alla forma di quello. Il fatto già noto e verificato dall'autore, che la diffusibilità dei cristalloidi non viene contrariata dalla presenza di un mezzo colloidale, mentre questo è impermeabile alle sostanze colloidi, gli suggerì di applicare il diaframma colloidale alla separazione delle sostanze appartenenti alle due classi mentovate. Questo metodo di separazione per diffusione, attraverso un diaframma di materia colloidale, è ciò che il G i alia ni chiamò dialisi (Graham, Journ. of the Chini. Sue., e Annales de Chini, et de Phys., t. lw, 3* serie, pag. 129), da lui applicata principalmente alla ricerca e separazione dei veleni ed alla preparazioue delle sostanze colloidi in istato di purezza.
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