Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
dianico acido — dianto
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denticolate ai margini ed alla carina ; fiori di mediocre grandezza, d'un bel colore turchino, cogli stami gialli.
Questa pianta, originaria della Nuova Olanda, viene spesso educata nei giardini d'ornamento, in tepidario; i suoi fiori si succedono da marzo fino a giugno ; si moltiplica per talee. La sua radice è odorosa.
DIANICO ACIDO [chim). — Kobell diede questo nome all'ossido di un supposto nuovo metallo, il dianio, che ottenne dalla tantalite di Tammeln in Finlandia e dalla samarskite dell'Ilmengerbirg.
DIANIO od ARTEMISIO (lat. Dianium, Artemia ium, gr. Aiaviov, 'ApTtjxwtov) (geogr. ant.). — I due seguenti luoghi vengono notati dai geografi antichi con tal nome :
1° Un alto promontorio sulla costa E. della Spagna Tarraconense, detto cosi per un tempio di Diana, in greco Artemide, che sorgeva sopra esso, ed aveva nelle sue vicinanze una città dello stesso nome. Strabone asserisce che tra il fiume Sucrone (odierno Jucar) e Cartagine Nuova (oggidì Cartagena) e non lunge dal fiume eranvi tre piccole città fondate dai Massalioti o Marsigliesi antichi ; fra queste la più celebre era Emeroscopeo (Hemeroscopeion, tù 'HjxEpoffxoTttìov, specola diurna), avendo sull'adiacente promontorio un pregiatissimo tempio della Diana Efesia, che il famoso Sertorio converti, nell'83 avanti Cristo, in quartiere navale, essendo il suo sito una fortezza naturale, atto a diventare stazione di pirati, e visibile in mare a grande distanza. Nelle sue vicinanze vi sono eccellenti miniere di ferro, e le isolette di Planesia (ora Isola Plana) e Plumbaria; ed in alto vedesi un lago marino, che ha 72 chilometri di circonferenza (Strab., in, p. 159; Cic., in Verr., il, 1 ; v, 37 ; Steph. B., 5. v. 'Haepoffxoicetov, ed Avien., Ora Marit., 476). Plinio nomina il popolo di Dianio o i Dianensi (Dianenses) tra le città stipendiane (eivitates stipendiariee) o soggette ad un determinato tributo pecuniario, a differenza delle altre che si dicevano vectigales, perchè non pagavano che un tanto, per esempio, un decimo, un ventesimo della rendita de' fondi, dei bestiami o delle gabelle, e li dice appartenere al convento di Cartagine Nuova (Plin., in, 3, s. 4) ; se ne conservano ancora alcune medaglie (Sestini, ]>. 154). Sembrerebbe da queste notizie che i Marsigliesi avessero scelto dapprima l'eccelso promontorio come vedetta o specola, giusta il significato del primitivo suo nome ^uepoDiana, che vi eressero, e che questo secondo nome fu poi trasferito ad una città che crebbe e si dilatò accanto al tempio. All'età di Avieno, scrittore di opere geografiche in versi, fra cui la già citata Ora maritima in jambici trimetri, e la Deseriptio orbis terree in esametri, fiorente nella seconda metà del secolo iv di Cristo, non esistevano più nè la città, nè il tempio, ma conservasene tuttora il nome in Denia, detta eziandio Artemus, città che giace un po' al N. 0. del triplice promontorio, che chiamasi C. S. Martino, ed è la punta principale di terra sulla costa E. della Spagna. 11 lago poi di cui parla Strabone supponesi da parecchi essere quello di Albufera di Valencia, alN. del fiume Jucar (Ukert, voi. il, pt. i, p. 404) ; ed avuto riguardo alle miniere di ferro, ricordate da Strabone, il geografo Pomponio Mela dà al promontorio la denominazione di Ferraria (il, 6, 7).
2° Il secondo Dianio degli antichi è l'odierna Giannuti, piccola isola all'altura della spiaggia dell'Etruria, propriamente rimpetto al monte Argentario (Mons Argentarius) o promontorio di Cosa, distante 13 chilom. dal punto più vicino del continente, e 15 dalla prossima isola Igilio (Igilium, oggidì Giglio). Plinio la dice Dianium, soggiungendo quam Artemisiam Grceci dixere, ed è certamente quella stessa che da Stefano viene chiamata Arte-mita ( 'ApTE(juTArtemita, isola tirrenica, Steph., s. v., ma avrà voluto dire 'ApTeixwtov). Ciascuno poi di leggieri si accorge che l'odierno Giannuti è la corruzione del latino Dianium (Plin., ni, 6, s. 12; Mela, ii, 7, § 19).
DIANO (geogr.). — Parecchi luoghi portano questo nome in Italia: oltre ai piccoli comuni di Diano Arentino, di Diano Borello, di Diano San Pietro, di Diano Calderina, di Diano Castello, tutti nella Provincia e nel circondario di Porto Maurizio, questa regione ligure contiene ancora Diano Marina, con 2164 abitanti. Vi ha poi Diano d'Alba, con 1910 abitanti, nella provincia di Cuneo, circondario di Alba. Il più grosso degli antichi Diano chiamasi oggi Teggiano (V.), ed appartiene alla provincia di Salerno, circondario di Sala Consilina.
DIANTINA (chim. tecn.). — Nome dato da Scotìi ad una sostanza atta a tingerò in varie gradazioni di rosso i tessuti di lana, seta e cotone, e la quale si precipita da una soluzione alcalina di 4 parti di naftalina in 100 parti di acido solforico scaldato a 180°, della densità di 1,75, con traccie di acido solfonaftalico.
DIANTO (Dianthus) (hot. e orticolt.). — Genere di piante appartenente alla decandria diginia del sistema sessuale, alla famiglia delle cariofillee, tribù delle silenee. I caratteri di questo genere sono: calice tubuloso a cinque denti, munito alla sua base di due o di quattro squame opposte, embriciate; cinque petali coll'unghia assai lunga ; dieci stami; due stili; cassula a una sola loggia; semi compressi, apicolati, peltati, concavi e carinati anteriormente, convessi posteriormente ; embrione quasi rettilineo.
Questo genere comprende oltre a cento specie, indigene la maggior parte dell'Europa e dell'Asia temperata, e che sono erbe perenni, o bienni, raramente suffrutici, a foglie per lo più lineari, le radicali fascicolate ; fiori disposti a pannocchia od a corimbo od a capolino, o sub-solitarii ; petali bianchi o rosei o porporini, spesso discolori.
Le numerose specie di dianto furono distribuite in sezioni e sotto-sezioni, tanto dall'essere i loro fiori aggregati o sparsi o solitarii, la lamina dei petali diversamente frastagliata, i fusti fruticanti od erbacei, quanto dalla forma diversa delle brattee ; e ciò ad oggetto di renderne più facile la determinazione, la quale cionnullameno riesce tuttora assai ardua, onde a ragione osserva Bertoloni, nel regno di Flora nulla esservi di più vago e di più comune che la rosa e il dianto, e nulla che presenti tanta difficoltà nella distinzione delle specie
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