Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      piantoquanto questi due generi. Noi descriveremo soltanto quelle che vengono coltivate per ornamento.
      Dianto della Cina (dianthus sinensis L.). — Pianta affatto glabra, alquanto glauca ; fusto ramoso ; foglie lineari-lauceolate, le superiori lineari; fiori solitarii o geminati; squame calicine lineari, fogliacee, patenti, alquanto più brevi del tubo del calice ; denti del calice lanceolato-acuminati ; petali dentati, quasi inodori, di colore bianco o rosso o porporino o screziato. Questa specie, nativa della Cina, è generalmente coltivata nei giardini; fiorisce dal mese di giugno sino al tardo autunno ; benché possa vivere due anni e più, massime nei terreni asciutti e ad un'esposizione difesa dal gelo, generalmente non sussiste oltre un anno. I giardinieri piemontesi danno a questa specie il nome di mignardise, che suole dai Francesi applicarsi al dianto piumoso.
      Dianto superbo (dianthus superbus L.). — Dalla sua radice sorgono parecchi fusti alti 3 decim. al più, ascendenti, rigidi, ramificati superiormente, moltiflori; foglie d'un verde ameno, quasi piane, lanceolate o lanceolato-lineari, alquanto scabre ai margini ; fiori sub-fastigiati, da tre a quindici ; squame calicine ovate, mucronate, tre o quattro volte più brevi del calice ; petali divisi oltre la metà in lacinie strette, bi- o trifide, leggermente barbati alla fauce, di colore bianco o carneo o roseo o porporino. Questa bellissima specie nasce nelle selve e nei prati ombrosi de'monti di quasi tutta l'Europa; viene spesso coltivata nei giardini, dove fiorisce da lugl'o sino ad ottobre ; i suoi fiori, che esalano un odore soavissimo, formano grandi pannocchie ; si semina annualmente in terra leggera e fresca.
      Dianto piumoso (dianthus plumarius L. ; dianthus hortensis Sehrad.: dianthus moschatus Desf.). — Specie perenne, glauca ; fusti 11011 fioriferi deeuui-benti, radicanti, ramosissimi ; fusti fioriferi ascendenti, alti da 15 a 25 centim. ; foglie lineari lesini-formi o lineari-lauceolate, scabre ai margini, le radicali glabre, lineari, lunghissime, folte : squame calicine sub-ovate, brevissime, mucronulate ; fiori da due a tre alla sommità dei fusti ; petali divisi sino alla metà e più, in lacinie strette, acute, spesso bi- o tri-fide, ordinariamente barbati, odorosissimi. Questa specie, detta volgarmente dai Francesi mignardise, vuoisi originaria dell'Ungheria, della Tran-silvania, della Svizzera, delle Alpi del Piemonte, ecc., lo che viene da parecchi botanici negato o posto in dubbio; tuttavia essa è da gran tempo coltivata nei giardini in piena terra, dove forma folti cespugli, variando moltissimo pel colore de' suoi fiori semplici o doppii, bianchi o rosei o porporini, fra le quali varietà due sono particolarmente apprezzate, cioè l'una (mignardise couronnée) di colore porporino carico nella circonferenza della corolla; l'altra (dianthus moschatus) a fiore bianco, stradoppio, odorosissimo ; vuoisi inoltre distinguere una varietà a foglie minori e coi petali quasi indivisi.
      Il dianto piumoso si moltiplica per semi, e principalmente per separazione dei piedi. Quando le ajuole sono divenute troppo fitte, lo che succede fra due o tre anni, in principio di primavera si estraggono di terra le piante, si separano e si trapiantano .subito; anzi ciascun ramo che si corichi in terra può ^mettere ì adici senza previa incisione. Con questometodo si conservano le belle varietà, mentre colla seminatura se ne possono ottenere di nuovè.
      Dianto glauco (dianthus ccesius Smith). — Fusti non fioriferi procumbenti, ramosissimi, radicanti ; fusti fioriferi eretti, alti da 8 a 15 centim., sub-uni-fiori; foglie lineari-lauceolate, alquanto ottuse, suberette, scabre ai margini ; squame calicine sub-rotonde, quattro volte più brevi del calice ; unghie dei petali molto più lunghe del tubo del calice ; lamine inciso-dentate, barbate. Questa specie nasce nei luoghi montuosi sassosi dell'Inghilterra, della Germania, del Jura, ecc. ; trovasi spesso nei giardini una varietà a fiore doppio, assai grosso, costantemente di colore rosso carico, odorosissimo, che dicesi dai Francesi oeillet de mai.
      Dianto comune o garofano (dianthus caryophyUus L.). — La radice, semilegnosa, produce molti fusti ascendenti, ramosi, deboli, nodosi, glauchi del pari che le foglie; foglielineari-lesiniformi,caualicolate; squame calicine quaterne, brevissime, ovate, submucronate ; petali larghissimi, imberbi. Questa specie, detta dai Francesi oeillet (dall'essere spesso la fauce della sua corolla di colore più carico che il lembo, per modo che in certa guisa rassomiglia ad un occhio) o oeillet giroflé, è originaria della Francia meridionale, e, dopo la rosa, tiene il primato nei giardini di tutta l'Europa, in grazia della bellezza della forma, del vivace colorito e del soave olezzo de' suoi fiori. Per questi pregi sembra che gli antichi abbiano dovuto conoscere il garofano e coltivarlo ; però non se ne trova menzione veruna nei loro scritti, ed il nome stesso di dianto (composto da due parole greche, significanti fiori di Giove) è stato inventato da Linneo. Venne primieramente indicato nel secolo xv sotto il nome di tunicus flos o di tu nica, per allusione al lungo calice che, a guisa di guaina o di tonaca, custodisce i petali e gli organi sessuali ; e successivamente fu chiamato ocellus bar-baricus, cioè occhiello di Barberia, in grazia forse di qualche bella varietà proveniente dall'Africa; e, a dir vero, sebbene noi, seguendo l'opinione di celebri botanici, abbiamo asserito essere questa specie originaria della Francia meridionale, e taluni la dicano spontanea anche in Inghilterra, in Italia, e particolarmente nelle Alpi, siffatta provenienza non sembra tuttavia bastantemente avverata ; anzi lo stesso De Candolle dubita che il dianto silvestre (dianthus sylvcslris Jacq.), assai comune nella Francia meridionale, nel Piemonte, ecc., sia il tipo del dianto garofano.
      Questo deve il suo nome specifico all'odore che esalano i suoi fiori, analogo a quello delle bocce di garofano (caryophyUus aromaticus L.). Questi fiori hanno sapore dolcigno, mucilaginoso, alquanto amaro e stittico, e furono un tempo tenuti in grau pregio dai medici sotto il nome di fiori di tunica, qual rimedio cefalico, cordiale, astringente ; e perciò adoperati contro le vertigini, l'apoplessia, l'epiless:a, la sincope, la palpitazione del cuore, le febbri maligne e pestilenziali, ecc. La varietà adoperata è il garofano granatino, siccome maggiormente odorosa, e con cui altre volte preparavausi un'essenza, un'acqua distillata, un aceto, uno sciroppo, una conserva, un'infusione, ecc., le quali preparazioni tutte sono, a ragione o.no, andate in disuso (V. Garofano),
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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