Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DIAVOLO (CADENZA DEL)
      — DIAVOLO (PONTE DEL)
      pure apparisce negli Evangelii, nel ben noto squarcio (Matt., xvi, 23), ove il Salvatore volgendosi a san Pietro dice: • Mettiti dietro a me, Satana ». I libri delle Cronache e di Zaccaria sono indubbiamente fra i più recenti della Bibbia; e benché la data di Giobbe sia controversa, si può anche ritenere pertinente ad un periodo assai inoltrato della storia della rivelazione. Nella primitiva letteratura profetica degli Ebrei non vi è cenno di uno spirito del male in guerra con Jeova, supremo ed unico signore in cielo, in terra e sotterra. La connessione di Satana col serpente nel giardino dell'Eden nel Genesi (ili, 1-7) è una illazione delle successive opinioni dogmatiche.
      Secondo la moderna critica, il concetto del Diavolo, come angelo caduto, come spirito maligno, sorse nelle credenze degli Ebrei dalle loro relazioni coi Persiani nel periodo del loro esiglio. Nella mitologia persiana od iranica riconoscevasi un personale potere del Male : la religione iranica divideva l'impero dell'universo fra due opposte ed autonome divinità, l'una buona (Ormuzd od Ahuramazda),l'altra cattiva (Ahriman od Auramainyn), entrambe eguali in potenza, ed entrambe sovrane. L'uomo dee scegliere fra esse ; non può servire ad entrambe. Con questo sistema dualistico vennero in contatto gli Ebrei durante la loro cattività di Babilonia, e ne tolsero il concetto di un ente malefico avversario di Dio (V. Cox, Aryan Mitkology, n, 356).
      Il procedimento evolutivo col quale la mente ebrea elaborò questo concetto, fu senza dubbio graduale. Il libro della Sapienza, prodotto del pensiero ebreo-alessandrino nel secondo secolo prima di Cristo, che parla del demonio il quale « introdusse per invidia il male nel mondo » (ii, 24), rappresenta uno stadio intermediario di questa evoluzione; ed i libri apocrifi di Enoch e di Esdra indicano stadii successivi. Un altro passo in questa via è segnalato dal riconoscimento di un cattivo spirito sotto il nome di Asmo-deo nel libro di Tobia (150 anni av. Cristo).
      Ma nella demonologia cristiana il Diavolo si foggiò assai diverso da quello presentato dalla demonologia zoroastrica od iranica. Il Diavolo degli Evangelii non è punto coevo a Dio, nè cocreatore dell'uomo. Nel sistema persiano la guerra fra le due deità è guerra ad armi uguali ; mentre il Diavolo cristiano, per quanto potente, è un essere inferiore e subordinato.
      L'idea del Diavolo fu accolta come un elemento cardinale nella cristiana teologia, acquistando per un lungo tratto di tempo una forza man mano maggiore. Essa ha una parte immensa negli scritti dei Padri del secondo e del terzo secolo. Il sistema imperiale romano e tutto ciò che si opponeva ai progressi del cristianesimo fu immedesimato col regno del demonio. Satana fu proclamato il principe di questo mondo, e divenne quasi il rivale e la caricatura di Dio. Satana, dice Tertulliano, è la scimmia di Dio. Egli cadde per orgoglio e per invidia del divino potere (Ireneo, Adv. H(er., iv, 40). Egli è l'autore di tutte le eresie (Cipriano, De imitate Eccl).
      Durante il medio evo l'idea del Diavolo diventa assolutamente dominante ; i santi si credevano costantemente in lotta secolui. La superstizione non andò che assai lentamente dileguandosi nel secolo xve nel xvn. Lutero ebbe l'incessante convinzione di essere in guerra con lo spirito maligno: nel suo studio, nel letto, nella sua cella, il Diavolo lo insidiava senza posa.
      Questo realismo nella credenza di un malefico spirito non decadde se non al sorgere di una tempra razionalistica nel pensiero europeo durante il se* colo xvm. Nelle classi eulte della società il senso del soprannaturale si affievolì in tutte le direzioni, e specialmente in quella di una potenza arbitraria impellente l'uomo al male. Nelle plebi però questo concetto serba ancora una parte della sua antica influenza, e il Diavolo non può dirsi finora, come lo chiama il signor Reville, una Maestà caduta (V. Demoni e Demonologia).
      DIAVOLO (cadenza del) (scienz. mws.).— È un trillo straordinario che generalmente si pratica soltanto sul violino. Si eseguisce battendo col dito mignolo sopra una nota tenuta dall'amiulare, mentre le due prime dita eseguiscono differenti note sulla corda vicina. La sua estrema difficoltà, per cui fu detta cadenza del diavolo, proviene dalla differenza dei movimenti cui assoggetta tutte le dita della stessa mano. Se ne attribuisce l'invenzione a Tartini.
      DIAVOLO (muro del) (archeol). — Questo muro, ch'è nell'Allemagna merid:onale, era originariamente una fossa romana con palizzata di dietro, cui sotto l'imperatore Probo si aggiunse un muro munito di torri. Serviva a difendere gli stabilimenti romani sulla sponda sinistra del Danubio e sulla destra del Reno contra le scorrerie delle tribù teutoniche ed altre settentrionali, e si estendeva per più di 600 chilometri, attraversando valli e montagne. Al presente non se ne incontrano più avanzi se non da Abensberg in Baviera sino a Colonia sul Reno. Talvolta essi formano strade e sentieri elevati attraverso a boschi, talvolta vi crescono sopra altissime querce, e talvolta servono di fondamenta ad edifizii.
      A. Buchner ha dimostrato nel suo Viaggio lungo il muro del diavolo (Ratisbona 1821, con carta) che fu lavoro di circa due secoli, cominciato ai tempi di Adriano, dapprima qual semplice alzata di terra, rivestita in appresso di solida pietra della larghezza di lm,5 ad lm,8. Buchner ne seguì le tracce per due estati. Egli segna pure il corso della strada romana ch'eragli dietro, e dà ad un tempo la direzione del canale con cui Carlo Magno intendeva di unire il Danubio e il Reno, e del quale null'altro avanza che una fossa asciutta, detta Fossa Carolina.
      DIAVOLO (Ponte del) (costruz.). — Venendo da Fliielen (paesello di 600 anime alle sponde del lago dei Quattro Cantoni) a Magadiuo, presso il Lago Maggiore, una delle tre strade principali per tran-s'tare dalla Svizzera in Italia, dopo aver passato il piccolo villaggio di Gorchitien, noi ci troviamo fra immense rocce dirupate e assoprellate, ai cui piedi si precipita fragorosa la Reuss, sulla quale da antico fu gettato un ponte, che sorti l'orribil nomignolo di Ponte del Diavolo. Nè ciò perchè se ne credesse architetto Vantico avversare, siccome narra la leggenda per altri ponti: ma perchè, avendo voluto demolirlo, protetto dal santo, si rimase scornato. Codesto vecchio ponte dicesi murato da Giraldo abate d'Einsie-deln il 1118; la corda misura 22 metri con 8 decimetri, ed è superiore allo strato acquoso di oltre a
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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