Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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mani) compongono questo libro, unico nel suo genere, soprabbondante di note, in cui molto v'ha da imparare nonostante la sua prolissità. Nel 1818 Dibdin, accompagnato dal valente disegnatore Giorgio Lessis, intraprese, a spese di lord Spencer, di cui arricchì in quest'occasione la biblioteca di preziosi manoscritti e stampe antiche, un viaggio lungo la Francia e TAllemagna meridionale, stampandone poi la relazione, condotta con molto lustro artistico e tipografico, sotto il titolo di : A biographical an-tiquarian and picturesque tour in France and Germany (Londra 1821, 3 voi.). Licquet, che aveva tradotta, rettificandola in molti punti, quest'opera (Parigi 1821), del pari che Crapelet ed altri critici, furono violentemente assaliti da Dibdin nella seconda edizione di essa (Londra 1^29); ma è innegabile però che l'autore ha lavorato senza criterio e spesso senza gusto, e che le sue relazioni bibliografiche non sono sempre nuove nè attendibili. Nel 1836) intraprese un viaggio consimile nel nord dell'Inghilterra e in una parte della Scozia, del quale pubblicò poi i risultati sotto il titolo : A bibliogra-pkical antiquarian and picturesque tour in the northern countries of England and Scotl ind (Londra 1838). Dibdin fu nominato da ultimo regio cappellano, ed ebbe la prebenda di Santa Maria ; ma, nonostante i suoi larghi introiti, la numerosa famiglia e le ingenti spese cagionate dalle sue pubblicazioni fecero sì ch'ei vivesse pressoché del continuo in istrettezze. Egli fu anche dei fondatori e segretario di Roxburg-Club, convegno dei bibliofili, e nelle sue Berniniscences of a literary life (Londra 1836) ci ha lasciato molte importanti notizie sulle condizioni letterarie dell'Inghilterra.
Vedi Westminster lieview (voi. in) — Quarterly Revietc (voi. xxxu).
DIBUTADE (biogr.). — Di Sicione, celebre inventore dell'arte di modellare in rilievo, scoperta a caso, congiuntamente alla sua figlia, in Corinto. La tradizione riferisce che la figlia delineò il profilo del volto del proprio amante, secondo l'ombra riflessa sulla parete, e che il padre empì di creta il disegno e fece per tal modo un volto in rilievo, cui indurò di poi col fuoco. Quest'opera fu preservata nel Ninfeo fino alla distruzione di Corinto per Mummio (Plin., H. N., xxxv, 12, s. 43). Plinio aggiunge che Dibutade inventò il colorire delle opere plastiche, aggiungendo ad esse un color rosso (dalle opere esistenti in questa specie par fosse arena rossa), o modellandole di creta rossa, e inoltre che egli fa il primo che facesse maschere alle estremità delle grondaje, da principio in basso rilievo (prò-typa), e di poi in alto rilievo (ecfypa). Da ultimo Plinio soggiunge : Hinc et fastigia tempio rum orta, vale a dire le figure di terra cotta, che voglionsi inventate da Dibutade, furono adoperate ad ornare i frontoni dei tempii.
DICASTE (£txo«roi<;) (archeol.). — Nel suo più ampio significato la parola dicaste vuol dire giudice; ma dai Greci denotavasi con questo nome più particolarmente l'uffiziale attico del periodo democratico, che insieme co' suoi colleghi era per le costituzioni dotato della facoltà d'istituire esame e pronunziar sentenza sopra tutte le cause e quist'oni che le leggi e i costumi del paese dichiaravano capacid'investigazione giudiciale. Per poter essere eletto dicaste richiedevasi che la persona fosse cittadino libero, godesse di tutta la sua franchigia, e non fosse al dissotto dell'età di trent'anni; e di siffatte persone sceglievansene a sorte seimila pel servizio di ogni anno. Quanto al modo con cui facevasene la nomina, non sappiamo altro se non ch'essa aveva luogo ogni anno per opera dei nove arconti e del loro segretario (scriba) ; che ciascuno di questi dieci personaggi traeva a sorte il nome di seicento persone della tribù ad esso assegnata: che l'intero numero scelto in tal modo dividevasi di nuovo a sorte in dieci sezioni di 500 ciascuna, oltre ad una soprannumeraria composta di mille persone, con cui supplire, occorrendo, alle mancanze delle sezioni dei 500. A ciascuna delle dieci sezioni appropria-vasi, qual segno distintivo, una delle prime dieci lettere dell'alfabeto ; e a ciascun dicaste si dava, come certificato della sua nomina, una tavoletta segnata della lettera della sezione e del nome dell'individuo. Prima di passare all'esercizio delle sue funzioni il dicaste doveva prendere il giuramento uffiziale, che ne'primi tempi si faceva in un luogo chiamato Ardetto al di fuori della città, sulle sponde dell'Ilisso, ma di poi in altro luogo del quale non abbiamo notizia. Fatto il giuramento, alle varie sezioni dei dicasti assegnavansi i tribunali nei quali avevano da sedere ; dopo il quale assegnamento ogni dicaste riceveva un bastone su cui era dipinta la lettela e il colore del tribunale a lui fissato, e che sei-viva come il biglietto d'ingresso. Nel tribunale riceveva la polizza colla quale esigeva poscia la sua paga, che si vuole venisse istituita da Pericle, e fosse originariamente un semplice obolo ; ma fu di poi aumentata a tre volte tanto da Cleone intorno aH'LXxxvii! olimpiade.
DICASTERIO o DICASTERO (a.xa^ptov) (archeol). — Sotto questo nome i Greci intendevano tanto un consesso di giudici sedenti in tribunale, quanto il luogo stesso in cui questi giudici tenevano le loro sedute. Per ciò che riguarda il primo significato, vedi Dicaste. Quanto all'altro, dobbiam confessare che pochissime ed assai imperfette sono le notizie che ne abbiamo. Ne' tempi più antichi esistevano in Atene cinque luoghi famosi, destinati alle seduto dei giudici che sentenziavano in cause di omicidio ; ed erano l'Areopago (V.), il Palladio il Delfìnio, il Pritaneo qd il tribunale dei Freati. L'antichità degli ultimi quattro è abbastanza provata dal carattere arcaico della divisione delle cause a ciascuno appropriate, giacché al primo recavansi le morti accidentali; al secondo gli omicidii confessi, ma giustificati ; al terzo certa specie di processi contro cose inanimate, che per mezzo di caduta o altrimente erano state causa di morte a qualcuno; al quarto gli omicidi tornati d'esilio e recidivi. Tutti questi tribunali erano a cielo aperto, a fine di evitare la contaminazione in cui avrebbero potuto incorrere i giudici trovandosi sotto uno stesso tetto coll'omicida. Questi luoghi erano dipinti con colori distintivi, e, a quanto pare, al disopra dell'entrata di ciascuno era scritta una lettera dell'alfabeto. I dicasti, ossiano i giudici, sedevano su banchi di legno ch'erano coperti di ruvide tele o di stuoje, e v'erano tribune dalle quali gli avvocati antagonisti volgevano illorpt^iOOQLe
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