Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DICOGAMIA VEGETALE
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prima giunta era arrivato a tale conclusione, ma poi a forza di paziente indagine riuscì o almeno si lusingò essere riuscito a conoscere le fasi principali della evoluzione florale delle spighe, e a stabilire come cosa di fatto che anche presso il frumento è aperto l'adito alla dicogamia, benché di gran lunga meno favorita dell'omogamia. Quegli che, prevenuto della falsa idea che ogni flore di frumento si apra con quell'apertura grandissima e diuturna, che é un fenomeno generale presso le graminacee selvatiche, si addentra in un campo di frumento in fioritura, resta maravigliato di osservare l'estrema scarsità dei fiori aperti (o più esattamente semiaperti), rispetto al grande numero di quelli che si veggono ermeticamente chiusi. Di questi fiori semiaperti se ne noterà forse appena uno fra quattrocento chiusi. Laonde nasce spontanea la congettura che le nozze del frumento si facciano a porte chiuse, non tenendo conto di quei pochissimi fiori semiaperti. Da principio erasi venuto a questa conclusione; se non che esaminando poi un altro campo di grano, che per avventura si trovava al fine della sua fioritura, fu osservato su quasi tutte le spighe che i fiori erano bensì ermeticamente chiusi, ma pure le loro antere erano tutte quante espulse fuori, disseccate e pendenti. Onde la conclusione die ciascun fiore dovea aver avuto un periodo d'apertura quanto occorreva per espellere fuori le antere ; e quindi si risolse di spiare il preciso momento che un fiore di grano si aprisse per esaminare tutte le contingenze concomitanti tale fenomeno. Stimando che i fiori del frumento si dovessero preferibilmente aprire nelle ore più calde, soleggiate e secche del giorno, si rimase molto tem]k> sotto la sferza del sole in mezzo a un campo di grano ; ma benché si vedesse nelle spighe parecchi fiori aperti, non fu possibile trovare un fiore nel preciso punto che principiasse ad aprirsi. Per poter osservare con maggior agio e senza essere offeso dal sole, 6Ì scelse una mezza dozzina di spighe che parevano nel forte della loro fioritura, e troncati i rispettivi gambi più in basso che si potè, ne fu immersa la base in una caraffa con acqua perchè si mantenessero freschi, quindi si stette attenti ad osservare. Non passò neanche una mezz'ora che l'intento venne soddisfatto.
L'apertura dei fiori di grano è un fenomeno assai rilevante, e succede con una rapidità maravigliosa. Nel fiore dianzi rigidamente ed ermeticamente chiuso si nota un principio di movimento nelle glume ; rapidamente e a vista d'occhio le glume si scostano; con una mirabile coincidenza e simultaneità le antere cadono ai lati dell'apertura e dei-scono, un terzo circa del polline cadendo dentro il fiore sui proprii stimmi, e gli altri due terzi cadendo fuori del fiore e disperdendosi nell'aria. Così in un attimo le antere si vuotano di tutta quanta la loro provvigione pollinica. Tutto questo avviene forse in non più di trenta secondi. L'apertura non è totale come presso la segala, ma incompleta, è uua semiapertura. Il fiore dura in questo stato di semiapertura un quarto d'ora circa, raramente più; quindi riaccosta le glume per non più riaprirsi. Gli stimmi del frumento non vengono giammai fuori delle glume, e vengono immancabilmente impollinati con un ten.0 circa del proprio polline. L'at-
tenta considerazione del fenomeno mostra che il vero punto della maturazione stimmatica coincide colla esplosione pollinica e colla consecutiva breve deiscenza florale. Quindi il frumento è singinandro. H fatto costante che un terzo del polline proprio è immediatamente versato sugli stimmi, potrebbe a taluno far credere che il grano sia omogamo. Non bisogna però precipitare la sentenza. Se la natura avesse soltanto avuto in mira la omogamia non avrebbe disposto : 1° l'apertura dei fiori ; 2° la dispersione nell'aria di circa due terzi della provvigione pollinica; 3° che il fiore rimanga aperto per circa un quarto d'ora. Queste tre contingenze, ma specialmente la seconda e la terza, non sono spiegabili altrimenti se non ammettendo la possibilità della dicogamia nel grano.
Ma si obbietterà : concedendo anche che in ogni fiore del frumento possa introdursi una porzione di polline estraneo, questa porzione dev'essere tanto piccola da cadere in assoluta insignificanza, se si paragona colla grande quantità di polline proprio che viene depositato immediatamente sugli stimmi. In ogni caso dunque l'abbondantissimo polline proprio (omoclino) dovrebbe elidere l'azione dello scar-s'ss'mo polline estraneo (eteroclino). Questa obbiezione pare a prima giunta plausibile. Ma la dottrina dicogamica possiede già una grande quantità di fatti che, fino ad apposita prova contraria, tolgono forza all'obbiezione medesima. Numerose esperienze ed osservazioni di Darwin, d'Hildebrand, Delpino e di altri mostrano: 1° che per molte piante il polline omoclino è privo di ogni efficacia; 2° che in tutti i casi, e così anche in quelle piante che possono essere fecondate omogamicamente, il polline eteroclino supera in potenza fecondante il polline omoclino. Se si pesano tutte le sovra dette circostanze e ragioni, e si pensa che l'ovario del frumento è monospermo, e che perciò cinque o sei granelli pollinici eteroclini dovrebbero essere più che sufficienti a fecondarlo, sembra fondata la congettura che il frumento sia soggetto eventualmente alla dicogamia, sebbene la omogamia sia molto più favorita.
Del resto, che il grano possa essere fecondato omogamicamente (cosi espriniesi il Delpino), se ne ha fondata la convinzione. Scelsi infatti alcuni culmi vigorosi, i quali portavano una spiga vergine ma vicinissima a fiorire. Li recisi più in basso che mi fu possibile e li collocai, ciascuno separatamente, in un bicchiere pieno a metà d'acqua. Avevo cura ogni giorno di cambiar l'acqua e di recidere un pezzettino del tronco per rinfrescare il taglio e promuovere l'assorbimentodell'acqua. Mantenni cosi i detti culmi in ottimo stato e vigore per circa quindici giorni, nel qual tempo fiorirono regolarmente tutti i fiori, e da ultimo ossei vai che tutti quanti gli ovarii erano abboniti, sebbene i culmi fossero tenuti separati l'uno dall'altro, ciascuno in una stanza diversa e a fiuestre e porte chiuse. Laonde acquistai la certezza che nel grano, se manca la fecondazione dicogamica, subentra e non manca giammai la fecondazione omogamica. Questa sperienza mi fornì altri dati rilevanti. In primo luogo il diuturno prosperare dei culmi, quando sono recisi nel punto immediato alla fioritura, e il loro perfetto svolgimento di fiori e frutti, ini hanno dimostrato che il frumento dalla
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