Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DICOLOFO — DICOTILEDONI PIANTE
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solchi At B, C, e così via discorrendo per un competente numero di volte. I prodotti di tutti i solchi si raccolgano e conservino separati, e nel consecutivo anno si riseminino nello stesso ordine. Tale processo si ripeta, occorrendo, per quattro o più generazioni. Se le piante del secondo, terzo o quarto raccolto mostrassero già evidenti segni e caratteri d'ibridismo, la dicogamia sarà luminosamente dimostrata. Bisogna però accertare colla massima esattezza che la fioritura delle tre varietà accada precisamente alla stessa epoca ; perchè in caso diverso l'esperienza riescirebbe del tutto vana.
Ora riferiremo brevemente le poche osservazioni fatte dal Delpino sulla fioritura dell'orzo distico. Nell'orzo volgare i caratteri omogamici sono molto più pronunziati che nel grano medesimo, sebbene anche qui la possibilità della dicogamia non paja esclusa. La spiga dell'orzo volgare ha sei righe di fiori ed il suo diametro trasversale la figura di un quadrilatero rettangolo. I fiori delle righe mediane mai non si.aprono, e sono perciò omogami; i fiori dei quattro spigoli si aprono alquanto, e si diportano presso a poco come i fiori del frumento ; il perchè non resta esclusa la probabilità dicogamica anche per questa specie di orzo. L'orzo distico poi offre un fenomeno importantissimo. Qui pure i fiori sono disposti in sei righe omologhe a quelle della specie precedente, ma mentre nell'orzo volgare tutti i fiori sono ermafroditi, nell'orzo distico invece sono ermafroditi e fruttiferi soltanto i fiori delle due righe di mezzo, mentre i fiori delle quattro righe angolari sono piccolissimi, imperfetti, soltanto polliniferi. Scuotendo le spighe, si vede da codesti fiori imperfetti volar via il polline. Ora i fiori fertili non solo non si aprono giammai, ma le loro nozze si consumano in tempo che la spiga è ancora ermeticamente avviluppata dalla foglia involucrante. Quando la spiga si sviluppa da detta foglia, si trova che tutti gli stimmi sono già appassiti e morti. Questo è il più alto grado d'omogamia che si conosca, perchè non solo qui le nozze si consumano in una stanza ermeticamente chiusa, ma questa stanza nuziale medesima è essa pure ermeticamente avviluppata da una foglia accartocciata. Eppure anche questa specie non pare del tutto sottratta alla dicogamia. Infatti tra detti fiori fertili se ne trovano alcuni, estremamente pochi, i quali sarebbero designati e preservati per la dicogamia. Questi fiori che serbano illesa la loro verginità anche cinque o più giorni dopo le nozze degli altri, si distinguono dai compagni a primo colpo d'occhio e di lontano, perchè sono trasparenti e più grossi. Essi deiscono alquanto, e ritiensi che possano essere fecondati dicogamica-mente dal polline dei fiori maschi e imperfetti. Qualche volta si ri usci di fecondarli artificialmente, ma è una operazione assai difficile (V. Delpino, Industriale italiano).
DICOLOFO (tool.). — Genere di grossi uccelli palustri appartenenti ad un gruppo che Burmeister chiamò cicogne dei campi (V. Seriama).
D1C0MAN0 (geogr.).—Comune toscano, in provincia e circondario di Firenze, con 4211 abitanti.
DICONDRA (bot.). — Genere di piante della famiglia delle convolvulacee, tipo della tribù delle dicondree, che contiene solo erbe americane di poca importanza.
D1C0RIZANDRA (bot.). — Genere di piante della famiglia delle commelinee, originaria del Brasile.
DICOTILE (Dicotyles) (tool.). — Genere di quadrupedi dell'ordine dei pachidermi e della famiglia dei porci, i cui caratteri sono : diti intei medii più grandi che nel genere sus, e toccanti terra ; canini di forma ordinaria, non protrudentisi dalla bocca ; incisivi e molari simili a quelli del genere sus ; apertura glan-dulare sulle reni, secerneuti un fetido umore; coda rudimentale ; i due grandi ossi del metacarpo e quelli del metatarso uniti insieme. 1 dicotili sono i soli rappresentanti indigeni del gruppo porcino in America, giacché il porco, che ora vi è comune, vi fu introdotto non è gran tempo, quantunque vi erri in branchi selvaggi. Il dicotile, che gli Americani chiamano peccary, somiglia del tutto al porco nella forma e nella qualità delle setole, se non che è di membri proporzionatamente più sottili. Nella voce, nel grufolare, e nel modo in cui, quando sono adirati, rizzano le setole della giubba e battono i denti, somigliano pure al porco del mondo antico-li D. torquatus è nativo delle dense foreste dell'America meridionale, dove incoutransi siffatti animali per lo più a coppie o a piccoli branchi. Stanno nelle cavità degli alberi o in tane sotterranee dove sot-traggonsi ai loro nemici, dei quali, se si eccettua l'uomo, il giaguar è il più terribile. Recano spesso assai guasto alle piantagioni del grano turco, dello zucchero e delle patate. Non si difendono se non ridotti all'ultima stretta, e niente mostrano di quel coraggio che ammirasi nel cinghiale, anzi alla prima ombra di pericolo si danno precipitosamente alla fuga e s'appiattano nei loro nascondigli. S'addomesticano facilmente sino a rendersi nojosi per soverchia familiarità. Buona a mangiarsi è la loro carne, ma meno di quella del majale, ond' è che poco se ne cura l'allevamento nell'economia rurale dell'America, e non s'introdurrà forse mai nell'Europa. Il peccary a collare, comé chiamano questa specie gli Americani, è della lunghezza di circa 1 metro, e distinguesi per uua striscia di bianco o bianco giallognolo che dal sommo delle spalle scende ad ambo i lati e incontrasi sulla gola. Il dicotyles labiatus, volgarmente detto peccary dal labbro bianco, è più grande della specie precedente e più robusto. Vivono a branchi assai numerosi, condotti da un vecchio maschio; e, assaliti, attorniano l'aggressore, che se non ha modo di fuggire, vien fatto in pezzi. Cosi l'una come l'altra specie ama di voltolarsi nel fango e d'entrare nell'acqua, essendo i peccary nuotatori assai destri e vigorosi. Quelli dell'ultima specie si addomesticano ancor essi ; ma ritengono pur sempre qualcosa di selvatico e d'iroso, e poco basta ad irritarli e far loro battere i denti per istizza.
DICOTILEDONI PIANTE ( Pianta dicotyledones) (bot.).
— Nelle tre grandi e principali divisioni che Jussieu ha introdotte nella distribuzione dei vegetabili giusta il metodo naturale, chiamò dicotiledoni quelli che appartengono alla terza, ed hanno il seme munito di due cotiledoni o foglie seminali, le quali nell'atto del germogliamento sono le prime ad uscire alla superficie della terra. Le piante dicotiledoni furono altrimente dette esogene da De Candolle, che chiamò pure endogene le monocotiledoni, perchè credeva
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