Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      1841, il quale ne cominciò a sospettare l'esistenza in parecchi minerali ceriferi,mentre stava studiando il lantano, già da esso pure svelato nel 1839.
      Nel 1853 Marignac pubblicò un lavoro compiuto sul didimio e sui principali composti a cui dà nascimento. Tali ricerche, unite con quelle di Mosan-der, formano, per così dire, la storia di quanto si conosce al presente intorno a quel metallo. Watts ed Hermann fecero pure alcune ricerche in proposito, delle quali si dirà in luogo debito.
      Libero in natura non fu trovato mai ; quando si riscontra è in quello stato medesimo di combirazione in cui sono i due metalli con cui infallantemente si accompagna.
      Per ottenerlo in istato metallico, si deve cominciare a procurarsi il doppio solfato di esso e del lantano, quale può aversi dal minerale che fu trattato opportunamente per estrarne il cerio. Quando fu calcinata la mescolanza degli ossidi ceroso-cerico, di didimio e di lantano, e che il cerio ne fu separato secondo i mezzi indicati, si deve togliere dal misto, contenente i due metallici la magnesiache gli alcali, e ridurli in istato di nitrati se non lo fossero ; calcinare i detti nitrati fortemente ; ripigliare il residuo con acido nitrico diluito con almeno 200 volte il peso d'acqua, e ciò affine di escludere quel poco di cerio che paranco vi si potesse contenere. Si concentra la soluzione diluita dei due nitrati di didimio e di lantano, e si trasformano in solfati.
      Mosander per giungere a separare i due solfati l'uno dall'altro si valse della loro diversa solubilità a date temperature. Ambedue sono solubilissimi nell'acqua tra 5 e 6° c., e scaldando precipitano in buona parte: ma quello di lantano si depone già, da una soluzione concentrata, a temperatura di 30°, mentre quello di didimio rimane sciolto quasi per intero, e non si separa che inalzando la temperatura ad un grado maggiore. Importa adunque calcinarci due solfati secchi affine di renderli anidri, polverizzarli, gettarli a poco per volta in cinque a sei volte il loro peso di acqua, agitando di continuo, e tenendo immerso il recipiente in altr'acqua a 0°, affine di impedire il notevole accrescimento di temperatura che sarebbe prodotto dalla loro idratazione. Si feltra la soluzione, e si conserva per qualche ora a temperatura di 30 a 35° all'incirca. Il solfato di lantano precipitain cristallini incolori,e il solfato di didimio rimane in soluzione e tinge di roseo il solvente.
      Si mette il liquido ad evaporazione lenta, a temperatura di circa 50° c., e se ne hanno grossi cristalli di un rosso vivo, con altri moltissimi più piccoli, di colore più sbiadito, e questi probabilmente contenenti più lantano. Si separano studiosamente quelli che sono meglio determinati per la forma e pel colore, si ridisciolgono a parte, si fanno ricristallizzare, e si ripete la scelta dei meglio determinati, replicando con grande pazienza e bastevole quantità di materia più e più volte le operazioni, finché si pensi di avere il solfato di didimio puro, sebbene non abbiasi mezzo per verificarlo.
      Marignac consiglia, per riuscire più presto alla separazione dei solfati di lantano e di didimio, di eseguire in precedenza una prima separazione imperfetta dei due ossidi, sciogliendoli in grande abbondanza di acido nitrico, e precipitandoli più volteda tale soluzione col mezzo dell'acido ossalico. I primi precipitati sono più colorati e più ricchi di didimio, e trasformando questi in solfato, si raggiunge più presto l'intento di avere da solo il solfato di didimio.
      Posto il caso in cui i due solfati siano misti insieme in tali proporzioni da non poterli disgiungere pervia di cristallizzazione, si procederà ad una dello due operazioni seguenti :
      Si calcinano fortemente gli ossidi, indi si gettano in molt'acqua, contenente dell'acido nitrico, ma in proporzione non bastevole a discioglierli per intero; l'acido scioglierà di preferenza l'ossido di lantano, mentre il didimio rimane in quantità maggiore nel residuo. Su di questo si opererà in appresso per estrarne il didimio. Si pigliano i due ossidi misti, sciolti da un acido, e si precipitano coll'acido ossalico, e gli ossalati misti si fanno sciogliere nell'acido cloridrico diluito con pari volume di acqua ; svaporando l'acqua, i due sali disciolti cominciano a riprecipitare, ma la prima parto che si depone è più colorata di rosso che non le seguenti, onde raccogliendo frazionatamente le posature che si succedono, si porrà in disparte quella la quale, per essere più colorata, dimostra già di contenere più didimio.
      Deville e Damour pubblicarono un altro processo, il quale, se non conduce a risultati troppo esatti, giova nondimeno quando si abbia da operare con iscarse quantità di materia. Si sciolgono i due ossidi nell'acido nitrico, e si riducono a secco i nitrati entro cassula piatta; si scalda per pochi minuti tra 400 e 500° cent., finché la massa salina si fonda e svolga vapori nitrosi ; si toglie la cassula dal fuoco avanti che la decomposizione sia perfetta; si versa la materia nell'acqua calda, con che una parte si scioglie, mentre altra parte rimane indisciolta in fiocchi gialli di sottonitrato di didimio. Si lascia deporre per qualche ora, si fa bollire e si feltra ; il liquido conserva eziandio un colore roseo debole. Si svapora, si riconduce a secco, si ricalcina, e con tre operazioni successive si ha la soluzione incolora, non contenente cioè che nitrato di lantano. La materia fioccosa indisciolta, o sottonitrato di didimio, calcinandola ne fornisce l'ossido.
      11 processo ora descritto fu desunto dal fatto, che avendosi i due nitrati misti, e portandoli ad una data temperatura, il primo a scomporsi è quello di didimio, riducendosi nel composto 4Di0,Az905,5H90. È necessario che si eviti un'azione troppo gagliarda del fuoco sul fondo della cassula, perchè anche il nitrato di lantano in allora si scomporrebbe ; come pure torna conveniente di procedere con tenui quantità di materia per volta, acciò più facilmente il calore si distribuisca con uniformità per la massa.
      L'ossido di didimio ottenuto come si disse non è puro, e l'accompagna quello di lantano nella proporzione del 5 al 6 per 100; e similmente il nitrato di lantano riinasto in soluzione non è scevro anuito di didimio.
      Hermann seguì un'altra maniera di procedere. Si trasformano i due ossidi misti in solfati, e si fanno sciogliere a freddo tino a saturazione ; si scalda acciò si deponga il solfato di lantano, come fu già esposto riferendo il metodo usato da Marignac. Il liquido da cui si depose il solfato di lantano è svaporato a seccot^iOOQLe


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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