Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DIDIMTO
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la formazione del sovrossido. Dall'analisi fu desunta la forinola DiCl* +DiO + 3H*0.
Cloruro didìmico-mercurico. — Si ottiene concentrando una soluzione di cloruro didimico e di bi-cloruro di mercurio. Cristallizza in cubi di un roseo pallido, solubilissimi, alquanto deliquescenti, e che posseggono la rifrazione semplice. La loro analisi condusse alla formola DiCl2 + 3HgCl*+8H*0.
Fluoruro di didimio. — Si ottiene per doppia scomposizione, versando una soluzione di fluoruro di sodio in altra di un sale didimico. È un precip tato insolubile nell'acqua, pochissimo solubile nell'acido cloridrico.
Fluosilicato di didimio. — Marignac tentò invano di prepararlo. Allorquando volle far agire l'acido fluosilicico sull'ossido di didimio, od il fluosilicato di zinco col solfato di didimio, n'ebbe de' prodotti insolubili, i quali risultarono formati essenzialmente di fluoruro di didimio con un poco di silice in mescolanza.
Solfuro di didimio, DiS. — Si ottiene facendo scorrere un afflusso di solfuro di carbonio in vapore, misto con una corrente d'idrogeno, sull'ossido di didimio scaldato a rovente in canna di porcellana.
È un corpo polveroso, non fusibile, di un verde bruno chiaro, insolubile nell'acqna, solubile negli acidi, quand'anche siano diluitissimi, con isviluppo d'idrogeno solforato. Bagnandolo coll'acqua esala l'odore del detto idrogeno solforato, senza tuttavolta che sprigioni bolle gasose quando l'acqua è in quantità da coprirlo per intero.
Scaldato su lamina di platino, diventa ignito come il protossido di stagno, e si converte in ossido misto con sottosolfato.
Ossisolfuro di didimio, l)iS+2DiO. — Calcinando ossido di didimio con carbonato di soda e solfo in esuberanza, e ripigliando con acqua la materia fusa, resta un residuo insolubile, di colore bianco grigio, il quale seccato nel vuoto non perde più di peso quando si calcina in atmosfera d'idrogeno. È un ossisolfuro solubile per intero nell'acido cloridrico diluito, con debole sviluppo di acido solfidrico ; è alquanto più lentamente intaccato che non sia l'ossido di didimio, e non sembra per l'azione degli acidi che si divida in due parti, una delle quali prima a disciogliersi, e successivamente l'altra.
Carburo di didimio. — Calcinando l'ossalato od il formiato di didimio entro recipiente chiuso, ed iu corrente d'idrogeno puro e secco, se ne ha una polvere nerognola, da cui gli acidi diluiti sottraggono dell'ossido di didimio, lasciando indisciolto un carburo, il quale per le proprietà ha molta analogia col carburo di cerio.
Combinazioni del didimio coll'ossigeno. — Si hanno due ossidi del didimio, il protossido ed il sottossido.
Protossido, DÌO. — Si ottiene facilmente colla calcinazione dell'ossalato, del nitrato, del carbonato o dell'idrato. Quando il calore non fu spinto abbastanza in alto ha colore bruno, per mescolanza di sovrossido; ma se la temperatura raggiunse il grado voluto, in allora il sovrossido rimane distrutto, ed il residuo è bianco perfettamente e di solo protossido. Ridotto una volta in questo stato, non si sovrossida di nuovo, onde non imbrunisce tenendolo a calore moderato in contatto dell'aria, ovvero calcinandolocoi nitro; tuttavolta, se gli si aggiuuge dell'acido nitrico, e si ricalcina temperatamente, in allora imbrunisce e si fa cupo, per ritornare al bianco qualora si renda forte il calore.
Non soffre alterazione da corrente d'idrogeno, neppure a rovente, e conserva la naturale bianchezza; il che significa che non soggiace a riduzione.
È una base molto forte, sebbene alquanto meno dell'ossido di lantano ; e quand'anche fu calcinato ad un grado elevato si scioglie con grande facilità negli acidi diluiti, con isviluppo notevole di calore, e senza sprigionamento di gas. Si discioglie eziandio nei sali ammoniacali, svolgendone ammoniaca, si a freddo che a caldo. Attrae con rapidità l'acido carbonico dall'aria; s'idrata nell'acqua calda, occorrendo tuttavolta, acciò l'idratazione sia compiuta, un tempo di due o tre giorni. Il suo peso specifico è di 6,64.
Idrato di protossido di didimio. — Per prepararlo si prende del cloruro di didimio in soluzione e si precipita con un alcali in eccedenza. Ha l'aspetto di una massa gelatinosa, somiglia all'idrato di allumina, tranne che ha tinta di un roseo pallido. Contiene sempre una tenue proporzione di sottocloruro in aderenza.
Ponendolo a seccare si contrae notevolmente e passa al grigio roseo. Seccandolo a 100° perde acqua, ritenendone fissa una molecola, che non abbandona che a forte calore. La sua composizione è adunque rappresentata dalla forinola Di0,H*0 = //
= DiH202. Attrae l'acido carbonico dall'aria durante i lavori e la disseccazione, onde ad avernelo scevro fanno d'uopo le cautele con che se ne impedisca la trasformazione in idrocarbonato.
Sovrossido di didimio, Di280S9 (Marignac), ovvero DiS2033 (Hermann). — Allorquando si prepara il protossido di didimio per calcinazione, non ispin-gendo la temperatura troppo in alto, rimane d'un bruno rossigno (come già notammo), ed in allora è sovrossidato in parte. Tanto ciò ò vero, che volendolo disciogliere negli acidi ossigenati, non lo fa senza che sprigioni ossigeno, e coll'acido cloridrico fa svolgere del cloro. Sebbene debba spogliarsi di parte dell'ossigeno, nondimeno reagisce cogli acidi diluiti, si scioglie nei sali ammoniacali scacciandone ammoniaca come fa il protossido, e si trasforma in idrato, ma lentamente, quando si tiene iu ebollizione coll'acqua.
Se si volesse ottenere trasformando l'ossalato od il carbonato di didimio, conterrebbe sempre dell'acido carbonico, per cui torna meglio calcinare il nitrato.
Gli acidi diluiti lo intaccano con tale facilità, che quando vi si stempera dentro, esso vi si scioglie pel primo, indi il carbonato se ne contiene.
Non ha composizione costante, e sembra risultare da un miscuglio di protossido e di perossido vero (DÌO2, ovvero Di20*?), in proporzioni relative diverse, a seconda del grado di calore a cui si esegui la calcinazione, e del tempo in cui la calcinazione fu protratta. Marignac da quattro analisi di es>o n'ebbe tre che gli fornirono concordemente 0,51 per 100, in media, di ossigeno eccedente, onde ne stabilì la formola in Di98029 ; Hermann non giunse a conseguire più di ossigeno oltre a quello occorrente alla formola Di39033. In generale iu proporzione dellWt^iOOQLe
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DiCl DiCl HgCl Marignac Hermann Hermann Marignac
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