Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DIDIMIOina è alquanto solubile a temperatura ordinaria nel sale ammoniaco.
      I carbonati e bicarbonati alcalini precipitano carbonato di didimio insolubile in un'eccedenza del precipitato; quando si usa il carbonato di ammoniaca si deve avvertire che se vi ha o si forma del cloruro ammonico, in allora un poco di carbonato didimico sì ridiscioglie.
      II solfuro di ammonio vi induce un precipitato bianco d'idrato di didimio.
      Il carbonato di barita posto a digerire con soluzione di nitrato di didimio, per breve tempo, un'ora, non induce reazione; più a lungo ne precipita il didimio in carbonato, ma non compiutamente, neppure a termine di più giorni (E. Rose). I sali di didimio non sono mai precipitati per intero dal carbonato di barita, quand'anche si proceda per via di bollitura (E. Rose). Il carbonato di barita precipita lentamente ma compiutamente l'ossido di didimio da' suoi sali, quand'anche si operi a freddo (Delafontaine).
      Vossalato di ammoniaca dà nascimento ad un precipitato immediato di ossalato di didimio, senza che ne rimanga sciolto del didimio, purché le soluzioni fossero neutre.
      L'acido ossalico produce immediatamente un precipitato bianco, che contiene quasi tutto il didimio, se il liquido non contiene un acido forte libero in troppa esuberanza. L'ossalato precipitatone si ridiscioglie difficilmente nell'acido cloridrico a freddo, ma si scioglie in breve procedendo a caldo.
      Il solfato di potassa produce un precipitato immediato nelle soluzioni concentrate dei sali di didimio ; se fossero diluite, nulla si vedrebbe da principio, ma col tempo si formerebbe un torbido a cui succederebbe un precipitato; tali precipitati sono di colore roseo, constando di un doppio solfato dell'alcali e del didimio, poco solubile nell'acqua, meno ancora in un'eccedenza del precipitante, senza che tuttavolta vi sia insolubile affatto. È insolubile anche nell'acido cloridrico freddo; poco nel caldo.
      Il solfato sodico fa come quello di potassa, e il doppio solfato sodico-didimico è anche meno solubile del potassico-didimico.
      Il solfato ammonico si comporta come i due solfati alcalini precedenti.
      Gli acidi solforico ed arsenico determinano per ebollizione dei precipitati poco solubili cogli acidi nelle soluzioni dei sali di didimio.
      Alla fiamma ferruminatoria, nella parte ridut-trice, l'ossido di didimio forma col sale di fosforo una perla di colore roseo di ametista con un tantino di violaceo, come succede per l'acido titanico; col carbonato di soda, su lamina di platino, forma una massa di un bianco grigio.
      I sali di didimio in soluzione sono facilmente riconoscibili col mezzo dell'analisi spettroscopica, come ebbe ad osservare primamente Gladstone. Quando un raggio di luce bianca, dopo che attraversò la soluzione del nitrato di didimio, si esamina col prisma, si vede che la striscia viola rimane pienamente assorbita; il solfato ed il cloruro non producono uguale effetto. Le tre soluzioni tuttavolta danno uno spettro che contiene due linee nere entro la parteluminosa dello spettro, una delle quali è immediatamente nel giallo, immediatamente dopo la linea D di Fraunhofer, mentre l'altra è situata fra E e b.
      Bunsen studiò di nuovo il detto fenomeno, e trovò che le soluzioni di didimio intrapposte tra il raggio luminoso e lo spettro fanno apparire collo spettroscopio uno spettro di assorbimento notevolissimo per la bellezza delle striscie e delle liuee, in numero di dodici, parte larghe, parte strettissime. Data una scala in cui l'A di Fraunhofer sia alla 18a divisione, D alla 50' ed F alla 89», ecco la situazione delle striscie principali di tale spettro:
      a=49-56, 0=71-5, 5=27-31, Y=»1-93, 0 =76-80.
      Le altre occupano le divisioni 21-23, 30-31,41-42, 68-69, 96, 98-101, 114-119. Le striscie «, p, p',r perdurano più a lungo delle altre, quando si diluisce il liquido.
      Bunsen immaginò eziandio la seguente graziosa esperienza: si fa fondere una tenue quantità di ossido di didimio con sale di fosforo, in modo da ottenere un vero trasparente, ametista, privo di bolle, e collocandolo dinanzi alle fessure dello spettroscopio si vede la comparsa dello spettro oscuro. Se pigliasi come sorgente luminosa un filo di platino candente, della grossezza di un capello, e se ne projetta l'immagine sulla fessura col mezzo di una lente di breve fuoco, si vedranno apparire le striscie più manifeste di assorbimento del didimio, ed in particolare Dia, che si mostrano di precisione perfetta, Scaldando gradatamente il vetro di didimio, sostenuto da spirale di platino, valendosi di una fiamma poco luminosa posta al dissotto, si vede che fino al punto in cui non incomincia l'incandescenza la striscia Dia si allarga e diventa sempre più oscura, indi, quando il calore giunse al rosso vivo, scompare totalmente. Allontanando in allora il filo di platino che faceva da sorgente luminosa, apparisce in luogo di Dia oscura una striscia somigliante, ma splendente su fondo cupo, lndizii di uguali inversioni si hanno eziandio per le altre linee del didimio.
      Determinazione qualitativa e quantitativa del didimio. - - Pel riconoscimento del didimio nei minerali o nei composti in cui sia contenuto, i chimici si prevalgono delle reazioni speciali a cui danno nascimento le sue soluzioni saline, e che sono annoverate nel paragrafo precedente. La singolare proprietà del solfato di didimio, insieme con quello di lantano, di precipitare dalla soluzione acquosa quando è scaldata, ovvero di fornire precipitati quasi insolubili quando vi si aggiunge un solfato alcalino, serve di mezzo acconcio per riconoscerlo. Ma siccome è accompagnato costantemente dal lantano, così dal colore roseo del precipitato stesso si può arguire se ve ne sia in abbondanza. Quando fosse in sì scarsa misura da non rendersi manifesta la presenza del colorimento roseo, si procederà a separare i due metalli, lantano e didimio, giovandosi dei mezzi che furono indicati per l'estrazione del didimio.
      Ma oramai pel riconoscimento di questo metallo, anche in quantità tenuissime, si trae partito dai contrassegni speciali che fornisce nelle indagini
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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