Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      didimio
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      spettroscopiche, e di cui è detto specificatamente piò sopra.
      Por la determinazione quantitativa alcuni autori insegnano di precipitarne la soluzione col mezzo della potassa, lavare il precipitato, seccarlo e calcinarlo. Rimane dell'ossido di didimio a residuo fìsso, contenente 85,7 per 100 del metallo. Tuttavolta crediamo utile di avvertire che il precipitato così ottenuto, per quanto siasi adoperato dell'alcali in eccesso, suole trarre seco del didimio in istato di sottosale; laquàl cosa in parecchi casi può arrecare inesattezza al valore della determinazione.
      Altri preferiscono di precipitarlo col mezzo dell'acido ossalico. Il didimio dev'essere in soluzione salina diluita, e che non contenga un acido forte libero ; vi si versa dell'acido ossalico, pure in soluzione, si raccoglie l'ossalato di didimio, si lava, si secca e si calcina ; il residuo, che dev'essere stato portato a temperatura elevata, perchè rimanga perfettamente bianco, è di puro ossido di didimio.
      Bunsen indicò l'analisi spettrometrica come mezzo sufficiente (oltre ad essere squisitissimo per la scoperta) a determinare quantitativamente il didimio.
      Abbiasi il didimio in mescolanza con altri ossidi: se ne pesi un decigrammo, si sciolga in un acido, e se ne versi la soluzione concentrata in tubetto di assaggio, e indi si provi nello spettroscopio, diluendola a poco a poco finché ne appaja lo spettro di assorbimento identico per l'intensità a quello di un'altra soluzione contenente 1 decigr. di ossido eli didimio puro per 10 cent. e. del liquido, e versata in un secondo tubetto d'assaggio, uguale pel diametro al precedente. Raggiunto un termine in cui la soluzione esplorata si mostri di uguale forza spettrometrica che l'altra di paragone, si confronteranno i volumi rispettivi, e tanto meno quella conterrà di didimio quanto il suo volume sarà rimasto aldissotto dei 10 cent, c., e tanto più, quanto sarà stato necessario di diluirla per ridurla al grado della seconda.
      Separazione del didimio dal cerio. — Questa separazione, in termine assoluto, è riputata difficilissima dai chimici più sperimentati, che fecero stndii sui minerali del cerio in cui sussistono il didimio ed il lantano.
      Pattison e J. Clark trasformano in cromati i tre ossidi uniti collo scioglierli compiutamente nell'acido cromico, ne svaporano la soluzione e seccano a 110° il residuo, che ripigliano con acqua bollente ; il didimio ed il lantano si ridisciolgono, mentre rimane indisciolto il cerio in istato di ossido. Siccome non ne rimane traccia insieme col lantano e il didimio, così tale metodo può valere per la determinazione quantitativa.
      Bopp tenne altra via. Si sciolgono i tre ossidi misti nell'acido cloridrico, e si espelle l'eccedenza dell'acido per via di evaporazione ; si diluisce con acqua; si aggiunge una data quantità di acetato di soda, e vi si fa gorgogliare una corrente di cloro fino a saturazione. Non succede precipitato. Facendo bollire per qualche tempo, il solo cerio si depone in forma di precipitato giallo chiaro. Se vi ha molto di acido acetico libero, il precipitato scompare nel raffreddamento, e riapparisce scaldando ad ebollizione. Si getta caldo su feltro e si lava conacqua bollente. 11 feltrato non deve intorbidare allorché si fa scaldare di nuovo, dacché in tal caso conterrebbe ancora del cerio.
      Si può modificare il processo nel modo seguente: si neutralizza incompiutamente la soluz'one acida, in guisa che non succeda precipitato; si aggiunge acetato di soda ed ipoclorito di soda in eccedenza, e si fa bollire per qualche tempo. Tutto il cerio rimane precipitato. Per accertarsi che la reazione sia compiuta, si prova con aggiungervi nuovo ipoclorito e scaldare ; non deve intorbidarsi.
      Gibbs fece conoscere un altro modo di separazione, che fu sperimentato da Zschiesche, e riconosciuto pel migliore fra le altre maniere note. Si riducono in solfati i tre ossidi, seguendo le prescrizioni del Marignac per l'estrazione del cerio e del didimio, e si fanno bollire con acido nitrico concentrato e con tanto di minio che basti per trasformare tutto l'acido solforico in solfato di piombo. Il liquido rimane colorato in arancione, e contiene nitrato ceroso-eerico, nitrato con un poco di solfato di piombo, più i nitrati del didimio e del lantano. Si lascia a deporre, si aggiunge un poco di acido solforico per decomporre il nitrato di piombo, si decanta, si lava con acido nitrico diluito la posatura, si svapora il liquido prima a fuoco nudo, indi al bagno maria fino a consistenza scilopposa. 11 residuo è versato in allora in molt'acqua ; ne precipita nitrato basico di cerio, e nel liquido rimangono il didimio ed il lantano con tenui quantità di cerio. Si svapora di nuovo a secco la parte liquida, si ridi-scioglie nell'acqua il residuo dell'evaporazione e si precipita con acido ossalico. Dagli ossalati, per calcinazione, si ottiene un misto degli ossidi di didimio e di lantano pur sempre accompagnati da tenue quantità di cerio. Si ripigliano gli ossidi con acido nitrico diluitissimo, che discioglie il didimio ed il lantano, e lascia indisciolto l'ossido di cerio con traccie di didimio.
      Per disgiungere poi il didimio dal lantano si può procedere come fu indicato precedentemente, ma la perfetta e compiuta separazione dei due metalli è difficilissima, specialmente quella del didimio da qualche lieve quantità di lantano, come fu riconfermato da Zschiesche.
      Separazione del didimio dagli alcali e dalle terre alcaline. — Si adopera l'acido ossalico ogniqualvolta non vi esista taluno degli ossidi alcalino-terrosi capaci di formare un ossalato insolubile. Devesi aver cura di non eccedere coll'acido ossalico, acciò pel concorso degli alcali non piglino nascimento degli ossalati doppii insolubili.
      Qualora poi, per la ragione accennata, non si potesse far uso dell'acido ossalico, si adopera l'ammoniaca caustica, che non contenga punto di acido carbonico, e si procede cautamente, di guisa che il liquido sia preservato dal libero affluire dell'aria ad evitare che l'ammoniaca si trasformi parzialmente in carbonato.
      Separazione dalla glucina e dall'allumina. — Si usa l'acido ossalico, che precipita l'ossido di didimio e non le due terre.
      Separazione del didimio dagli altri ossidi metallici. — Il solfato di soda o quello di potassa giovano a quest'uopo, inducendo il didimio a deporsi in


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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