Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DIDIMO - DIDIO GIULIANOdoppio solfalo insolubile. Pel rimanenLe si può seguire la via che fu indicata per la separazione del , cerio dai medes'mi metalli. (V. Selmi, Enciclopedia ¦ di Chimica).
! DIDIMO (biogr.). — Celebre grammatico, figliuolo di un pescivendolo d'Alessandria, nato, secondo Suida, durante il consolato di Antonio e Cicerone (63 av. Cr.), e vissuto sotto Augusto. Macrobio lo dice il più gran grammatico che fosse mai stato. Al dire di Ateneo, pubblicò 3500 volumi (!), e scrisse tanto che fu chiamato dimeniicatore di libri (fi-.éXioXaOa?), giacché dimenticava spesso ciò che aveva scritto egli medesimo : uomo dagl'intestini di bronzo (-/«Wvrcpoc), perchè infaticabile. A giudicare dai saggi dei suoi scritti dati da Ateneo, la perdita loro non è gran fatto da lamentarsi. Come critico apparteneva alla scuola di Aristarco. Scrisse, tra le altre cose, una dichiarazione dell' Agamennone di Jone, come pure delle commedie di Frinico ; parecchi trattati contro Giuba re della Libia, un libro sulla corruzione dell'elocuzione, una storia della città di Cabesso, oltre a saggi sulla patria d'Omero, sulla madre d'Enea, ed altri simili soggetti. Gli Scholia minora intorno ad Omero sono stati a lui attribuiti, ma a torto, giacché in questo commento è citato lo stesso Didimo. La raccolta di proverbii che va sotto il nome di Zenobio venne compilata in parte sopra una anteriore di Didimo; e nella collezione di Cassiano Basso si conservano da sessanta frammeuti dei suoi quindici libri intorno all'agricoltura.
DIDIMO (biogr.). — Fu soprannominato il Cieco, perchè aveva perduto la vista sin dall'età di quattro
0 cinque anni, e fu uno dei dottori della Chiesa di Alessandria, ove nacque l'anno 308 di Cristo. Pieno d'ardore per lo studio, e viepiù acceso dall'ostacolo stesso che incontrava nella cecità, udì le lezioni della scuola alessandrina, dove apprese tutte le scienze che allora s'insegnavano, e tra le altre la musica, la geometria e l'astronomia; benché paja impassibile, dicono san Girolamo e Rufino, l'apprenderle senza il soccorso della vista. Si faceva leggere Aristotile e Platone: e quando i suoi lettori si addormentavano, egli meditava su quanto avea sentito e lo confermava nella mente. La religione cristiana e la teolog a divennero il principale oggetto della sua applicazione e delle sue veglie. Quando poi gli fu affidata la scuola teologica, egli vi acquistò tale riputazione, che fu riguardato come il più valente successore d'Origene, e si andava ad Alessandria per vederlo e per udirlo. Furono suoi discepoli Rufino, Palladio e sant'Isidoro; e lo stesso san Girolamo, sebbene incanutito negli studii e già salito in fama d'uno dei più sapienti dottori della Chiesa, recossi anch'egliin Alessandria, nel 385, per istruirsi sotto di lui. Lo stesso fece sant'Antonio, che lasciò la sua solitudine per visitarlo; in guisa che questo grand'uomo era stimato e venerato da tutto il mondo cristiano.
Didimo dettò un gran numero di opere, e san Girolamo cita i suoi Commenti sui salmi; diciotto libri su Isaia ; tre sopra Osea ; cinque sopra Zaccaria ;
1 commenti su Giobbe, sugli evangelii di san Matteo e di san Giovanni, e molti altri scritti. Ora non ci rimangono di Didimo che i tre libri Dello Spirito Santo, tradotti in latino da san Girolamo a richiestadi san Damaso; i tre libri Della Trinità, pubblicati a Bologna nel 1769 in-fol., in greco e in latino con note : un Trattato contro t Manichei, che Tur-rien voltò in latino e trovasi nel quarto volume della Biblioteca dei Padri (Parigi 160u); finalmente un trattato Sulle epistole canoniche, tradotto in latino dallo stesso san Girolamo.
L'anno della morte di Didimo non è ben certo ; ma egli aveva ottantatre anni quando san Girolamo lo citò nel suo catalogo degli scrittori ecclesiastici, e alcuni vogliono che non morisse prima del 399.
Egli cadde negli errori di Origene, di cui aveva spiegato il libro dei Principii, e sotto questo rapporto fu condannato dopo la sua morte dal secondo Concilio di Nicea.
DIDINAMIA (Didynamia) (hot.). — Lo stesso che due potenze, da due voci greche, due, 'e Suvaatc, forza. Linneo diede questo nome alla classe decimaquarta del suo sistema sessuale, nella quale si contengono quelle piante che hanno quattro stami, due più alti e due più bassi. Questa classe comprende due ordini fondati sulla diversa conformazione del frutto (V. Sistema).
DID1NAMIC0 FIORE (Flos didynamus) (hot.). — Chiamasi fiore didinamico o didinamo quello ch'è munito di quattro stami, due dei quali più alti e due più bassi. Le piante che hanno questa maniera di fiori appartengono alla didinamia di Linneo (V. Didinamia).
DIDIO Giuliano (biogr.). — Fu di famiglia originaria di Milano e nipote di Salvio Giuliano, celebre giureconsulto, e nacque intorno all'anno 133 dell'era volgare. Venne educato da Domizia Lucilla, madre di Marco Aurelio, e salì ben presto a cariche importanti, essendo fatto successivamente questore, pretore e governatore della Gallia Belgica,
Fig. 2101. — Medaglia di Didio Giuliano. Grandezza vera (rame, gr. 355).
quindi console quando ebbe sconfitto i Cauci. Fu poi mandato governatore nella Dalmazia e quindi nella Germania inferiore. Sotto Commodo fu governatore della Bitinia ; e tornato a Roma, si diede a menar vita dissoluta e dispendiosa, come quegli che era ricco a dismisura. Dopo l'uccisione di Pertinace (193), i pretoriani avendo posto l'impero all'incanto, egli si recò al loro campo e gareggiò nelle offerte con Sulpiziano, suocero di Pertinace, il quale cercava di far contratto coi soldati. Didio avendo fatto un'offerta maggiore, fu proclamato imperatore e menato a Roma. Il senato coll'usata sua servilità lo riconobbe; ma il popolo mostrò apertamente la sua disapprovazione, e lo colmò d'improperii e di villanie nel circo, allorché assistette ai giuochi solenni che si praticavano nell'oo-
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