Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DIETA
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      8pecialmente quelle dell'Allemagna, della Svizzera, della Polonia, della Danimarca e della Svezia.
      Dieta germanica o dell'Impero. — Dacché l'Alle-roagna ebbe nome e parte nella storia, si mostrò sempre come un aggregato di parecchi principati distinti, ognuno avente un governo ed un'esistenza sua propria, membri però ad un tempo tutti quanti di un solo corpo politico, che riconosceva per capo supremo l'imperatore. Giusta i principii costitutivi del modo di reggersi dei Germani, modificatisi col tempo, ma non mai venuti meno, in tutte le importanti deliberazioni dei principi, i popoli dovendo essere consultati ed aver parte nei loro consigli, l'imperatore era tenuto, negli affari più gravi e d'interesse generale, di convocare i maggiorenti di varii Stati, e di nulla iutraprendere contrariamente al loro avviso. I Carolingi tuttavolta si attennero d'ordinai io più alla forma di quest'ordine, che non alla sostanza; giacche se nella promulgazione di nuove leggi non mancavano di congregare i popoli in generale adunanza, gli era piuttosto per pubblicarle con solennità, che non per averne il consenso. Ma sotto gli imperatori sassoni le Diete germaniche vennero in maggior autorità e indipendenza, dacché acquistarono il diritto di procedere all'elezione dei re d'Allemagna, futuri imperatori; di nominar loro tutori in caso di minorità, di promulgar leggi, di permettere alienazioni dei reali territorii, di concorrere alla fondazione di nuovi principati, di fare la guerra e la pace, e di portare sentenza sugli Stati accusati di crimenlese o di ribellione ; le quali attribuzioni vennersi poi ancora allargando sotto i principi della casa di Franconia, arrogandosi, tra le altre, quella di deporre lo stesso imperatore.
      Sulle prime il diritto di convocare la Dieta spettava a questo solo; ma in appresso fu anche mestieri del consenso degli Elettori (V.) ; e finalmente le capitolazioni gl'imposero l'obbligo di convocarla almeno ogni dieci anni. In mancanza dell'imperatore, sino dal secolo xi godeva dello stesso diritto l'arcivescovo di Magonza, come primate ed arci-cancelliere d'Allemagna. 11 luogo dipendeva intieramente dal libero volere dell'imperatore, il quale pertanto convocavale spesso fuori dell'Impero, come può vedersi da quelle degli anni 982 e 1245 tenute a Verona, del 1156 nei campi di Roncaglia, e da parecchie altre. Per la capitolazione poi diCarlo Quinto fu decretato che nessuna Dieta avrebbe potuto tenersi fuori dell'Impero. Da principio tutti gli elettori, principi, vescovi, abati, badesse, conti, baroni e nobili immediati, cioè coloro i cui feudi dipendevano direttamente dall'imperatore, aveano diritto di prender parte alle deliberazioni, cosicché alla Dieta di Norimberga tenuta da Alberto I, nel 1299, trovaronsi presenti 7 elettori, 57 principi, e 5500 nobili d'ogni qualità. Ma in appresso il feudalismo perdendo ogni giorno più, Massimiliano I, nel 1500, privò di questo diritto i conti, i baroni e gli altri nobili di minor considerazione. I conti soli giunsero, nel 1526, a riprenderlo; ma con gran pena, e sottomettendosi alla forma del voto collettivo. In quel tempo vennero pure ammessi allaDieta, ognuno con una voce, i circoli di Veteravia e di Svevia ; quello di Franconia nel 1641, e quello di Vestfalia nel 1654. Le città poi cominciarono ad essere ricevute nellaDieta durante il lungo interregno del secolo xm ; ma poco efficace fu la loro partecipazione, e sembra si limitasse ad un voto deliberativo, nonostante il tenor del trattato di Vestfalia, che in termini espressi loro accorda il voto decisivo. Tutti i membri della Dieta godevano del suffragio individuale, ristretto alla pei sona del votante, senza riguardo ai varii dominii di cui fosse signore negli Stati dell'Impero. 11 cardinale di Brandeborgo fu il primo che alla Dieta del 1543 fece uso di doppio suffragio, nella duplice sua qualità di elettore di Magonza e di arcivescovo di Magdeborgo. Il suo esempio fu seguito, nel 1556, dall'elettore palatino Ottone Enrico, e quind'innanzi ogni sovrano ebbe per sè tanti voti quanti i principati soggetti alla immediata sua dominazione. Le prime tracce della divisione della Dieta in più collegi si riscontrano alla Dieta di Spira dell'anno 1308; ma fu soltanto in quella di Norimberga, aperta da Federigo III nel 1467, che quella divisione si fece affatto distinta. D'allora in poi l'antica Dieta gei-manica compone-vasi di tre collegi, cioè: 1° collrgio elettorale formato ad ultimo da nove elettori, fra'quali tre dell'ordine ecclesiastico; 2° collegio de principi, formato da: a) vescovi ed abati che non sono principi se non che in virtù dell'elezione capitolare ; b) principi di nascita; c) principi di nomina dell'imperatore; d) prelati immediati del second'ordine, divisi in due banchi; e infine e) conti immediati divisi in quattro banchi; sì questi che i prelati non godevano che di un suffragio collettivo per ogni banco ; 3° collegio delle città imperiali, distribuito in due banchi, ma ogni membro del quale aveva un voto suo proprio. 1 membri di questi tre collegi riuniti sommavano a 285; e questi emettevano in tutto 159 voci, delle quali 153 erano individuali (vota virilià), e sei collettive (vota curiata). Tutti coloro, sovrani od altri, che avevano diritto di prendere parte alle Diete, dovevano intervenirvi personalmente; ma l'inconveniente di dover lasciare i loro principati, le spese e la noja del cerimoniale, dal regno di Massimiliano II in poi, fecero adottale ai primi il partito di spedirvi i loro rappresentanti. L'imperatore eravi rappresentato da un commissario principale, che era sempre un principe, e da un commissario aggiunto, scelto fra le persone più versate nella giurisprudenza. L'ufficio loro consisteva unicamente nell'esporre le proposizioni della Corte imperiale allaDieta, la cui direzione spettava all'elettore di Magonza. Ciò fatto, i due primi collegi deliberavano separatamente, e quindi comuni-cavansi i risultati dei loro suffragi; in caso di discrepanza prendevano una decisione alla maggiorità di voci, e per formalità soltanto partecipavanla al collegio delle città; giacché, vi aderisse o no, la presa risoluzione rimaneva ferma, e prendeva nome di placiium lntperii, che dopo di aver ottenuta l'approvazione dell'imperatore diveniva conclusum Impera universale. Se l'imperatore ricusava di sancirla, la decisione restava annullata, e rimandata alla Dieta seguente. Chiamavasi recesso dell'Impero, in latino recessus e in tedesco Heichsabschied, la raccolta autentica di tutti i decreti di una Dieta; il quale recesso, consegnato dall'arcicancelliere, do-j ve va essere munito uella bua firma al di sotto di
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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