Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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dietalesso all'un osto, le carni degli animali giovani a quelle degli adulti; gli erbaggi possono darsi, ma in poca quantità: e sbandir si debbono i legumi, perchè riescono di difficile digestione. Queste regole però non sono così generali che non vadano soggette a moltissime eccezioni. Così, per esempio, sonovi alcuni convalescenti travagliati da un bisogno incessante di prender cibo, e questo bisogno imperioso devesi pur contentare. Altri, in seguito a malattie lunghe ed accompagnate da nausea prolungata, non possono cibarsi che di alimenti solidi ed anche a prima vista insalubri ; e qualora il medico siasi accertato che questo non è un semplice capriccio, ma un bisogno istintivo, deve secondare la natura. Per quanto poi spetta alle bevande alcoo-liche, esse sono in generale da sbandirsi nelle convalescenze, e si può concedere il solo vino adacquato ai convalescenti di malarie infiammatorie, e puro, ma a dosi moderate, in quelle di debolezza e di esaurimento ; avvertendo che nel primo caso debbono preferire i vini sub-acidi ; nel secondo gli amari e stomachici.
Avendo toccato in breve della dieta più opportuna nelle malattie, accenneremo di volo esservi alcune infermità che esigono un regime particolare di vivere, o, a dir meglio, una dieta speciale. Cosi la dieta lattea giovò talvolta nei minacciati di tisi polmonare o di tabe universale; la dieta animale fu trovata utile nel diabete; la dieta composta di vegetabili e carni fresche, non che di piante crocifere, valse a guarire dallo scorbuto ; la dieta vegetale esclusiva fu in alcuni bastante a guarirli dalla renella; i cibi grossolani e poco nutrienti giovarono contra la gotta. Ma siccome dovremo far ritorno su queste varie specie di dieta allorché parlerassi delle varie malattie in cui esse poterono giovare e furono raccomandate, cosi rimandiamo a queste i nostri lettori. Nell'articolo Dietetica il lettore troverà alcuni opportuni complementi storici e tecnici su questo argomento.
DIETA (iveter.). — La parola dieta indica l'uso di una minore quantità di alimenti ed anche la loro totale privazione. Presa nel suo più ampio significato, dividesi in conservatrice, preservatrice e curativa.
Le due prime spettano all'igiene, l'ultima appartiene alla terapeutica.
La dieta curativa comprende il regime alimentare che si prescrive agli animali nel corso delle malattie. In generale la dieta dev'essere rigorosa in tutte le malattie acute, soprattutto nel loro principio, nelle infiammazioni violente, segnatamente in quelle degli organi della digestione o della respirazione.
Gli effetti generali della dieta e della mezza dieta prolungata sono: 1° di debilitare profondamente l'organismo ; 2° di far predominare la suscettibilità nervosa; 3° di diminuire più o meno la quantità di sangue ; 4° di scemare la quantità dei globetti e dell'albumina di questo fluido ; 5° di non diminuire quella della fibrina; 6° di aumentare la proporzione d'acqua; 7° d'irritare il ventricolo ed il canale alimentare a segno d'infiammarlo, di ulcerarlo; 8° di cagionare edemi o spandimenti sierosi nel tessuto cellulare delle parti declivi. I risultati prodotti sui solidi e sui liquidi dell'organismo dalladieta e dalle evacuazioni sanguigne sono analoghi, colla differenza che i salassi li determinano prontamente e la d eta lentamente. Gli animali di temperamento sanguigno e muscolare sopportano meglio e più lungo tempo la dieta che non quelli di un temperamento linfatico e soprattutto nervoso. Gli animali pingui e adulti possono essere sottomessi senza inconvenienti ad una dieta severa ed anche prolungata. Quelli che sono magri, spossati dalle fatiche o di età avanzata, non debbono essere sottoposti, per quanto è possibile, che ad una mezza dieta poco prolungata.
Gli animali giovani non reggono alla dieta rigorosa e non dovranno sottoporvisi se sono ancora lattanti. Sarà meglio mettervi le madri o nutrirle con alimenti acquosi raddolcenti, ad oggetto di rendere il latte sieroso e poco nutritivo. Infine gli animali che consumano una grande quantità di alimenti non tollerano la dieta quanto quelli che mangiano meno. Il cavallo, in cui la digestione si opera ad un tempo nel ventricolo e nell'intestino sottile, non può sopportare lungo tempo un'astinenza prolungata ; il suo ventricolo, e forse più ancora i suoi voluminosi intestini richiedono sempre la presenza di una certa quantità di alimenti, destinata a mantenere le funzioni così essenziali che debbono compiere. Non conviene dunque mettere i cavalli ad un'astinenza di alimenti troppo prolungata nella cura delle loro malattie. Se li appetiscono , si consideri al contrario come molto utile di somministrar loro una ceita quantità di alimenti poco nutritivi per conservare le funzioni del ventricolo e degl'intestini. La paglia, qualche poco di fieno di buona qualità, l'erba fresca, se lo concede la stagione, l'orzo o la segala cotti, la crusca, la farina d'orzo o di segala, sono altrettanti alimenti che convengono ai cavalli malati.
Così è dei ruminanti, nei quali la ruminazione non si può compiere se il rumine non è disteso da una sufficiente quantità di alimenti, e se le lamine del centopelle non ne contengono che siano stati recentemente masticati ed impregnati di umidità. Se la ruminazione rimane sospesa lungo tempo, oltre che si ristabilisce con difficoltà, gli alimenti contenuti nel rumine soggiaciono ad una fermentazione putrida che renclesi cagione di meteorismi, i quali complicano talvolta gravemente le interne flemmasie ; e gli alimenti già ruminati che soggiornano nel centopelle si essiccano, s'induriscono ed il loro tragitto nelle numerose lamine di questo viscere non si può operare se non molto difficilmente, altra sorgente di gravi complicazioni morbose. Ne consegue dunque che i ruminanti, per l'organizzazione e le funzioni dei visceri che preparano gli alimenti alla digestione, non debbono essere sottoposti ad una dieta severa e prolungata. L'acqua fatta bianca colla farina di segala, il siero di latte, le panate acquose, le radici cotte, le carote, le rape, le barbabietole, convengono ai luminanti, sia per umettare gli alimenti contenuti nel centopelle, e promuovere il loro corso verso il coagulo, sia per mantenere la digestione e riparare le forze. Gli alimenti fibrosi distribuiti in piccola quantità, il fieno scelto, attivando le funzioni del rumine, eccitano la ruminazione, funzione che il
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Dietetica Cosi Presa
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