Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

Pagina (521/532)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      DIFALANGARCHIA 0 DIFALANGIA
      — DIFESA DELLE PIAZZE FORTI
      519
      1863); Bxbliotechetta di commedie e farse inglesi originali, in 74 voi., e l'edizione del testo di Shak-speare emendato da Payne e Collier (in-fol., del 1832) con osservazioni e glossario, nel 1854. Pro-vossi negli ultimi anni a scrivere romanzi, e vi riusci, pubblicando per primo: Sangue leggiero (Leichtes Blut, voi. 3), e poi: Colpa delle donne (Frauenschuld), entrambi in Jena. Citiamo ancora : Lipsia, schizzi del passato e presente (Leipzig, Skizeen ecc.), e nel 1858 il suo Nuovo Plutarco (Neuer Plutarch) con 100 ritratti incisi in rame, in Vienna; con Jordan e Meyer, una raccolta di storie criminali, in 18 volumetti, col titolo: 1 lati oscuri della società, galleria dei misfatti più notevoli (Nachtseiten der Gesellschaft), e ne furono fatte parecchie edizioni. Molte le traduzioni; dal francese le opere di Giorgio Sand, Eugenio Sue, A. Dumas, About, Féval, Mérimée, Vittor Hugo; e dall'inglese quelle di Dickens, Ainsuoorth, War-ren, Marryat, ed assai altre cose che troppo lungo sarebbe di registrare.
      Vedi Unsere Zeit (Lipsia 1869, 2° sem.).
      DIFALANGARCHIA o DIFALANGIA {stor. mil.). — Parola tutta greca, dinotante una delle grandi aggregazioni degli opliti della greca milizia. Era una riunione di due piccole falangi comandate da un difalangarca, e comprendeva la metà di un esercito greco, od in altri termini una mezza tetrafa-langarchia. Cosi, ciò che gli scrittori chiamano gran falange o doppia falange, non era veramente che la metà della grandissima Falange (V.). La maggior forfca che data fosse alla difalangarchia, prima di Alessandro, fu di 8192 uomini; e se ci figuriamo 512 file, 16 ordini ed un intervallo di 16 metri tra i due corni, si avrà l'idea del parallelogrammo che formava in battaglia la difalangarchia, occupando un terreno di 528 m. di fronte sopra 16 di altezza.
      Dicesi con altro nome difalangia; ed in Eliano troviamo chiamata difalangia a doppia fronte o difalangia antistoma l'unione di due falangi appoggiate dosso a dosso. Si chiamò pure difalangia a fronte uguale la colonna in massa che marciava colla dritta in testa, e che formava due falangi. Sotto Alessandro la difalangia si accrebbe sino a 13,000 uomini, compresavi la cavalleria e i combattenti fuori di fila o armati alla leggiera, nè andò più in là. Lo spazio tra due difalangie si disse bocca di falange. Leggendo Leone, dar si potrebbe altro significato alla difalangia. Egli dice che il comando formare la difalangia significava rompere in due linee; e consisteva a comandare agli otto primi ordini di non muoversi, a far eseguire agli altri otto un mezzo giro, e a recarli alla distanza domandata dalle circostanze, o per far fronte all'opposto degli altri colla sinistra in testa, o per volgersi poi dalla stessa parte con altro mezzo giro.
      DIFENILAMMINA (chim.). — Prodotto chimico secondario scoperto da Hoffmann nel 1864 nella distillazione della rosanilina trifenilica.
      DIFENILE (chim.). — Idrocarburo che deve considerarsi come il radicale fenile, supposto nel fenolo e nei suoi derivati. Fu ottenuto isolato per la prima volta da R. Fittig, nel 1862.
      DIFENILMETANE (chim.). — Nome dato da Zincke nel 1871 ad un idrocarburo della formola C13H^,
      che si produce per l'azione dello zinco sopra un miscuglio di benzina e di cloruro di benzile.
      DIFENSORE (giurispr. e st. poi). — È chi assume una difesa. — In alcuni comuni italici sotto il dominio di Roma fu cosi chiamato (defensor o patro-wms) un magistrato eletto dal popolo, che rimaneva in ufficio cinque anni, ed aveva l'incarico di giudicare in prima istanza le liti minori, di ricevere i testamenti, i chirografi, le donazioni, di prevenire i monopolii, ecc.
      DIFESA (giurispr.). — È il complesso degli atti coi quali si propugna un diritto davanti ai tribunali, e specialmente si respingono le imputazioni di reato.
      DIFESA DELLE COSTE. V. Coste (difesa delle).
      DIFESA DELLE PIAZZE FORTI (art. ed archit. mil).
      I. Nozioni generali. — E l'arte di resistere agli attacchi del nemico nella guerra degli assedii (vedi Assedio), arte difficile, che esige il concorso di un gran numero di agenti materiali, un alto grado di energia e di abilità, ed una sperienza consumata.
      Le sue regole sono un misto di fortificazione, di artiglieria e di tattica. Il difendere una piazzaforte, rendendo vani gli sforzi degli assedianti, o prolungandone la resa, è ugualmente glorioso che l'attaccarla e impadronirsene; poiché essendo le fortificazioni permanenti costrutte sulle posizioni più importanti, per proteggere le frontiere, o le capitali, od anche semplicemente le linee più deboli, e per contribuire in ogni parte alla difesa dello Stato, l'esperienza ha insegnato che se l'acquisto di una piazza forte giova per tenere in soggezione il paese nemico, o per servire di piazza d'arme, o per secondare le successive operazioni di un esercito, così il conservare una piazza difendendola vigorosamente bastò più volte ad arrestare i progressi di un nemico già vittorioso ; e ad ogni modo una resistenza ostinata, qualunque sia l'esito di essa, farà perdere al nemico uomini, tempo e provvisioni, e spesso manderà a vuoto un'impresa ben cominciata. Inoltre il felice successo di una buona difesa non contribuisce solamente alla conservazione del proprio paese, ina permettendo assai spesso di passare dalla difensiva all'offensiva, può aprire la strada a nuove vittorie e condurre alle conquiste. Si leggano le storie degli assedii e vi si troveranno ad ogni passo consegnate le conseguenze di una resistenza lungamente protratta.
      L'utilità delle piazze forti è stata sentita in tutti i tempi e presso tutte le nazioni, e in quanto concetto fossero sempre tenute lo provano abbastanza gli onori concessi ad una valorosa difesa.
      Alcuni scrittori e qualche uomo di guerra, Machiavelli tra i primi e Napoleone tra gli altri, parvero inclinare ad una contraria opinione; ma pur Napoleone, che accennando alle operazioni de' suoi generali nelle Spagne aveva lamentato Quon s'y était trop amusé à faire des siéges. fini nondimeno dichiarando che, ove Parigi fosse stata fortificata, ei non avrebbe perduto l'impero.
      Gli antichi erano perfettamente istruiti in tutti i processi relativi all'attacco e alla difesa delle piazze forti, e si applicavano durante la pace a questa sorta di esercizii. I moderni hanno notevolmente esteso l'uso delle fortificazioni, ma in generale, tranne poche eccezioni, hanno negletto l'istruzione degli ufficiali e dei soldati sotto il rapporto dell'ai-
      t^iOOQLe


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

Pagina (521/532)






Bxbliotechetta Shak-speare Payne Collier Sangue Leichtes Blut Colpa Frauenschuld Jena Lipsia Leipzig Skizeen Nuovo Plutarco Neuer Plutarch Vienna Jordan Meyer Nachtseiten Gesellschaft Giorgio Sand Eugenio Sue Dumas About Féval Mérimée Vittor Hugo Dickens Ainsuoorth War-ren Marryat Unsere Zeit Lipsia Falange Alessandro Eliano Alessandro Leone Hoffmann Fittig Zincke Roma Coste Nozioni Assedio Stato Machiavelli Napoleone Napoleone Spagne Quon Parigi Cosi