Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DIFFIDENZA — DEFILAMENTO
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      pongono ad una proposizione, e che possono anche distruggerne il valore in tutto o in parte. Un avvocato si studia sempre di far sorgere difficoltà por inviluppare o sopraffare l'avvocato avversario, il quale, dal canto suo, pone ogni cura per risolverle. Incontrano difficoltà il poeta, il pittore, il compositore di musica nei soggetti che imprendono a trattare; ne incontrano il giudice che deve pronunzial e una sentenza, il negoziante e lo speculatore nell'av-viare o conchiudere un negozio. Hanno finalmente le loro difficoltà le scienze e le arti, spesso anzi possenti eccitatrici del genio a produrre capolavori, dopo di averle superate ; donde il proverbio che « dalle difficoltà nascono i prodigii ».
      Non debbono però queste togliere interamente il coraggio all'uomo, il cui uffizio è di combatterle con una costanza indefessa, nè mai disperare della riuscita, poiché le cose difficili non sono impossibili. Fu, credo, il grande statista lord Palmerston che definì le difficoltà: le cose che si devono superare.
      DIFFIDENZA (etic.). — Quell'eterno sospetto, quell'eccessivo timore di essere ingannati deve inspirarci pietà più che sdegno per colui che è affetto da questa malattia dell'anima. La diffidenza non è però sempre una disposizione ingenita, un vizio di natura; essa proviene bene spesso dall'esperienza. Cosi la gioventù è raramente diffidente, la vecchiezza lo è quasi sempre.
      V'ha un genere di diffidenza che si può riguardare come una buona qualità od anche come una virtù, ed è la diffidenza di se medesimo. Conviene tut-. tavolta che neppur questa sia spinta all'eccesso, I perciocché fu detto con ragione che « la troppa j confidenza produce un impertinente, la soverchiadiffidenza fa uno stupido ». ! Il diffidente per indole è uno degli esseri più infelici della specie umana. Egli non crede nè all'amicizia, nè all'amore; la stessa tenerezza filiale non ottiene sempre fede da lui. In tutte le azioni, in tutti i sentimenti egli suppone qualche motivo segreto ; infelice, il quale non s'avvede che per la tranquillità della vita torna meglio essere ingannato qualche volta che diffidar sempre.
      DEFILAMENTO (archit. mil.). — È quella parte della fortificazione che ha per oggetto di determinare le altezze e le direzioni delle masse coprenti, di maniera che il terrapieno di un'opera piantata sopra di una data posizione venga sottratto alla vista ed ai colpi del nemico, che può dominai la dalle alture circostanti.
      Tra le situazioni in cui le circostanze della guerra possono collocare un corpo di truppe, avvene tre che esigono l'applicazione del diffilamento, cioè nei trincieramenti campali, nelle fortificazioni permanenti e nei lavori d'attacco che si eseguiscono sotto le piazze forti.
      Nelle fortificazioni campali o permanenti che giaciono in pianura sotto di un suolo orizzontale, il comando assoluto delle loro diverse parti, vale a dire le distanze verticali dei cigli interni dei parapetti, che diconsi linee coprenti o linee di fuoco, dal piano del terreno, sono eguali in ogni parte, non esistendo alcuna ragione per cui debbano differire le une dalle altre. Ma se nel limite della cacciata delle armi esistono eminenze o alture,
      dalle quali il nemico possa dominare i parapetti e scoprire l'interno dell'opera, allora le altezze delle masse coprenti dovranno necessariamente variare in alcuna parte in ragione dell'elevazione, della distanza e della posizione relativa di queste alture. Converrà pertanto modificare la forma verticale ed anche la forma orizzontale della fortificazione, di maniera che i difensori raccolti nel campo di battaglia circoscritto dalle linee coprenti 11011 possano in alcuna guisa essere molestati dai tiri di pieno colpo che partono da un punto qualunque del terreno esterno. Quando la fortificazione sarà costrutta in guisa da poter soddisfare a queste condizioni di sicurezza, si dirà diffìlata. In generale si ottiene questo risultamento ponendo le linee da fuoco delle opere che compongono un sistema di fortificazione in piani tali che sovrastino di metri 2,50 almeno a qualunque punto del terreno occupato dai difensori, e che prolungati indefinitamente per ogni verso riescano tangenti alle parti più elevate delle superficie che contengono i fuochi del nemico, qualunque sia l'elevazione del terreno esterno da cui possa appuntare le sue armi contro i parapetti dei trincieramenti. La distanza verticale di queste superficie dal suolo occupato dagli aggressori non può essere maggiore di metri 2,50, giacché risulta di 2,30 per la cavalleria, e di 1,30 a 1,50 per la fanteria e per l'artiglieria. In tutti i casi che si riferiscono al diffilamento delle fortificazioni conviene considerare: 1° il terreno esterno da cui il nemico può battere i trincieramenti ; 2° le masse che debbono riparare i difensori; 3° lo spazio interno che è compreso da queste masse.
      Il terreno esterno da cui partono i colpi del nemico non è indefinito, ma si ristringe ad una zona, la cui ampiezza dipende dalla natura delle armi adoperate nell'attacco, o per megiio dire dal limite oltre il quale cessa la giustezza del loro tiro. Si determina quest'ampiezza col mezzo di archi di circolo descritti dagli angoli saglienti delle opere con un raggio uguale all'ultima cacciata delle armi, ai quali archi si conducono altrettante tangenti parallele alle faccie delle opere.
      Le masse coprenti sono i parapetti, le traverse, i paradossi, ecc., che hanno per oggetto d'intercettare i tiri del nemico, e delle quali si dee determinare l'altezza.
      Lo spazio interno è il terrapieno delle opere limitato dal piede delle scarpe delle banchine nelle opere chiuse, ed in alcuni casi tutta l'estensione circoscritta dal perimetro delle linee di fuoco quando si tratta di riparare dai tiri di rovescio i fucilieri che difendono i parapetti. Nelle opere aperte il diffilamento dello spazio interno si estende fino alla linea di gola, e talvolta più oltre, come nelle linee continue, dove si spinge per 20 metri almeno dietro alle linee di fuoco più internate, affinchè le truppe possano ordinarsi ad eseguire in un terreno difilato tutti i movimenti necessarii alla difesa. La linea che segna il confine del terreno diffilato dicesi limite del diffilamento.
      La superficie del terreno è determinata col mezzo delle curve o sezioni orizzontali e delle quote di altezza ; e siccome si suppone che le linee di tiro siano rette, cosi le questioni del diffilamento si
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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Palmerston Cosi