Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DIFFUSIBILE - DIFFUSIONEdetto principio delle interferenze, che in oggi si ammette per ispiegare tutti i fenomeni della luce nel sistema delle ondulazioni. Fresnel ha tolto ogni dubbio sopra l'influenza reciproca di due raggi luminosi colla seguente sperienza. Due specchi metallici sono disposti l'uno presso l'altro, ed inclinati per modo che facciano un angolo molto ottuso. Una lente cilindrica di fuoco molto coi to è posta ad una certa distanza da questi specchi per concentrare un raggio di luce omogenea o semplice. 11 fascio di luce che diverge dal fuoco cade in parte sopra l'uno e in parte sopra l'altro specchio ; i raggi che ne sono riflessi vanno ad incontrarsi dopo un certo cammino, e nei punti in cui s'intersecano si veggono, con una lente, le frange alternativamente oscure e luminose che si osservano nelle diverse sperienze già riferite. Ora l'azione degli orli degli specchi è certamente nulla in quest'esperienza ; dunque l'influenza reciproca dei raggi che s'incontrano sotto una certa inclinazione è la cagione unica delle frange oscure e luminose che produconsi. Queste frange sono di diversa larghezza, secondo la natura del raggio ; le più larghe sono quelle che si ottengono colla luce rossa; le meno larghe sono quelle della luce violetta; adoperando la luce bianca, le frange presentano i colori più vivi specialmente al centro; il che avviene per la varia larghezza che hanno le frange prodotte dai varii raggi di luce semplice. A spiegare la formazione delle frange, Fresnel considera ogni punto dell'onda luminosa incidente come un centro d'oscillazione da cui partono più raggi in diverse direzioni ; e calcolando l'intensità della luce prodotta dall'influenza reciproca di questi diversi raggi secondarii, ha trovato che le bande oscure e brillanti debbono effettivamente esistere fuori dell'ombra dei corpi e nel loro interno quando queste ombre non sono molto larghe. Tutte le deduzioni dei calcoli fatti secondo questa teoria sopra la larghezza e la situazione delle frange corrispondono esattamente all'esperienza, e sono conformi ai principii d'interferenza (Y. Diottrica e Interferenza). DIFFUSIBILE (mat. med.). V. Stimolante.
      DIFFUSIONE (fis. e chim.). — Colla denominazione di fenomeni dt diffusione comprendiamo una classe di fatti svariatissimi, che si presentano quando due o più fluidi diversi, i quali non possono esercitare azioni chimiche l'uno sull'altro, si trovano in presenza ; sia che essi siano in uno stesso vaso, od in vasi comunicanti, sia che li separi un diaframma ad essi permeabile o capace di divenirlo in date condizioni. Sono essi fenomeni in parte nuovi nella scienza, e per la luce che gettarono sulle teorie della fisica molecolare, non meno che per le svariate applicazioni che se ne vanno facendo, degni di nota.
      I. Descrizione e leggi del fenomeno. — Se in unvaso s'introducono due liquidi diversi, inetti ad agire chimicamente l'uno sull'altro, ed aventi di-veisa densità, essi si dispongono per modo da essere separati, almeno per qualche tempo, da un piano, di cui il liquido più denso sta sotto, il meno denso sopra. Se si scuote il vaso, o se con un agitatore si rimescolano i liquidi, in breve essi si separano di nuovo, ed un piano ben netto ricomincia a dividerli.
      E ciò tanto più, quanto è maggiore la differenza fra la densità dei due liquidi. Ben altrimenti si comportano i gas. Se due gas diversi, non agenti chimicamente tra loro, aventi densità diversissime, s'introducono in un medesimo cavo e si mescolano, per quanto in appresso si lascino in riposo, essi non si separano più. La mescolanza si conserva omogenea sempre. Anzi, se, senza mescolarli, si introdurranno i gas nel vaso per modo che inizialmente il più denso ne occupi la parte più bassa, e che per qualche tempo una superficie piana paja separare i due fluidi, ben presto la separazione cessa di essere nitida, un gas penetra nell'altro, il più denso manda particelle di sè ad occupare le parti più elevate del recipiente, e molecole del meno denso discendono al posto di quelle. Dopo un tratto di tempo più o meno lungo, a seconda della natura dei gas, si ha una mescolanza omogenea. Anche quando i due gas, a vece di essere posti in un unico vaso, sono collocati in due vasi posti ad altezze meno differenti, e comunicanti tra loro per mezzo di un tubo, e che il gas più denso occupa il vaso inferiore, dopo qualche tempo essi si mescolano e dànno un tutto omogeneo. Prendasi, per esempio, una bottiglia di veti o e si riempia di gas cloro, ed una bottiglia eguale riempiasi di gas idrogeno, ed uniscansi i due vasi con un tubo lungo e verticale infisso nei due turaccioli; il cloro stia nel vaso inferiore, l'idrogeno nel superiore; il tutto sia posto in luogo difeso dalla luce solare, talché tra i due gas non possa avvenire la combinazione chimica. Il cloro, che è in basso, pesa ciica tren tasei volte più dell'idrogeno, che si trova in alto; eppure, dopo qualche ora, il cloro è salito fino nel vaso superiore, come lo prova una leggiera tinta verdastra che vi si produce; l'idrogeno è disceso verso il cloro, e i due gas finiscono per formare una mescolanza omogenea in tutto il sistema delle boccie e del tubo. L'esperienza prova che lo stesso avviene degli altri gas. Trattati nello stesso modo, essi si mostrano, dopo un tratto di tempo sufficiente, mescolati, e così rimangono indefinitamente. Questo fenomeno avviene più o meno rapidamente, a seconda del peso specifico dei gas ; e, contrariamente a ciò che si credeva dapprima, i gas si mescolano tanto più presto quanto più sono diverse le loro densità. Se due lunghi recipienti di vetro immersi nell'acqua coll'estremità aperta, sono pieni a metà il primo di aria, l'altro d'idrogeno, per modo che in entrambi l'acqua si elevi a metà della loro altezza, e se allora s'introducano contemporaneamente nei due vasi uguali quantità di etere solforico, bi vedrà il livello dell'acqua nei due vasi abbassarsi sotto la pressione del vapore d'etere, che tosto si produce, ma ciò succederà molto più prontamente nel vaso contenente l'idrogeno, che non in quello contenente l'aria. Dopo qualche tempo però l'acqua s'arresta d'ambe le parti alla medesima altezza e vi si mantiene. Egli è che una medesima quantità di vapore d'etere si forma definitivamente d'ambe le parti, quantità necessaria per saturare la capacità del vaso ; ma questo vapore si diffonde più facilmente nell'idrogeno che nell'aria. Il vapor d'etere ha la densità di 2,5860, l'aria 1, l'idrogeno 0,06926; la diffusione avviene adunque più prontamente nel
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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