Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DIGA
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chitetto idraulico nello stabilire una diga è la figura o la forma della sezione che deve dare ad essa. L'esperienza e l'opinione dei più grandi idraulici è che si debba in ogni caso evitare la forma perpendicolare, specialmente del petto delle dighe, cioè della parete che si oppone alle acque. Infatti il celebre Viviani dice che « la corrente urtando e scorrendo a' piè di quel piombo, vi rimolina e scava, e dopo di aver portato via il terreno che vi è sotto, affonda o si leva in capo e scompone il riparo ». Non è diversa l'opinione del Grandi, nè del Montanari, che, convinto profondamente di tale necessità, muniva i suoi ripari lungo le sponde opposte alle correnti con varii ordini di palafitte rivestite di tavolati a scarpa, per così preservarle dai rodimenti e dalle punte dei vortici. Lo Zendrini pure insiste sulla necessità di dare ai ripari un dolce declivio verso le acque, e il Lorgna ebbe questa principale avvertenza nelle opere intraprese per la rettificazione del Po al confluente della Trebbia. Tutti infine gli scrittori di cose idrauliche concordano nel pensare che in questo accorgimento consista il principale e migliore artifizio di tutte le opere di difesa contro le acque. Le famose dighe dei littorali del veneto estuario furono costrutte con larghissimo piede e con una discesa poco sensibile dal loro ciglio al mare. Se ne munì il piede e il petto di palafitte e di sassaje, e talora anche nei tronchi più deboli ed esposti si rivestirono di pietre sostenute da colossali opere murali. E siccome queste dighe appoggiansi ad una striscia d'isolette sabbiose, che formano una naturale barriera dividente la laguna dall'Adriatico, le quali isolette non sono di uniforme resistenza, si adottarono certe modificazioni parziali nel sistema generale di difesa e per accomodarsi ai luoghi, e per diminuire l'enorme dispendio di sì grande costruzione, che ha la lunghezza di quasi 13,000 metri, e costò l'enorme somma di ben 12,000,000 di lire. Ma questi maraviglisi ripari furono trascurati negli ultimi tempi del veneto governo e nel corso delle guerre, sicché provarono tali guasti da minacciare i porti e la città stessa di Venezia. Il Governo austriaco ne intraprese la restaurazione dopo le procelle che sul finire del 1825 agitarono l'Adriatico non meno che gli altri mari, allorché la furia delle burrasche, smosse alcune dighe marmoree e specialmente quelle cui mancavano le scogliere, ruppe le dighe di terra che si alternavano alle murate, e penetrando nella laguna portò la desolazione e lo spavento fino negl'interni eanali di Venezia. Nel progetto della nuova diga si pensò a darle più ampia base, acciò sostenesse con minore pericolo l'impeto del mare. L'altezza si fece uguale a quella delle antiche dighe marmoree o murazzi, cioè di m. 4,50 ; ma la larghezza alla base, che negli antichi era di circa m. 13,50, si portò a 22,50, dando 4 metri di larghezza alla sommità; l'inclinazione del lato verso le lagune o la scarpa interna è ad angolo semiretto; quella dell'esteriore o del petto della diga ha per base il residuo della totale sua larghezza. Questo sistema di profilo è quello che difende il littorale di Malamocco ; e collo stesso principio, modificato in conseguenza di circostanze locali, furono stabilite le nuove dighe dei littoralidi Pelestrina e di Cliioggia (vedi Tav. CCXXXHI, figg. 1 a 7).
Le celebri dighe d'Olanda vennero conformate cogli stessi principii ; e quelle della Mosa presso il mare hanno 21m,30 di base con 3 metri di elevazione; mentre dalla parte delle Dune il pendio è ancora più dolce, giugnendo ad avere una base dodici volte maggiore dell'elevazione. 11 suolo della Zelanda, della Frisia, della Groninga e di una parte dell'Olanda propriamente detta è molto inferiore al livello del mare del Nord e dello Zuyderzee, e però gl'industriosi abitatori inalzarono enormi dighe per proteggere le loro terre dall'inondazione di quei due mari, dighe d'incredibile dispendio non solo per la primitiva costruzione, ma per l'indispensabile e costosissima manutenzione annuale.
Quando abbondano le buone terre, il minore dispendio per costruire le dighe è di formare un nucleo di terre riportate,convenientemente disposte e battute a mazzeranga; curando di munire con palafitte, steccate e scogliere il piede della cortina esposta all'impeto delle acque e di rivestirne il petto con pietre collegate e cementate. Le nuove dighe di Venezia constano di un nucleo di terra proveniente dallo scavamento e dagli spurghi della laguna, e la faccia volta al mare è rivestita di grossi massi presso a poco regolari, connessi e cementati, che si allettano sopra un ciottolato battuto ; e le pietre sono disposte in guisa che quelle di maggior dimensione stanno al piede e diminuiscono gradatamente nell'alzarsi verso la sommità. Il piede esterno è munito di una linea di pali e di una scogliera di grossi ciottoli.
Nei luoghi abbondanti di grossi legnami si possono ottenere buone difese con armature che sostengano i terrapieni, tanto più affondando i pali obliquamente e secondo l'inclinazione che si vuol dare al petto del riparo, e fortificandone il piede con scogliere o sassaje di grossi macigni.
Nell'Oceano specialmente si fanno ottime dighe di seconda importanza con un sistema di armature di legname che abbracciano e tengono fermo un imbottito di fasci di vimini strettamente legati e talora pieni di pietrame o di grossa ghiaja, uniti fra loro da spessi piuoli. Bélidor descrive le dighe di questo genere formanti il canale per cui si entrava nel porto manufatto di Dunkerque, e sog-giugne che l'enorme quantità di crostacei che si attaccavano alla superficie di quelle opere ne aumentava il peso in guisa da crescerne mirabilmente la resistenza. Perciò era severamente vietato il raccogliere qualunque specie di crostacei attaccati ai fasci di tali dighe.
Le rive dei tronchi inferiori dei grandi fiumi che sboccano nei mari soggetti a forti maree debbono essere difese da dighe affatto simili a quelle che si oppongono al mare; perocché quei tronchi essendo di grande ampiezza ed entrando in essi le maree, sono soggetti a rigonfiarsi enormemente nei tempi delle piene e nelle alte maree accompagnate da venti impetuosi; e d'altronde debbono soffrire il cozzo dei marosi nelle burrasche come se fossero opposte al mare.
Ma quando i climi e le qualità delle terre danno una ricca vegetazione, si otterrà sempre un buout^iOOQLe
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