Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DIGAMMA 0 VAU - DI GENESIrisultato rivestendo le dighe dei tronchi inferiori dei fiumi, che si trovano uelle circostanze testé accennate, con arbusti e vegetali che crescano volentieri in vicinanza delle acque; perchè questi, abbarbicandosi nelle terre e intrecciando in mille guise e direzioni diverse le loro radichette, dànno grande solidità alla crosta per resistere all'urto delle correnti.
Le dighe ordinariamente di pietre che s'inalzano per proteggere i porti, tanto se sono attaccate alla terra, quanto se sono gettate isolatamente e come difese avanzate,nella forma e direzioni più utili per rompere le onde e facilitare l'accesso ai porti,prendono la denominazione speciale di Molo (Y. anche Porto).
DIGAMMA o VAU (filol). — È il nome dato dai grammatici ad una lettera che apparteneva all'antico alfabeto dei Greci. Pare che vi occupasse il sesto luogo, giacché mentre Yepsilon si adopera come numero simbolico per cinque, la lettera seguente, quale ora l'alfabeto è disposto, è rappresentante del sette. Oltracciò questa posizione del digamma corrisponderebbe per l'appunto a quella del vau degli Ebrei e dell'/'nell'alfabeto latino, due lettere affini di valore e di forma. Altro argomento si troverà nei principii che pajono aver determinato la disposizione dell'alfabeto greco (V. Alfabeto). Questa lettera vedesi ancora in molte iscrizioni. Quanto al suo valore, è opinione generale e ben fondata che equivalesse al suono dell'M nella parola uomo.
L'uso del digamma predominava più particolarmente nel dialetto eolico della lingua greca. Omet-tevasi comunemente negli altri dialetti, massime nell'attico ; e siccome questo diventò il prediletto della greca letteratura, così il digamma scomparve finalmente dall'alfabetto. Perfino i poemi omerici, ch'erano stati scritti in un dialetto avente ancora il digamma, vennero presentati agli Ateniesi senza questa lettera, con grave danno del metro. Ma quantunque la forma del digamma non fosse ammessa nel dialetto attico, adoperavasi però talvolta la vocale o che ne faceva le veci, come in otSa, oTxo?, oTvo?, equivalenti FIAA, FIKOE, FIN02 (analogo al latino video, vicus, vinum) ; ed era affatto superfluo prefiggere il digamma come in F0IK02, benché si facesse talora. Altre volte Yupsilon teneva il luogo del digamma, come nei nomi che terminano come paaJeu? (BA2IAEF2). La lingua latina essendo più strettamente connessa col dialetto eolico dei Greci, abbonda nell'uso di questa lettera; giacché la vera pronunzia del v o u consonante pare essere stata come quella dell'tt in uomo, o non sarebbesi così prestamente cambiata nella vocale u. Le voci greche toóv, eap, £Formice rispetto ad Ormite. La sparizione del digamma in un dialetto e la sua conservazione in un altro è perfettamente d'accordo con ciò che si vede nelle lingue moderne; e se ne potrebbero citare molti esempi,massime nelle lingue teutoniche e loro affini.
DIGASTRICO (anat.). — Muscolo così chiamato dal greco due volte, e y«Chaussier) è situato nella parte anteriore laterale superiore del collo, ed è formato di due ventri riuniti ad un tendine intermedio (Tavola XXXVII, fig. H, 2, 3). Il ventre posteriore più lungo si attacca mediante un'aponeurosi all'incisura digastrica del temporale, ed inferiormente termina nel tendine intermedio discendendo obliquamente. Questo tendine attraversa il muscolo stilojoideo (ivi, fig. H, 5), si unisce coli osso joide, e dà origine al ventre anteriore che va ad inserirsi nella fossetta della faccia interna della mascella inferiore, situata lateralmente alla sinfisi del mento. Questo muscolo corrisponde esternamente col complesso minore, collo splenio (ivi, fig. G, 5), col pellicciajo e sterno-mastoideo (ivi, fig. 0, 1), anche colle ghiandole parotide e sotto-masccllare; internamente coi muscoli aderenti al processo stiloide, colle due carotidi, colla vena gin-golare interna, col nervo ipoglosso e coi muscoli milojoideo ed ioglosso. Esso abbassa la mascella inferiore, inalza l'osso joide, e credesi che sollevi la testa allorquando si apre la bocca.
DIGBY (geogr.). — Piccolo porto di mare della Nuova Scozia, sulla Baja di Fundy, abbastanza frequentato per la pesca di piccoli aringhi che si esportano. Abitanti 1570.
DIGBY (slr Everardo e sir Kenelme) (biogr.). — Il primo fu uno degli autori della famosa Cospiraeione delle polveri in Inghilterra. Il secondo, suo figlio, nacque a Londra nel 1603, tre anni prima che suo padre salisse il patibolo, e morì nel 1665. Fu fecondo poligrafo, e si citano di lui principalmente: A con-ference with a Lady about the choice of a religion ; Observations on Spcnser's Fairy Queen ; A Treatise on the sotti, ecc.
DIGENESI (biol. e fisiol). — Condizione di quegli esseri viventi (vegetali ed animali) che si riproducono per due modi diversi di nascimento, uno per uova e sperma, l'altro senza sessi per germi o gemme. Quest'ultimo modo succede al primo. In molte specie animali, specialmente parasitiche, accade che un embrione sbucciato da un uovo (prosco-lice), date certe condizioni, genera, prima di essere munito di organi sessuali sviluppati, uno o più embrioni, e muore non giungendo all'età sessuale (distomi). Gl'individui formanti questa seconda generazione sono nati per gemmazione o per genesi nel corpo dell'embrione ovolare, o alla sua superficie; non percoriono le stesse fasi di evoluzione dell'embrione uscito dall'uovo che rappresenta la madre. Spesso da individui di questa seconda generazione (scolice) nascono in analogo modo individui ad essi somiglianti, in mezzo ai quali però appajono embrioni di altra forma (cercarie), che a poco a poco assumono organi sessuali, e rappresentano una generazione finale (proglottidi), mentre la madre loro si distrugge. — Osservasi la digenesi negl'insetti (igorgoglioni), nei crostacei (linguatule), ne! mnlli-scoidi tunicati e briozoi (V. Generazione alternante o Partenogenesi).
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