Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DIGNITARIO - DIGRASSAREuna quistione che parve sempre di difficile soluzione. Da che cosa proviene che la generosità ed il coraggio sono più stimati e conferiscono maggior dignità che non la bontà d'animo od anche la giustizia, quantunque queste contribuiscano più dei primi alla felicità sì privata che pubblica? Tal quistione, proposta improvvisamente, potrebbe imbarazzare anche un filosofo ; ma appoggiandosi alle precedenti osservazioni, essa può sciogliersi con molta facilità. Le virtù dell'uomo, come tutte le altre cose, si procacciano la nostra stima non per la loro utilità, il che è oggetto di riflessione, ma per l'impressione diretta che fanno sopra di noi. La giustizia e la bontà sono in molti casi virtù negative, che di rado fanno qualche impressione, tranne quando avviene trasgressione o mancanza dell'una o dell'altra. Il coraggio e la generosità, all'opposto, suscitando alti sensi, eccitano il gran sentimento della dignità umana, così dentro di noi come negli altri, e per questa ragione sono in maggiore estimazione delle altre virtù mentovate; noi le riguardiamo come grandi ed eccelse, e perciò degne di maggior lode. Il che ci trae ad esaminare più da presso i sentimenti e le passioni in relazione coll'argomento presente, nè ci sarà difficile di formarne una graduazione, cominciando dalle più basse e ascendendo gradatamente a quelle dell'ordine più elevato. I piaceri de' quali sono stromenti i sensi del gusto o del tatto, o, con altre parole, i piaceri fisici, sono tenuti di un ordine basso, ed usati con eccesso sono anche riguardati come abjetti; motivo per cui le persone di qualche elevatezza d'animo non lasciano travvedere il piacere che provano nel mangiare e nel bere. I piaceri della vista e dell'udito, non avendo propriamente sede in quegli organi, si gustano senza rossore; che anzi, quando l'oggetto loro è nobile ed elevato, sono capaci di un certo grado di elevatezza. Lo stesso avviene dei sentimenti che de-stansi in noi per simpatia : una persona virtuosa che sopporta con fortezza e costanza uno stato di crudele infortunio eccita negli astanti che ne rimangono commossi un sentimento consimile di elevazione e dignità. Gli affanni poi che provansi pei nostri simili non sono mai di bassa natura, che anzi si confanno troppo bene ad un essere socievole, e destano un'approvazione generale. 11 grado che deve occupare l'amore nella nostra scala dipende in gran parte dalle qualità di chi n'è l'oggetto. Allorquando è soltanto fondato sui pregi esteriori, esso sta al basso, e nell'infimo grado poi quando la persona amata è d'inferiore condizione e senza alcuna qualità straordinaria che la distingua ; ma quando si forma sulle più elevate doti interne, ossia nell'animo, si inalza a un grado non comune di dignità. Lo stesso dicasi dell'amicizia. La gratitudine, quando è viva, riscalda bensì l'animo, ma di rado ha per effetto di sollevare a dignità. La gioja può avere questo ri-8ultamento allorché procede da una causa nobile.
      La dignità non può essere attributo di veruna passione turpe o malevola; luna è frivola, l'altra è severa ; questa ha per effetto di deprimere l'animo, quella di eccitarlo; ma a nessuna di esse si accompagna elevatezza e meno ancora dignità. La vendetta, in particolare, quantunque accenda e renda tumido l'animo, non ha mai nulla di dignitoso, anzi è mani festa m e;, te bassa e vile quando s'appiglia avie coperte e fraudolente al modo dei codardi. La vergogna ed il rimorso, quantunque deprimano gli spiriti, non sono però sentimenti abjetti. L'orgoglio, passione quant'altra mai odiosa, è lungi dal conciliare dignità agli occhi della gente ; ma la vanità si mostra sempre cosa bassa e meschina, principalmente quando, come per lo più avviene, essa non ha che un misero fondamento di triviali qualità. I piaceri intellettuali tengono, quanto a dignità, uno dei primi posti ; cosa di cui ognuno può rendersi ragione quando si faccia a considerare le importanti verità che vennero dischiuse dalla scienza, quali sono i teoremi generali e le leggi che governano il mondo sì fisico che morale. Essi convengono all'uomo quale essere ragionevole e contemplativo, e giovano non poco a nobilitarne la natura ; egli estende sino alla Divinità le sue contemplazioni, le quali col discoprire un'infinita potenza, sapienza ed amore, eagio-nano un diletto della più sublime natura. Quinci si fa manifesto che le arti belle, studiate nella loro essenza, come conquista dell'intelletto, debbono offrire una soddisfazione di un genere nobilissimo, superiore di gran lunga a quella che sogliono produrre come oggetto di mero gusto. Ma la contemplazione, quantunque per se stessa stimabilissima, vuole considerarsi principalmente come sussidiaria dell'azione; giacché l'uomo è un essere por sua natura più attivo che contemplativo. Egli pertanto dispiega maggior dignità nell'azione che non nella semplice contemplazione. La generosità, la magnanimità l'eroismo, la carità sublimano il suo carattere al più alto grado; queste virtù manifestano meglio la dignità della sua natura, e lo avvicinano alla Divinità più che tutti gli altri suoi attributi.
      La cultura di questo nobile sentimento dovrebbe essere precipuo oggetto dell'educazione dei giovanetti, e genitori e maestri dovrebbero porre la massima cura acciò venissero evitati tutti quegli atti che tendono ad indebolirne l'efficacia. La rozzezza delle maniere, una sciocca alterigia, la scurrilità del linguaggio dovrebbero essere severamente bandite fin dai primi passi della vita, giacché chi non sa serbare abitualmente il rispetto dovuto a se stesso ed agli altri, è ben rado che non avvilisca la propria natura con opere viziose ed abjette. Che se la dignità morale è necessaria in tutte le relazioni sociali, diventa poi indispensabile nella vita privata della donna, la quale ha in essa uno scudo contro le seduzioni, uno stimolo all'adempimento de' suoi modesti doveri, e nulla vi può essere di più spregevole di una donna nella quale questo sentimento sia estinto.
      DIGNITARIO (gerarch.). — Chi è rivestito di una Dignità (V.), e si dicono prandi dignitarii coloro che tengono supremi gradi in una gerarchia.
      DIGRADAMENTO (piti.). — L'arte di unire e fondere insieme convenientemente i colori e le tinte.
      DIGRAMMA (gramm.). — Figura per cui si prolungano di una sillaba le parole, massimamente per comodo dei versi sdruccioli.
      DIGRASSARE (tecn.). — Operazione di vario genere nelle arti e nelle industrie. — In pittura dicesi digrassare il nero la pratica che si fa sul nero di fumo di lampada e su tutti gli altri neri tratti da materie resinose, prima di adoperarli, affine di
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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