Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DIGRESSIONE — D1JON, DIGIONEil bisogno di sostenere ed aumentare l'interesse è per l'autore un continuo avvertimento di procedere al fatto; ma si tollerano, anzi possono piacere nelle memorie biografiche, a patto però che non vi siano in tanta abbondanza che la narrazione principale (come si è visto in alcuni di siffatti scritti) scompaja, per così dire, sotto il cumulo degli episodii. Molte volte l'obbligo imposto a un autore di riempiere un dato numero di volumi l'ha tratto a digressioni troppo frequenti. Il celebre Cardano confessa schiettamente in una delle sue prefazioni che, ricevendo un tanto al foglio dai librai, aveva dovuto spesso ricorrere a questo partito delle digressioni. L'uso continuò; ma gli odierni facitori obbligati di digressioni non hanno la medesima sincerità. La digressione può animare e variare la conversazione, dove però ha anche i suoi abusi ; e infatti non è cosa che rechi tanta noja quanto il saltare di palo in frasca di certi parlatori, cui tutto serve di pretesto per cambiar soggetto.
DIGRESSIONE (Sole ; significa lo stesso che Elongazione (V.); ma si usa più particolarmente la paiola digressione quando trattasi dei pianeti inferiori Mercurio e Venere, il primo dei quali si allontana soltanto di 28° ed il secondo di 48°. Quando uno di questi due pianeti è nella massima digressione orientale od occidentale, il raggio per cui lo vediamo è una tangente all'orbita del pianeta, il quale si mostra per qualche tempo alla stessa distanza dal Sole, ossia alla stessa elongazione; questa circostanza è molto favorevole per determinare esattamente la situazione e la grandezza dell'orbita, cioè il suo Afello, la sua Eccentricità, ecc. ( V. questi nomi).
DIGROSSARE (B. A.). — Termine degli scultori per significare il primo e più grosso lavoro del marmo o della pietra che deve convertirsi in opera d'arte. Misurato e squadrato che essi hanno il masso tal quale è tratto dalla cava, fissano alcuni punti, i quali loro servono di norma per poter abbozzare la figura secondo il modello che già prima condussero in creta e poi formarono in gesso. Questi punti segnano il mezzo, gli estremi più sporgenti : e debbono corrispondere precisamente ad altri punti segnati sul modello, per dar la norma al bozza-tire onde non tolga dal marmo più di quello che sia necessario. Questo lavoro del digrossare affidasi per lo più ai giovani che vogliono avvezzarsi a condurre opere di scultura, acciocché apprendano come debbasi operare il taglio dei marmi, senza che, prese le necessarie misure, vi sia pericolo che facilmente li guastino. Vi sono pure operai che, inetti a modellare, non si occupano d'altro. Si eseguisce cogli scarpelli, coi gradini e coli e punte; e quando è già inoltrato, anche col trapano. I veri artisti non digrossano mai, o quasi mai, reputando ciò fatica e tempo sprecato. — Metaforicamente parlando, dicesi digrossato un lavoro qualsivoglia, sia di letteratura, o sia d'arte qualunque anche meccanica, allorché non vi resta che a studiar le parti e dargli l'ultima mano.
DIHONG o SAMPO' {geogr.). — Il più grosso ramo alimentarn e del fiume Brahmaputra, che nasce nel lato settentrionale dell'Imalaja presso le sorgenti del Sutlege e dell'Indo, a 30° 25' lat. N. ed 82° 5'
long. E. (Greemv.). Traversa il Tibeto, e raggiunge il Brahmaputra all'angolo N. E. di Assalii.
DIIPOLIE (stor. relig.). — Antichissime feste che celebravansi ogni anno sull'acropoli di Atene in onore di Giove soprannominato Polieo. Suida e lo scoliaste di Aristofane credono erroneamente che le diipolie fossero le stesse che le diasie. Celebravansi al 14 di scirroforione. La maniera con cui facevasi in quest'occasione il sagrifizio di un bue, e l'origine del rito vengono descritte da Porfirio, come pure da Pausania e da Eliano. Gli Ateniesi ponevano orzo misto con frumento sull'altare di Giove e ve lo lasciavano incustodito, e quindi vi si lasciava avvicinare il bue destinato al sagrifizio. Uno dei sacerdoti, visto l'animale cibarsi, prendeva la scure, l'uccideva e correva via. Gli altri, quasi ignorassero chi aveva ucciso l'animale, facevano licerche, e da ultimo citavano la scure, che veniva finalmente dichiarata colpevole del bovicidio. La festa aveva appunto avuto origine dal fatto che essendo al tempo di Eretteo stato ucciso un bue, fuggitone l'uccisore, la scure fu dichiarata colpevole.
DUSOPROPILE (chim.). — Carburo d'idrogeno, isomero dell'idruro di essile.
DIITI (stor. eccl.). — I monaci acemeti (da a priv. e xotaaw, dormo), che divisi in tre schiere, succedendosi gli uni agli altri, notte e giorno salmeggiavano, furono addimandati anche Diiti, perchè abitavano nel monastero di Dio in Costantinopoli, fondato dall'abate san Dio, siccome scrive il Bernini (lstor. delle Eres., p. 273). Il Macri nota che il detto monastero era chiamato Diiticum per ragione del suo archimandrita (Not. dei voc. eccl.,s. 0.), di cui il Menologio greco fa memoria sotto il giorno 19 luglio. Il Martirologio romano, addì 8 febbrajo, ha la seguente commemorazione : Costantinopoli8, natalis monachorum martyrum monasterii Dij (vedi Acemeti).
DIJON, DIGIONE (geogr.). — Città della Francia, capoluogo del dipartimento della Còte-d'Or, s tuata sull'Ouche, affluente della Sonna, a 310 chil. al S. E. di Parigi. Al tempo dei Romani, questa città esisteva sotto il nome di Dibio, Divio o Divonium. Un'antica tradizione riportata da Gregorio di Tours dice che l'imperatore Aureliano fece di questa città una piazza forte di molta importanza; altre pajono confondere Aureliano con Marco Aurelio che visse 1111 secolo prima. Nel v secolo questa città passò dal dominio dei Romani sotto quello dei Borgognoni e poi dei Franchi. Sotto i Carolingi fu signoria dei vescovi di Langres, che quivi spesso risiedevano; e nel ix secolo ebbe conti proprii, vassalli dei vescovi. Nell'xi la signoria di Dijon fu unita al ducato di Borgogna (V.). Nel xn i duchi fecero riedificare la città, ch'era stata incendiata, e poi le concedettero una costituzione municipale. Nel xiv si eressero nuove mura che attorniavano la città romana e la maggior parte dei sobborghi. Sotto i duchi borgognoni della prima razza fu eretta in viscontado, che finì nell'anno 1276, e i diritti -dei visconti passarono poscia al Municipio e ai cittadini. Per lo più vi risiedettero i duchi di Borgogna, e cosi della prima come della seconda razza, e quando Luigi XI si impossessò della Borgogna e vi stabilì il Parlamento, ne fissò la sede in questa città. Il 31 di^.ooQle
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