Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DIJON (CONCILII DI) - DILATAZIONE
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ottobre 1870 la città capitolò al generale "Werder ; fu evacuata dai Tedeschi il 27 dicembre, e nel gennajo 1871 divenne quartier generale dell'esercito orientale francese sotto Bourbaki. I volontarii italiani del generale Garibaldi, accorsi in ajuto della Francia, si segnalarono presso Dijon col consueto loro valore ; e fra essi va notato specialmente il prode colonnello genovese Stefano Canzio. Ma il 1°febbraio 1871 fu rioccupata dall'esercito alemanno.
E situata in una pianura che termina a ponente alle colline che connettono le Cevenne e le montagne del Forez colle altnre di Langres e coi Vosgi. Tra' suoi edifizii sono notevoli la prefettura e l'antico palazzo degli Stati di Borgogna, l'ultimo dei quali contiene un museo di pittura e scultura, di antichità e di storia naturale, con una biblioteca di 40,000 volumi. Merita pure attenzione la chiesa di San Benigno, edifizio gotico la cui guglia è mirabile per altezza e per leggierezza d'architettura. La popolazione è (1872) di 40,116 abitanti. L'industria principale vi si esercita nella fabbricazione di berretteria, schiavine, stoffe di cotone, cappelli, majolica, pelli conce, ecc. La mostarda di Dijon ha una riputazione europea. Questa città è sede di prefettura, di una Corte d'appello, di varii tribunali e di un vescovo suffraganeo dell'arcivescovo di Lione. Vi nacquero Bossuet, Crébillon, Piron, Rameau, Daubenton, Guyton de Morveau ed altri uomini illustri, fra i quali san Bernardo, che si può dire di Dijon, essendo nato in un villaggio delle vicinanze.
DIJON (Concili! di) (stor. ecel.). — La fede cristiana fu predicata in Digione dai primi tempi del cristianesimo, e vi furono celebrati quattro Concilii o sinodi, che qui notiamo.
Il primo è dell'anno 1020, che trovasi notato dal Lenglet (Tavol. cronol.), il quale afferma che trovasene memoria unicamente nella storia dei vescovi di Auxerre.
Il secondo fu celebrato l'anno 1115, a motivo delle differenze insorte fra le chiese di San Giovanni e di Santo Stefano di Besanzone, riferito dall'autore sopra citato.
Il terzo, tenuto nel 1117, versò intorno ad una grave controversia insorta tra i canonici regolari di San Benigno e certo Hombert, a motivo delle temporalità (Collect. Condì., t. vi, p. 681).
Il quarto, nel 1199. Pietro di Capua, legato apostolico, assistito da quattro arcivescovi e diciotto vescovi, vi trattò del matrimonio del re Filippo Augusto, il quale avrebbe desiderato di sciogliere ogni contratto con Isabella sua moglie, che parteggiava pel conte di Fiandra suo zio (col quale il re era in iscrezio), e passare a seconde nozze. Sembra però che il legato nulla decidesse, nè che sottoponesse il regno ad interdetto; ma che le cose si accomodassero di cheto, mercè l'affettuosa som-messione della regina (V. Filippo Angusto).
DIKA-BREAD (hot. e chim.). — Sostanza vegetale che ha qualche somiglianza colla Coca (V.). Si prepara col frutto della mangifera gambonensis, albero della costa occidentale d'Africa.
DILATABILITÀ {fis.). — È una delle proprietà generali dei corpi, che li caratterizza aggregazioni di particelle materiali, e non materia continua. Ladiminuita pressione può dar luogo alla dilatazione dei corpi; ma la causa diretta della dilatabilità è il calorico, che esercitando fra gli spazii intermolecolari la sua forza elastica, ne allontana le molecole e ne accresce il volume. Mille volgarissimi fatti comprovano essere la dilatabilità proprietà generale dei corpi; e di fatto, qualunque corpo che si riscaldi accresce di volume spesse volte cosi sensibilmente da potersene accorgere coi mezzi più comuni di osservazione. Un vaso d'acqua ripieno fino all'orlo trabocca se si riscaldi ; e così avviene nella maggior parte dei liquidi. Un corpo solido per effetto del riscaldamento cresce nelle sue dimensioni, e più evidentemente nella maggiore, quale direbbesi la sua lunghezza. Una bottiglia contenente dell'aria, quando sia ristretta nel collo da potervi frapporre una gocciola di liquido colo* rato, offre il fenomeno di farla scorrere se si riscaldi, ecc. ecc. L'effetto di questa proprietà generale dei corpi è detto propriamente Dilatazione (V.), e sotto questa parola il lettore troverà svolte con sufficiente dettaglio le dottrine che spettano al misurare i diversi gradi con cui si manifesta la dilatabilità nei corpi, ed a seconda delle diverse circostanze in cui si esaminino. Qui terminiamo con una semplice considerazione filosofica sugli effetti naturali della dilatabilità dei corpi, accennando come per essa la natura morta trovasi anch'essa in continuo movimento al par della viva. E di fatto non vi ha pietra, metallo, argille cotte, nè corpo veruno inorganico che non soffra dal dì alla notte, pei- causa delle variazioni termometriche, oscillazioni e movimenti molecolari continui, veramente perpetui. Al crescere della temperatura tutto quaggiù si dilata, al decrescere della stessa tutto si ristringe. Lo stato di quiete adunque è uno stato veramente immaginario nella materia, anche astrazione fatta del perenne movimento del nostro pianeta (V. Dilatazione).
DILATAZIONE (fis.). — È l'atto con cui un corpo aumenta di volume senza cangiamento nè di stato, nè di aggregazione, nè di chimica composizione (Y. Dilatabilità). La dilatazione è l'opposto della condensazione; a quella corrisponde un accrescimento, e a questa una diminuzione di volume.
Due sono le cause principali della dilatazione dei corpi, la pressione diminuita e la temperatura accresciuta.
' Analizziamo gli effetti di queste due cause della dilatazione.
I. Pressione. — L'elasticità di un gran numero di corpi solidi è una prova della facilità che hanno di ritornare al loro volume primitivo tostochè cessa la potenza che gli aveva compressi. Ma in generale queste sostanze non possono provare notevoli cangiamenti nelle loro dimensioni; così l'acciajo, il inanno, l'avorio, ecc., quantunque sommamente elastici, cedono difficilmente alla compressione. Le lamine sottili che si piegano senza rompersi, subiscono una dilatazione nella faccia che diventa convessa, mentre nella faccia opposta le particelle, strette le une contro le altre, provano una vera compressione che cessa all' istante in cui, abbandonando la lamina a se stessa, sono dall'elasticità ricondotte alla loro distanza primitiva* I metallit^iOOQLe
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