Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DILIGENZA — DILLEN 0 DILLENIUS GIAN GIACOMOvarietà congiunta all'unità dee riguardarsi qual primo elemento del bello e quindi del dilettevole ; 2° che la regolarità, la proporzione, Yordine , la simmetria, la conosciuta corrispondenza de* mezzi col fine, l'esatta imitazione della natura, la novità, la grazia, Yeleganza, la sublimità, la magnificenza sono i peculiari prestigi dell'uno e dell'altro. Nel fatto tutte queste cose giovano ad attrarre, ad inter-tenere maggiormente l'attenzione, esercitandola; ad accrescere il numero delle idee e (jelle impressioni; e ad agevolare il modo di distintamente concepirle e sentirle ad un tempo stesso senza fatica.
Ora, applicando gli esposti principii alle opere dell'ingegno e singolarmente alle letterarie, a renderle belle e quindi dilettevoli bisogna: 1° unità di soggetto, onde l'attenzione si fissi intera in un sol punto; 29 varietà di parti, contribuendo la moltipli-cità delle idee ad esercitare l'attenzione con maggior diletto, togliendola dalla noja arrecatale dall'aggi-rarsi a lungo sopra una sola ideao sopr'altre affatto uniformi ; 3° acconcia distribuzione, proporzione , ordine, connessane fra queste parti, onde tutte s'intendano a formare un tutto bello, armonico, facile a concepirsi, ecc.; 4° esatta corrispondenza di mezzi col fine che ci proponiamo, il quale4»nel caso nostro essendo il diletto, si penserà a pitture vive, piacevoli, ingegnose, vere, a vaghezza d'immagini, a beltà di figure, a colorito di stile che dia maggior risalto e splendore alle cose che vogliamo rappresentare, diverso secondo i diversi soggetti, facile, grazioso, elegante, vivace, robusto, sublime, magnifico, ecc., secondo le circostanze. Orazio scrisse che il poeta si propone per fine o il giovare o il dilettare: Aut prodesse volunt aut delectare poetce. Altri vogliono che il diletto non sia che un ausiliare dell'utilità; ma certo ò che si dànno assai poesie di puro diletto. Concludiamo con Orazio che lo scrittore deve applicarsi ad istruire e a dilettare ad un tempo; Omnetulitpunctum qui miscuit utile dulci; e guai a colui che cerca di dilettare a spese del buon costume ! La poesia, considerata come arte imitatrice, ha per fine il dilettare ; considerata qual arte subordinata alla filosofia morale o politica, ha per fine il giovare altrui ; e questo principio si può estendere a tutte le opere di letteratura.
DILIGENZA (fil.mor. ed est.). —Virtuosa abitudine per cui l'uomo fa tutto ciò che deve con accuratezza e cou amore. Essa è una delle forme e, ad un tempo, delle guarentigie dell'ordine. La diligenza è la condizione necessaria nella perfezione di qualsivoglia opera umana, e specialmente delle opere d'arte. Senza diligenza nessuno diviene grande, per quanto ingegno egli abbia; imperocché è per mezzo di essa che il valente pittore viene a dare alle sue tele quel rilievo e quell'evidenza che inganna l'occhio di chi le rimira; è per mezzo di essa che lo scultore fa palpitare nel marmo le carni, entro cui pare che circoli il sangue e regni la vita; è per mezzo di essa che Leonardo, Raffaello e Correggio crearono quegli ammirabili tipi di bellezza e di grazia innanzi ai quali l'invidia stessa conviene che taccia. Senza diligenza si potranno fare schizzi e bozzetti, e non mai opere che passino all'immortalità. Quegli che esercita l'arte pel solo amor del guadagno, facilmente la trascurae dà nel manierato e in quel vizio che gli artisti chiamano fare di pratica.
Nel purgare e semplificare la composizione, nel curare il contorno, nel finire non solo le parti principali, ma anche gli accessorii, è dove specialmente si pone in opera la diligenza, lavoro che costa attenzione e fatica, e che il solo amor dell'arte può far sembrare piacevole. Questa frena l'intolleranza ed il fuoco soverchio dei giovani, gli avvezza alla precisione, alla severità e squisitezza del gusto, e gli allontana dal fare esagerato e violento, che a prima vista abbaglia, e subito dopo infastidisce. Per mancanza di diligenza il Tintoretto stesso fece opere indegne del suo nome; e Giorgio Vasari, l'illustre biografo degli artisti italiani, riuscì assai mediocre pittore. All'incontro taluni spinsero talmente innanzi l'amore alla diligenza, da soffocare quasi affatto la favilla del genio sotto il peso della materialità; onde veggiamo pitture in cui si potrebbero contare un per uno i fili del panneggiamento, i peli e le porosità della carnagione, ed il cui concetto estetico è nullo, ovvero meschino e affatto triviale.
Tanta e non più dev'essere la diligenza, quanta si richiede a dare al concetto la maggiore bellezza, efficacia ed espressione ; onde talvolta una certa ben intesa trascuratezza nelle parti secondarie serve anzi a produrre buon effetto: ma, come avvertivamo, questa vuol essere molto ben intesa, perchè non venga poi ascritta a difetto. Infatti Canova, il quale nelle prime sue statue negligentava alquanto le pieghe ed il finito di quegli scarsi panni che apponeva alle figure, e di quei tronchi a cui la fragilità del marmo lo costringeva di appoggiarle, avvertito di ciò, mutò maniera e cominciò ad essere diligentissimo in tutto. I Cinesi portano la diligenza al più stretto rabbinismo, in guisa che noi più volentieri la chiameremo minuzia e servilità. Una discreta diligenza adunque è la perfezione di ogni artista.
DILITURICO ACIDO. V. Barbiturico.
DILKE (sir) Carlo Wentworth (biogr.). — Baronetto, nato a Londra il 18 febbrajo 1810, morto a Pietro-borgo il 10 maggio 1869. Fu uno dei più zelanti promotori della grande Esposizione del 1851.
DILLEN o DILLENIUS Gian Giacomo (biogr.). — Uno dei più dotti botanici tedeschi del secolo xvni, nato a Darmstadt nel 1687.1 primi saggi del suo ingegno furono due dissertazioni da lui pubblicate in forma epistolare, in cui presentò alcune ricerche sulla propagazione delle piante in genere, e in particolare sulle più piccole, e su quelle specialmente che Linneo distinse col nome di crittogame. Indicò inoltre i caratteri e le figure di molti generi nuovi, e fece molte osservazioni sull'uso dei petali e degli stami e sul sesso delle piante, corredandole di figure disegnate ed intagliate da lui medesimo. In quest'opera espose le sue sperienze sull'oppio ch'egli estrasse dal papavero d'Europa, e mostrò come si potesse surrogare a quello che veniva dall'Oriente La seconda sua opera fu il Catalogus plantarwn circa Oiessam nascentium (Francoforte 1719, in-88), nella quale le piante sono disposte secondo l'ordine delle stagioni in cui fioriscono; ed unì in un'appendice i caratteri e le figure di tutti i generi di
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