Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DILUVIO
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      del diluvio; entrerai nell'arca tu, i tuoi figliuoli, tua moglie e le mogli dei tuoi figliuoli ; e farai pure entrare nell'arca una coppia, maschio e femmina, di tutti gli animali che vivono sulla terra, uccelli quadrupedi, rettili; tu ti prowederai adunque di viveri per te e per essi ». Noè fece tutto quello che il Signore gli aveva comandato, e il Signore gli disse ancora: « Di tutti gli animali mondi ne prenderai a sette a sette, maschio e femmina ; e degli animali immondi a due a due, maschio e femmina ; e parimente degli uccelli dell'aria a sette asette..... Fra sette giorni io farò che piova sopra
      la terra per quaranta giorni e per quaranta notti ; e sterminerò tutti i viventi fatti da me ». E Noè fece ciò che Dio gli aveva ordinato ; egli entrò nell'arca in età di seicento anni ; e dopo sette giorni, il diciassettesimo del secondo mese, tutte le sorgenti del grande abisso si squarciarono e si aprirono le cateratte del cielo; e Noè entrò nell'arca insieme colla sua famiglia e con tutti gli animali; e la pioggia durò quaranta giorni e quaranta notti ; e le acque sollevarono l'arca in alto sopra la terra ; e l'arca galleggiò sopra le acque; e queste coprirono tutti i monti che sono sotto la vòlta dei cieli, e li superarono di quindici cubiti; ed ogni essere vivente fu spento; e le acque signoreggiarono la terra per centocinquanta giorni. Ma il Signore ricordandosi di Noè, fece spirare un vento sopra la terra, e le acque diminuirono ; chiusersi i fonti dell'abisso e le cateratte dei cieli, e la pioggia cessò ; e in capo a centocinquanta giorni le acque cominciarono a scemare, e il settimo mese, nel vigesimo-settimo giorno, l'arca si riposò sul monte Ararat nell'Armenia, e le acque diminuirono sino al decimo mese. Nel primo giorno apparvero le cime dei monti ; quaranta giorni dopo, Noè aperse la finestra dell'arca e mandò fuori il cono, che usci e non tornò fin a tanto che le acque fosser seccate sulla terra ; e Noè mandò fuori la colomba, la quale, non trovando ove posare il piede, fece ritorno all'arca; e dopo sette giorni Noè la rimandò ancora, ed essa tornò alla sera portando nel becco un verde ramo di olivo: e sette giorni dopo la mandò fuori un'altra volta, ed essa più non tornò. L'anno seicento uno di Noè, il primo giorno del primo mese, e sette giorni dopo l'ultima partenza della colomba, la terra era sgombra dalle acque, e Noè, levato il tetto dell'arca, vide che la superficie della terra era asciutta: e il giorno vigesimosettimo del secondo mese la terra rimase arida, e Dio disse a Noè di uscire dall'arca colla sua famiglia e con tutti gli animali. Noè costrusse un altare e vi offri a Dio un olocausto di uccelli e di animali mondi ; e Dio gradì il soave odore e disse : « Non manderò più il diluvio sopra la terra » ; e diede a Noè benedizioni e precetti, di non mangiare, cioè, il sangue degli animali, di non versare il sangue degli uomini, ecc.; e fece alleanza cogli uomini, e per segno di quest'alleanza: « Farò comparire, disse, un arco nelle nubi, e vedendolo mi sovverrò della mia alleanza con tutti gli esseri viventi sulla terra, e non li sterminerò più..,.. ». Noè uscendo dall'arca aveva tre figliuoli; prese a coltivare la terra e piantò la vite, ecc. (V. Noè).
      IL diluvio giusta i monumenti caldei. — Le leg-
      gende dei sacerdoti caldei, in età « molto remota, ma incerta, facevano menzione del diluvio universale in termini quasi identici con quelli della Genesi. Trovansi le loro opinioni intorno a ciò in un frammento di Alessandro Poliistore, dotto cronografo dei tempi di Siila, del quale vennerci dal Sincello tramandati parecchi passi preziosi, e in un altro frammento di Abideno, storico più antico, il quale, a quanto dice Eusebio, dé*e aver consultato i monumenti dei Medi e degli Assiri. È da lamentare che noi non conosciamo più Beroso, suo maestro, se non per mezzo di frammenti probabilmente alterati. Ecco pertanto il testo di Alessandro Poliistore : Xisuthrus fu il decimo re : sotto di essovenne il diluvio..... Chronos (Saturno) essendogli
      apparso in sogno, lo avvertì che al 15 del mese doesius gli uomini perirebbero per un diluvio. In conseguenza gli ordinò di prendere gli scritti che trattavano del principio, del mezzo e del fine di tutte le cose ; di seppellirli entro terra nella città del Sole chiamata Sispari; di fabbricarsi una nave, d'imbarcarvi i suoi parenti ed amici, e di abbandonarsi al mare. Xisuthrus obbedisce ; prepara tutte le provvigioni, aduna gli animali quadrupedi e volatili, poscia dimanda per dove debba navigare: verso gli Dei, rispoudegli Saturno ; ed egli augura agli uomini ogni sorta di benedizioni. Xisuthrus costrusse adunque una nave lunga cinque stadii e larga due; fecevi entrare sua moglie, i figliuoli, gli amici e tutto ciò che aveva preparato. Il diluvio venne ; poi quando si accorse che stava per cessare, Xisuthrus diede il largo ad alcuni uccelli, i quali, per non trovare su che posarsi, tornarono alla nave. Alcuni giorni dopo li mandò di nuovo alla scoperta e questa volta tornarono coi piedi imbrattati di fango ; mandati fuori per la terza volta, non tornarono più. Xisuthrus, comprendendo che la terra emergeva dalle acque, fece un'apertura nella sua nave ; e come si vide presso una montagna, vi discese con sua moglie, con sua figlia e col pilota; adorò la terra, inalzò un altare, fece un sacrifizio, poi disparve e non fu più veduto sulla terra colletre persone ch'erano uscite con lui..... Coloro che
      erano nella nave, non vedendoli più tornare, si posero a chiamarli con alte grida: una voce rispose loro esortandoli alla pietà, ecc., soggiungendo che dovevano tornare a Babilonia, secondo l'ordine del destino, trarre di sotto terra le lettere sepolte a Sispari, per comunicarle agli uomini; che del resto il luogo ove si trovavano era l'Armenia. Avendo intese queste parole, si diressero tutti di conserva verso Babilonia. Gli avanzi della loro nave, spinti in Armenia, sono rimasti sino al presente sul monte Korkura, e i devoti ne staccano piccoli pezzi per servirsene quali talismani contro i malefizii. Le lettere essendo state tolte di terra a Sispari, gli uomini fondarono città, inalzarono tempii e restaurarono la stessa Babilonia.
      Noi non ci faremo qui a trascrivere il racconto di Abideno, che Eusebio ha conservato nella sua Preparazione evangelica (lib. ix, cap. 12), perchè di troppo compendiato e non differisce che in due circostanze poco importanti. Da ciò si scorge che quanto la Genesi precisamente racconta di Noè, è da autori profani, con- alcune favolose varianti,
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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