Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DILUZIONE - DIMAR
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tribuite al diluvio di Noè, ch'egli è quasi impossibile che non sia stata tolta da qualche fonte ove d'intendesse parlare di quest'ultimo. Varrone infatti pone il diluvio di Ogige, ch'ei chiama il primo diluvio, 400 anni avanti Inaco, e per conseguenza 1600 anni avanti la prima olimpiade, ciò che il porterebbe a 2376 anni av. G. Cristo ; ora il diluvio di Noè, secoiido il testo ebraico!, risalirebbe 2349 anni avanti l'èra volgare; il che costituisce una differenza di soli ventisette anni. « Quanto a Deucalione, soggiunge Cuvier, sia che si guardi quel principe come un personaggio reale, o fittizio, per poco che si tenga dietro al modo con cui il suo diluvio è stato introdotto nei poemi dei Greci ed ai varii particolari che gli si vennero a mano a mano annestando, si giunge a travedere, non essere ciò che una tradizione del gran cataclisma, alterata e assegnata al tempo a cui assegnavano pure Deucalione, perchè Deucalione era riguardato come il ceppo della nazione degli Elleni, e la sua storia veniva confusa con quella di tutti i capi delle nazioni rinnovate. Arroge che ogni popolo della Grecia che aveva conservate tradizioni isolate le annodava al suo diluvio particolare, perchè ognuno di essi aveva serbata qualche rimembranza del diluvio universale, che era comune a tutti i popoli; e quando col tempo si volle sottoporre quelle varie tradizioni a una cronologia comune, si credette di scorgere in esse avvenimenti diversi, perchè affidate a date tutte incerte, fors'anche tutte false (ma riguardata ognuna di esse nel suo paese come autentica), le quali non corrispondevansi tra di loro. Perciò, al modo stesso che gli Elleni avevano un diluvio di Deucalione, perchè riguardavano Deucalione come loro progenitore, gli aborigeni dell'Attica ne avevano uno di Ogige, perchè da Ogige cominciavano la loro storia. I Pelasgi dell'Arcadia avevano quello che, secondo autori posteriori, € costrinse Dardano a rifuggirsi verso l'Ellesponto >. L'isola di Samotracia, una di quelle in cui dai tempi più antichi esisteva un ordine di sacerdoti, un culto regolare e una ben connessa serie di tradizioni, contava pure un diluvio che passava per il più antico di tutti, attribuito alla rottura del Bosforo e dell'Ellesponto. Ma nessuna di quelle tradizioni faceva risalire quel cataclisma a un'età molto remota; e nessuna pure di esse lascia di potersi spiegare, quanto alla sua data ed alle altre sue circostanze, colle variazioni che s'introducono sempre nei racconti quando non sono fissati dalla scrittura. Quanto ai Romani, essi non fecero che copiare i miti dei Greci.
Vedi: Luken, Die traditionen des Menschenge-schlecktes, Munster 1869 — Pictet, Origines Indo-européennes— Schirren, Wanderungen der Neusce-lànder, Riga 1856 — Lenormant, Les premières civilisations.
DILUZIONE (chim.). — Operazione per la quale si rendono meno concentrate le soluzioni de'varii corpi, aggiungendo nuova quantità di solvente.
DIMACHI (archcol.). — Nome dato da Q. Curzio ad alcuni soldati macedoni di cavalleria, che all'uopo combattevano anche a piedi. La loro armatura era più pesante di quella dei cavalieri ordinarii e più leggiera di quella della regolare fanteria di gravearmatura. Ogni soldato era accompagnato da un seiTo che aveva cura del cavallo quando scendeva a combattere a piedi. Si vuole che questa sorta di soldati fosse primamente introdotta da Alessandro
il Grande.
DIMAGRAMENTO (patol.). — V. Emaciazione.
DIMAGRARE (agric.). — Quando si costringe un terreno a ricevere per più anni di seguito la stessa semente, le raccolte annuali vanno a mano a mano diminuendo sino al punto da offerire sì scarso prodotto da non bastare a compensare le spese di coltivazione. Si dice allora che la terra è dimagrata
0 spossata, avendo perduti tutti que' principii che erano proprii ad alimentare quella tal pianta. Finché la fisica agricola fu sconosciuta, si riguardò come assoluto un tale spossamento, invece che in questo caso era soltanto relativo. Mutando coltivazione opportunamente e coi debiti ingrassi la terra si mostrerà produttiva e feconda com'era nel primo anno, senza bisogno di ricorrere al deplorabile sistema dei maggesi, il solo che fosse praticato dai padri nostri, avvisandolo l'unico rimedio a questo temporario spossamento. La terra può sempre produrre senza bisogno di lasciarla in riposo, ma sotto due principali condizioni : la prima di variarne ogni anno la coltivazione ; la seconda di ajutarla con ingrassi opportuni a restituirle quei principii nutritivi che furono consumati dalla coltivazione dell'anno precedente. Trascurando queste diligenze, si renderà col tempo assoluta la sterilità del suolo. Tanto basti a persuadere, non diremo dell'utilità, ma della necessità degli avvicendamenti (V. Ruota agraria).
DIMAR (geogr. e stor.). — Dassi solitamente tal nome, nel Senegal, al paese posto tra l'Ualo ed il Toro, cioè alla parte della riva sinistra del fiume che si stende tra Dagana e la palude di Doué. Dodici villaggi trovansi sul detto territorio, uno dei quali, Dialmathy che appellasi anche Dimar, fondato da circa un secolo, diede il suo nome al paese. Al tempo dell'imano Bubakar,morto nel 1851, il Dimar formava infatti uno Stato per così dire indipendente, sul quale Bubakar, che aveva fama di saviezza e valore, esercitava autorità quasi assoluta, disponendo di un numero considerevole di armati, e facendo a sua voglia la pace o la guerra co' suoi vicini : ma dopo la morte di lui, i capi degli altri villaggi cessarono di riconoscere l'esclusiva autorità del capo del villaggio di Dialmath. La popolazione, composta primitivamente di Uolofi della razza Niang, è originaria del Cayor, ove un tempo abitava un villaggio di nome Dimar. La razza primitiva scomparve, ed i Toucouleurs popolano oggidì quella contrada, come il resto del Futa. Il Dimar è assai ricco in miglio di ogni specie, e produce altresì melloni e cotone in gran copia. Gli abitanti si applicano all'agricoltura e sono, generalmente, laboriosi. Musulmani fanatici ed orgogliosi, debbono alla pratica delle leggi del Corano garanzie d'ordine, di cui mancano i loro vicini dell'Ualo e del Cayor, sottomessi ai capricci di capi dispotici e rozzi; ma spinsero eziandio all'eccesso i difetti ed
1 vizii che genera l'islamismo. Padroni delle rive del Senegal, in un luogo che appellasi Cacho, ove il letto del fiume si restringe tra alte e boscosissime
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