Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DIMERITI — DIMINUTIVO
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quella delle proporzioni si sente ed interessa più particolarmente l'intendimento (V. Proporzione).
DIMERITI (stor. eccl). V. Apollinaristi.
DIMERO (eool.). — Fu dato questo nome ad uno scompartimento d'insetti coleotteri, in cui si credette di riconoscere la presenza di due soli articoli in tutti i tarsi.
DIMETILBENZINA (chim.). — Carburo d'idrogeno, omologo della benzina, scoperto da Cahours fra i prodotti della distillazione del legno.
DIMIARII (eool). — È questo il nome di uno dei tre ordini in cui soglionsi dividere i Conchiferi (V.), e comprende quelli che sono provveduti di due robuste masse muscolari, l'una posta alla parte anteriore, l'altra alla posteriore, che vanno da una valva all'altra della conchiglia, e vi lasciano due distintissime impressioni. L'ordine è il più numeroso della classe, e racchiude generi ricercati come cibo nei paesi marittimi, quali sono i così detti mitili, i datteri di mare, le veneri, le avicule ed altre. Di alcune specie è ricercata la conchiglia e adoperata a varii usi o per la sua forma, o per la sua mole, o per la sua materia, provenendo da esse tutta la madreperla che è nel commercio. Le perle sono somministrate particolarmente da una specie di avicula dell'Oceano Pacifico, ma se ne hanno anche dalle bivalvi dei nostri fiumi, soprattutto nelle regioni settentrionali d'Europa. Alcune conchiglie del genere cama, le quali risultano da due strati di diverso colore, servono a scolpirvi cammei. Le pinne, altro dei generi dell'ordine, hanno il piede bissifero, vale a dire portatore di filamenti suscettivi di tessitura.
DIMIDIATO (hot.). — Si dice di un organo che ha perduto la metà di ciò che lo costituisce quando è regolarmente conformato.
DIMINUENDO. V. Decrescendo (scicne. mus.).
DIMINUTIVO (gramm.). — I grammatici dànno il nome di diminutivo ad un affisso che porge l'idea di picciolezza od altre che vi hanno relazione, come di tenerezza, d'aifetto, di dispregio, ecc., siccome dànno quello di accrescitivo o aumentativo ad un affisso di contrario valore. I prefissi e gli affissi appartengono a quelle finezze di una lingua, mediante le quali ci è dato d'esprimere tenuissime gradazioni di significato con precisione e con leggiadria, e che non si possono quasi mai tradurre in altra lingua se questa non ha prefissi ed affissi corrispondenti. I diminutivi greci sono di varia forma, per esempio da e7$o<, immagine, si fa ctòuMiov, immaginata; da xópr„ jon. per xoupr„ fanciulla, si fa xopaatov 0 xopasi-Siov, fanciulletta ; da -noT^, fanciullo, Trotiòapfótov, tm ptov, irai^aptaxo? e iroti£*puXXiov, fanciulletto ; da anima, ij/òyfóiov, animetta, ecc. In latino i diminutivi finiscono quasi sempre in lus, la, lum, come homunculus, ometto, omicciattolo ; Tulliola, Tullietta; corculum, cuoricino, ecc. Sono noti i versi di Catullo sul passero di Lesbia e quelli di Adriano alla sua anima, dove graziosamente giuocano i diminutivi.
Tra le lingue moderne niunave n'ha che sia tanto ricca di diminutivi quanto l'italiana. Infatti da casa si forma non solo casella, casetta, Casina, casuccia, caserella, casotta e casipola, ma eziandio, con doppio diminutivo, casétlina, casettina, casuccina e caserellina, oltre che dicesi anche casa picciola, come si trova non una sola volta nel Boccaccio enegli altri scrittori toscani. Non si vuol però credere che tutte le voci anzidette siano sinonimi, ma ciascuna ha un significato suo proprio, giacché all'idea di picciolezza va pur sempre congiunta quella di dispregio, o di vezzeggiamento, o di carezza, ecc. I diminutivi dispregiativi escono quasi sempre in etto, elio, uccio, ueeo, tanto sostantivi quanto ad-diettivi, come ometto, villanello, cappclluccio, tisi-cueeo, ecc. I vezzeggiativi finiscono per lo più in ino, come carino, e principalmente nei nomi proprii, come Loreneino, Giovannino, Jacopino, lAiigino,ece.. Dicesi anche per vezzo ghiotterello e ghiotterellino, ladrino, tristerello, furfantalo, ecc. Nei nomi proprii formansi anche vezzeggiativi dagli accorciativi, come Meticcio e Meino da Meo accorciativo di Bartolomeo; Cecchino e Cecotto da Cecco accorciativo di Francesco, e via dicendo. Saremmo infiniti se volessimo toccare dei diminutivi d'ogni maniera ond'è ricca la lingua italiana, la quale siccome nei nomi cosi pure nei verbi abbonda di questi partiti, come lo dimostrano canterellare, sonnecchiare ed altri moltissimi.
Gli Spagnuoli hanno ancor essi i loro diminutivi, e cosi da hombre, uomo, formano liombrecito, hom-brecico, hombrecillo, hombreeuelo; da muger, donna, mugercita, mtigercica, mugercilla, mugerzuela; da chi co, piccolo, chiquito, chiguillo, chicuelo, chi qui -tuelo; quelli che escono in ito ed ico sono per lo più vezzeggiativi, e talvolta anche quelli che finiscono in ilio; i terminanti in elo sono sempre dispregiativi. I Portoghesi hanno diminutivi simili a un di presso a quelli degli Spagnuoli; così da cabra, capra, formano cabrilo; da mosca, moscn, mosquito-, da honien, uomo, homeneinho; da irmao, fratello, irmaoeinho; da filho, figliuolo, fìlhinho; da bonito, bello, bonitinho; (\npequeno,pìccolo, pequeninho,ecc..
Presso i Francesi i diminutivi terminano generalmente in et o ette; e perciò fanno cliàtelet da chàteau, enfantelet da enfant, gargonnet da gorgon, chambrctte da chambre, clochette da cloche, tablette da table, ecc. ; e se ne hanno pure alcuni in in e in elle, come diablotin, gilotin, pastourelle, tourelle, ed altri in on, come Fanchon, Marion, dai nomi Frangoise e Marie, che, non ostante la terminazione somigliante nìYone italiano, non vogliono essere presi per aumentativi.
I Tedeschi hanno diminutivi terminati in chen e lein pei sostantivi, e in lich pegli aggettivi, come h&uschen da haus, casa ; p&ckchen da pack, fardello ; biichlein da buch, libro; vòglein da vogel, uccello; h&rtlich da hart, duro; ròthlich da roth, rosso. Hanno pure diminutivi di verbi, come làcheln, sorridere, da lachen, ridere; betteln, mendicare, da bitten, pregare. La bonarietà tedesca introdusse i diminutivi perfino nei pronomi, e le balie accarezzando i bimbi diranno duchen, tu, e dirchen, a te, invece di du e dir.
Gl'Inglesi ne hanno pure di varie forme, come lambkin, agnelletto, da lamb, agnello; darling (invece di dearling), carino, da dear, caro; tablet, tavoletta, da table, tavola; cockerel, galletto, da cock, gallo.
Gli Arabi, secondo Sacy, ne formano non solo in tutti i nomi, ma anche in tutti gli aggettivi, in tutti gli articoli dimostrativi, nell'aggettivo congiuntivo
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Apollinaristi Cahours Conchiferi Oceano Pacifico Europa Decrescendo Miov Trotiòapfótov XXiov Tulliola Tullietta Catullo Lesbia Adriano Casina Boccaccio Loreneino Giovannino Jacopino Aiigino Meticcio Meino Meo Bartolomeo Cecchino Cecotto Cecco Francesco Spagnuoli Portoghesi Spagnuoli Francesi Fanchon Marion Frangoise Marie Yone Tedeschi Inglesi Arabi Sacy
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