Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DINAMITE 305
sima differenza tra il concetto di materia bruta e quello di forza. Se all'atomismo si concede una materia inerte, rimane inescogitabile l'unione di essa con una forza che la pone in movimento; nè la difficoltà si può superare ammettendo nella materia la capacità di ricevere un impulso esterno, perchè riesce pure impossibile lo spiegare come tal capacità abbia potuto introdursi nella materia bruta ; onde fa d'uopo negare l'esistenza di qualunque forza nella natura, oppure, riuscendo ciò impossibile, cambiare il concetto di materia, non considerandola già qual cosa esistente in sè e per sè, ma qual risultamento o modo d'azione delle forze naturali.
Convinto Kant dell'impossibilità di conciliare assieme dottrine tanto contrarie, imprese, nella sua opera intitolata Principii metafisici delle scienze naturali, a dedurre, o, come si dice, costruire la materia col mezzo di combinazioni di forze: egli mostrò che tutte le proprietà assegnate alla materia per rappresentarla come una sostanza, erano qualità occulte o finzioni, come il vuoto ed il solido assoluti, od esprimevano forze solamente, come l'espansione e la gravità, e che però, astenendosi dalle gratuite finzioni, non si può ammettere altro che forze. Colla scorta di tali pensamenti Kant tentò il primo di costruire la materia per mezzo di due opposte forze. Per lui la materia è il mobile in quarto empie uno spazio; ma, dice egli, empiere uno spazio vale resistere ad altra cosa mo-b.le che cerca col suo movimento penetrare nel detto spazio ; e però questo non è già empiuto da una massa di materia biuta, bensì da una forza in movimento. Tal forza è la ripulsiva, che, empiendo tutte le parti esteriori dello spazio, è ad un tempo la forza espansiva che non lascia alcun intervallo vuoto; ma siccome la forza espansiva, se esistesse sola, si perderebbe nello spazio in infinito e non empierebbe alcuno spazio determinato, bisogna ammettere che è trattenuta da una forza opposta attrattiva, la quale, contraendo tutte le parti della forza ripulsiva, la limita e la costringe ad empiere uno spazio determinato: questi due principii operando insieme producono il fenomeno detto da poi materia, la quale non è altro che l'esistenza di due forze nel loro stato di equilibrio. Per tal maniera egli ha bandito il concetto della materia bruta inerte: quindi ciò che si era considerato come il substrato delle forze, esso lo considerò come un modo di combinazione di forze contrarie; alle finzioni imitili d'atomi o di vuoto sostituì ciò che realmente può essere conosciuto e sottoposto all'esperienza, cioè le forze e le loro nz'oni.
Così fu Kant il fondatore della dottrina dinamica della natura; ma avendola egli soltanto applicata alle nozioni della fìsica generale, e non essendo entrato nel dominio della chimica e della fisiologia, non potè recarla ad alto grado di perfezione ; tuttavia la strada aperta da lui continuò ad essere battuta e maggiormente estesa. E non tardò molto ad apparire Schelling, che, elevando la filosofia alla considerazione dell'assoluto, potè con sommo vantaggio ampliare e trasformare la dottrina dinamica. Imperocché Kant aveva solamente considerata la natura come fenomeno, affermando ignoto a noi l'essere intimo; ma Schelling negando tale opposi-
zione, considera il fenomeno come l'espressione dell'essere intimo, in cui si può penetrare spiegandone la manifestazione; e come l'universo in tutte le sue parti è costituito secondo le stesse leggi, si può spiegare l'una per mezzo dell'altra. Schelling osservò prima che la teoria di Kant ammettendo solamente due forze fondamentali della natura, cioè la ripulsiva e l'attrattiva, poteva bene spiegare i gradi di coesione, ma rimaneva inabile a fornire una spiegazione della differenza qualitativa della materia come si manifesta nella luce, nella elettricità, nel magnetismo ; ch'essa potrebbe anche meno spiegare le affinità chimiche, l'organismo o la vita degli esseri organizzati, e che però la teoria considerava soltanto la natura nell'infimo grado del suo operare ; poscia egli stesso intraprese a dedurre dall'idea della natura le varie sfere della sua azione quali si mostrano nel processo organico.
Qualunque possano essere i difetti della teoria di Schelling e le difficoltà metafisiche che le stanno contro, è pure incontrastabile che in ordine alle scienze naturali idee nuove e molto profonde ne risultarono : che anche ipotesi, necessariamente prodotte dal movimento impresso da simili ricerche, eccitarono i ciotti a nuove investigazioni. La natura apparve un sistema di produzioni concatenate; combinazioni ingegnose cominciarono a presentare gli enti in nuovo aspetto; principalmente i fenomeni della luce, del magnetismo, dell'elettricità vennero spiegati in modo da poterne apprezzare tutta l'importanza; d'allora si cominciò a considerare il magnetismo e l'elettricità come produzioni di comune processo, il che fu poi verificato dalla sperienza stessa colla scoperta dell'elettromagnetismo.
DINAMITE {chini, e tecn.). — È una miscela di nitroglicerina con certe materie solide, e specialmente con certe varietà di silice odi allumina; fu proposta nel 1868 dall'ingegnere svedese A. Nobel, il quale trovò con tale mescolanza un felice e sicuro spe-diente onde ovviare ai terribili effetti che risultano dalla troppa, instabilità della nitroglicerina liquida, traendo partito, nel tempo stesso, della formidabile potenza meccanica che s'ingenera nell'atto della sua combustione.
Preparazione.— L'apprestamento della dinamite comprende due operazioni distinte: la preparazione della nitroglicerina e la mescolanza di essa colla materia inerte polverosa. Di quest'ultima fase soltanto abbiamo qui da occuparci, giacché della nitroglicerina si dirà diffusamente in apposito articolo.
Abbiamo detto essere la dinamite una miscela di nitroglicerina e di materie solide inerti ; la definizione sarebbe forse più esatta, almeno per quanto riguarda la dinamite che si fabbrica attualmente, se l'avessimo chiamata una miscela di nitroglicerinacoi una speciale varietà di silice che si estrae presso Oberloke, nell'Annover. È una silice solubile negli acidi, friabilissima quando è ben secca, al punto da lasciarsi ridurre in farina colla sola compressione delle dita. Ha origine organica, e pare costituisse l'involucro siliceo di una varietà di alghe, le diato-macee; osservati, infatti, col microscopio, i grani di questa silice appajono come altrettante cellule.
La silice in discorso possiede un considerevole potere assorbente pei liquidi; e per la sua struttura
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