Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

Pagina (75/519)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      604
      DINAMOMETRO E DINAMOGRAFO 604
      non dire impossibile, di effettuazione difficilissima, ad es., nelle misure di trazione colle falciatrici, mietitrici, e cogli aratri privi di avantreno, così si preferisce allora di far camminare la carta del dinamometro indipendentemente dalla macchina, imprimendo a quella un movimento uniforme per via d'un motore speciale, che per lo più è un motore cronometrico o di orologeria a molla. In tal modo però si comprende di leggieri che la curva tracciata dal dinamometro viene invece ad avere per ascisse de' suoi punti non più gli spazii, ma i valori successivi del tempo durante il quale si fa lo esperimento, e, per conseguenza, che l'area di questa curva non rappresenta più il lavoro sviluppato dalla macchina: d'onde si fa palese del pari che questo lavoro vuol essere determinato con un procedimento diverso da quello testé esposto.
      Coi dinamometri che danno una curva, le cui ascisse rappresentano gli spazii, il lavoro si può eziandio, anzi si suole di preferenza ottenere quadrando dapprima la curva, cioè determinando l'area compresa fra la curva stessa, l'asse delle ascisse e le due ordinate estreme, poscia cercandone l'ordinata media col dividere quest'area per l'ascissa totale o distanza fra le ordinate estreme, e da ultimo, moltiplicando questa ordinata media, che rappresenta lo sforzo medio esercitato dal motore durante l'esperimento, per lo spazio totale descritto dal motore. 11 motivo, per cui d'ordinario si preferisce quest'altro procedimento, si è che così l'area della curva si può calcolare nella unità di misura che si vuole, per es., in centimetri quadrati se le ascisse e le ordinate sono valutate in centimetri; con che l'ordinata media della curva risulta pure espressa in centimetri, ed allora per avere l'accennato sforzo medio basta moltiplicare questa ordinata pel valore dello sforzo corrispondente ad una ordinata lunga un centimetro, vai quanto dire, essendo per lo più una molla l'organo del dinamometro che trasmette gli sforzi del motore e segna le ordinate della curva, moltiplicando l'ordinata media pel coefficiente di trazione, o di compressione, o di flessione della molla, in altre parole, pel peso con cui questa dev'essere tirata, premuta od inflessa per produrre sulla medesima un allungamento od accrescimento o saetta di un centimetro.
      Venendo dopo di ciò ai dinamometri, i quali som-ministrauo una curva avente i tempi per ascisse, è manifesto che si potrà giungere alla determinazione del lavoro operando nel seguente modo. In primo luogo si calcolerà l'area della curva. In seguito, dividendo quest'area per la sua ascissa totale,
      0 distanza fra le ordinate estreme, si otterrà l'ordinata media, vale a dire la stessa ordinata del calcolo precedente. Moltiplicando poscia questa ordinata pel coefficiente della molla, si avrà lo sforzo medio, a cui finalmente terrà dietro il calcolo del lavoro moltiplicando ancora questo sforzo per lo spaziodescritto dal motore durante l'intero esperimento.
      Da quanto precede deriva una prima classificazione degli strumenti dinamometrici, in dinamometri, cioè, a moto dipendente da quello della macchina sperimentata, ed in dinamometri a motore speciale o cronometrico. Tutti questi dinamometri,
      1 quali forniscono graficamente la cercata misuradel lavoro mediante l'area di una curva, detta comunemente diagramma, vengono specificati colla denominazione maggiormente caratteristica e propria di dinamografi.
      La classificazione ora stabilita è la più importante relativamente all'oggetto del presente scritto. Per questo motivo appunto, ed anche per avere occasione di ricordare ciò che significa sforzo medio, e come si ricavano dall'ottenuto diagramma sia questo sforzo, sia il lavoro prodotto per tutta la durata dell'esperimento, volli trattenermi alquanto sull'origine della classificazione medesima. Al contrario, ora, prima di passare a far parola del dinamografo di Kraft, mi contenterò solo di aggiungere brevissimi cenni circa altre classificazioni degli strumenti dinamometrici.
      Primieramente rammenterò che si hanno dinamometri i quali, in luogo di somministrare un diagramma, di cui è mestieri determinare l'area od analiticamente, sommando cioè un certo numero di aree parziali piccolissime, ovvero meccanicamente per mezzo dei noti metodi della bilancia e del planimetro, dànno immediatamente quest'area già calcolata, che è da essi indicata sopra un circolo graduato formante parte di acconcio meccanismo sostituito all'apparecchio registratore grafico. Questi dinamometri, molto utili pei casi in cui l'esperimento deve durare lungo tempo, diconsi dinamometri totalizzatori od integratori, oppure anche dinamometri a mostra od a quadrante. Coi medesimi, per ottenere la quantità di lavoro domandato, basta moltiplicare il numero fornito dallo strumento per apposito coefficiente.
      Per rapporto ancora all'effetto, in cui lo strumento convei te il lavoro da misurarsi, e che consiste ora nel far equilibrio ad un peso, ora nel comprimere una molla, tal altra volta nel torcere un albero, talora anche nello sviluppar calore per mezzo dell'attrito, od infine nel produrre fenomeni ottici, i dinamometri si distinguono pure in dinamometri a peso (come il freno dinamometrico di Prony), a molla (come i dinamografi di Morin, Kraft, Bentall, Bourdon, ecc.), a torsione (come il pandiuometro di Hirn), termici (come il freno termodinamico di Berruti), e cromatici (come il dinamometro di Wertlieim).
      A seconda poi del lavoro meccanico che si vuol misurare, cioè secondocliè questo lavoro è disponibile sull'albero del volante di un motore idraulico,
      0 termico, ovvero è quello svolto nel cilindro di una macchina a pressione di acqua od a vapore, od ancora trattasi del lavoro sviluppato nella trazione dei veicoli sulle strade ferrate ed ordinarie, degli aratri e di altre macchine agrarie, o del lavoro infine consumato da una macchina operatrice a rotazione, fa d'uopo ricorrere a dinamometri fondati sugli stessi principii sovra enumerati, ma aventi disposizioni differenti, e conosciuti per lo più sotto
      1 nomi di freni dinamometrici, di indicatori di pressione, di dinamometri di trazione e di dinamometri a rotazione. A quest'ultima classe dei dinamometri a rotazione appartiene la manovella dinamografica, della quale è mio proposito fare speciale menzione nel seguito del presente scritto.
      Dovendo in questo scritto parlare anche, in modot^iOOQLe


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

Pagina (75/519)






Kraft Prony Morin Kraft Bentall Bourdon Hirn Berruti Wertlieim