Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      613 DINAMOMETRO E DINAMOGRAFO
     
      bine di questo nome, suggerì, e Rolland praticò il mezzo di sospendere lo stesso carico, mercè d'una coreggia, ad un arco metallico avente il centro sull'asse dell'albero motore e per raggio la lunghezza del braccio del freno. Questa disposizione è stata in seguito imitata da Farcot, Demondésir e Ki etz.
      Dietro indicazioni di Poncelet, gl'ingegneri Rolland, Demondésir e Kretz combinarono un nuovo freno dinamometrico pure a due leve parallele, ma situate dalla stessa parte ed applicate rispettivamente alle due mascelle. Colla presente disposizione il centro di gravità proprio del freno viene a risultare sulla retta orizzontale passante per l'asse di rotazione, e se esattamente non trovasi adempiuta la condizione del momento p l costante, tuttavia piccole soltanto possono essere le variazioni di questo momento, grazie alle piccole variazioni del braccio di leva dello stesso centro di gravità, variazioni almeno minori di quelle che si hanno quando questo centro non giace sull'anzidetta 01 iz-zontale. Questa disposizione del centro di gravità proprio del freno ne rende molto più sicura la tara da farsi, secondo la formola con cui calcolasi il lavoro, rispetto all'asse di rotazione, e non come abitualmente si costuma, bilicando il sistema formato dalle mascelle e dal braccio del freno sopra un coltello collocato sopra la mascella superiore.
      Però la disposizione migliore è quella del freno perfettamente equilibrato sull'asse di rotazione. Per questo motivo Kretz, specialmente se la puleggia è di grande diametro, come, ad esempio, accade per le macchine a vapore locomobili, per le quali si utilizza a tale uopo lo stesso volante, consiglia li freno cosi detto circolare, che consiste in una serie di ceppi di legno uniformemente ripartiti sulla circonferenza del volante e congiunti fra loro da ana lamina flessibile'di ferro. Questa lamina trovasi interrotta per un breve intervallo, onde far posto ad una piccola leva - a doppia vite di passi contrarii per poter stringere i varii ceppi sulla corona del volante. Questa leva opera in un piano meridiano del sistema, e passante per l'asse di rotazione del volante; la qual cosa rende nullo il momento dello sforzo esercitato sulle viti regolatrici della pressione, sforzo che, altramente diretto, renderebbe inesatta la formola ordinariamente impiegata pel calcolo del lavoro.
      Importa anche moltissimo di rendere lente le oscillazioni inevitabili del freno, allo scopo di dar campo allo sperimentatore di regolare la pressione prima che il braccio del freno vada a battere contro i suoi due arresti laterali di sicurezza, ingenerando così una perdita di lavoro ed una nuova inesattezza nel calcolo del lavoro. Si perviene ad ottenere maggiormente questo risultato aumentando il momento d'inerzia del freno, ossia facendo uso di un braccio di leva di sufficiente lunghezza.
      Io tralascio di far menzione qui di altre disposizioni, nelle quali in vario modo si è cercato di agevolale con rotismi dentati e con molle la manovra delle viti regolatrici della pressione, la maggiore complicatezza di queste disposizioni non risultando compensata da alcun vantaggio reale, e d'altronde il sistema poc'anzi accennato di una leva a doppia vite, giacente in un piano meridiano ri-
      spetto all'asse dell'albero motore, essendo quanto di meglio possa suggerirsi al riguardo. Piuttosto m'arresterò ancora un istante sopra il modo di raffreddamento del freno per mezzo dell'acqua. Ho già spiegato come il modo comunemente seguito, e consistente nel versare continuamente quest'acqua sul freno, non offre la debita efficacia. Si deve ora ag giungere che esso è estremamente incomodo. Soltanto si evita allora l'inconveniente dell'alterazione sensibile della tara del freno, se impiegasi un freno circolare, od altrimente equilibrato per rapporto all'asse di rotazione. In conseguenza, affine di togliere di mezzo anche gli altri inconvenienti, vennero immaginati dei sistemi di freno a circolazione d'acqua continua nell'interno della puleggia. 11 primo a ricorrere a questi sistemi fu Saint-Léger, che immaginò in proposito due differenti disposi-cioni, l'una pei motori ad asse orizzontale, e l'altra per quelli ad asse verticale. Queste disposizioni però, imitate più tardi in parte da Rolland, Demondésir e Farcot, sono o troppo complicate, o troppo imperfette, per meritare oggi d'essere descritte, massime in presenza di quella assai più semplice e pratica ideata dal sig. Thiabaud, al quale perciò spetta, di pieno diritto l'onore d'aver risolto in modo definitivo il difficile problema d'un conveniente raffreddamento del freno.
      Descrizione del freno dinamometrico Thiabauct. — Trovasi disegnato questo freno, supposto applicato ad una macchina ad albero orizzontale, nella Tav. CCXXXY, fig. 1, in elevazione principale o di fronte. Tutte le altre figure riportate in questa tavola contengono varie sezioni fatte nel freno, ed in alcune sue parti, affine di dar bene a comprendere la sua interna struttura.
      Esaminando particolarmente le fig. 1,2, 3 e 7, si riconoscerà che il freno consta: 1° d'una puleggia di ferro B fermata solidamente sull'albero motore A; 2° di due mascelle di legno CC' applicate contro la gola di queste puleggie, e circondate a lor volta dagli archi di ferro a a', i quali sono tenuti in sesto per mezzo delle viti g g'} con cui pure regolasi il grado di pressione fra la puleggia e le mascelle del freno ; 3° di due braccia diametralmente opposte c e c' per via di copiglie raccomandate a due orecchie fcò'facienti parte degli archi anzidetti aa\ le quali braccia, perfettamente identiche in ogni loro parte, possono ancora venire prolungate con tronchi successivi d, ed hanno per uffizio l'uno di portare il carico del freno, e l'altro di renderlo esattamente equilibrato per rispetto all'asse dell'albero A; 4° finalmente di una scatola, formata essa stessa di due parti, l'una E mobile in un colla puleggia B, e l'altra F, invece, fissa colle mascelle del freno, per guisa che quella gira entro questa. Questa scatola, insieme coi tubi che vi sono annessi, costituisce l'apparecchio raffreddatore del freno.
      La puleggia B si compone di due parti tra loro uguali, onde poter disporre il freno non solo all'estremità, ma anche in un punto qualunque dell'albero A. Queste parti, accomodate prima a sito coll'ajuto delle copiglie vengono fra loro riunite mercè le quattro chiavarde a vite t. La stessa puleggia è vuota nella porzione che ne rappresenta l'anello o corona, onde permettere all'acqua refri-
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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