Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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D1NAN — DINDIMOpietti. La forza e la continuità del rumore sono in rapporto con la forza e lo stato di salute dell'individuo; cessa dopo 10 o 15 ore dopo la morte; il che dimostra che non dipende dall'orecchio dell'operatore, bensì dallo stato dell'infermo. È questo uno dei mezzi più sicuri per distinguere la morte vera dall'apparente.
DINAN {geogr.). — Antica città di Francia, dipartimento delle Còtes du Nord, sulle Rance, con 7089 abitanti (1872).
DINANT (geogr.). —- Città del Belgio, provincia di Namur, sulla Mosa, con 6100 abitanti (1870).
DINAPORE (geogr.). — Importante stazione militare nella presidenza del Bengala, sulla destra riva del Gange, poco lungi da Patua, con 27,914 abitanti (1871).
DINARCO (biogr.). — È questi uno dei dieci oratori greci, sulle orazioni dei quali Arpocrazione (V.) compilò un lessico per ispiegarne i vocaboli e le frasi meno comuni. Corintio di nascita, si stabilì in Atene e strinse amicizia con Teofrasto e Demetrio Falereo, circostanza che, unita ad altre, ci mette in grado di determinarne l'età con qualche precisione. Dionisio d'Alicarnasso ne pone la nascita intorno all'anno 361 avanti Cristo. Salì al sommo della sua riputazione dopo la morte d'Alessandro, quando Demostene ed altri grandi oratori erano o morti od in esilio. Pare ch'egli si procacciasse il vitto scrivendo arringhe per chi ne lo richiedeva, professione che sembra essergli stata proficua. Dopoché sotto l'arconte Anassicrate (307 avanti Cristo) la guarnigione posta da Cassandro in Munichia fu cacciata da Antigono e Demetrio, Di-narco trovandosi, quantunque forestiero, implicato in un'accusa di congiura contro la democrazia, ed essendo sempre stato affezionato alla parte aristocratica, e fors'anco temendo che le sue ricchezze non destassero l'ingordigia dei nemici, passò a Cal-cide nell'Eubea. Demetrio gli concesse in appresso di tornare in Atene con altri esuli, sotto l'arconte Filippo (292 avanti Cristo), dopo un'assenza di quindici anni. Al suo ritorno, recato con sè tutto il suo danaro, alloggiò presso Prosseno ateniese, suo amico, il quale però, se vera è la storia, fu ben altro che leale, e rubógli tutto il danaro, o almeno tenne mano ai ladri. Dinarco lo citò in giudizio e comparve egli stesso per la prima volta dinanzi a un tribunale. Quest'accusa conti o Prosseno, ch'è distesa con certe forme legali, è stata conservata da Dionisio d'Alicarnasso. Delle molte arringhe di Dinarco restano tre sole, che per verità non meritano gran lode. Una di esse è contro Demostene intorno all'affare di Arpalo. Dionisio si è preso l'impegno di voler distinguere le orazioni spurie dalle genuine di Dinarco. Tra queste egli n'enumera ventotto pubbliche e trentuna private. Questo critico ha portato un giudizio piuttosto severo intorno a Dinarco, che considera solo come imitatore di Lisia, d'Iperide e di Demostene, e dice che, quantunque fino a un certo punto ritragga i varii stili e le varie eccellenze di quei tre grandi oratori, manca tuttavia, come avviene degl'imitatori, di quell'espressione naturale e di quell'incanto ond'è caratterizzata l'originalità.
Le tre arringhe ancora esistenti di Dinarco sitrovano stampate nelle solite collezioni degli oratori attici.
DINARICHE (Alpi). Y. Alpi.
DINASTA. V. Dinastia.
DINASTI o DEI DINASTI (mitol. ed archeol). — Con questo nome vengono qualificati, nel sistema storico dell'Egitto, gli Dei che fecero parte delle dinastie egizie, vale a dire che regnarono sugli uomini. Il più antico di tutti è stato Fta, l'ordinatore del mondo fisico, l'Efesto dei Greci e il Vulcano dei Latini. Dopo lui, dice la vecchia cronaca egizia, regnò sugli uomini Fre, o il Sole, per lo spazio di 30,000 anni; Crono o Saturno gli viene appresso, e con undici altri Dei che a questo succedettero, regnarono in tutto 3984 anni. Otto semidei occuparono quindi il trono pel solo spazio di 217 anni, e dietro a questi vennero da ultimo i tre scelti fra gli uomini; ed è da questo punto che incomincia effettivamente la storia dell'Egitto.
Questa tradizione giova all'esatta interpretazione dei monumenti di quel popolo, sui quali si veggono i nomi dei sovrani del paese inscritti fra quegli spazii circondati da una fascia ellittica, che cliia-mansi cartelli regii e che racchiudono un certo numero di figure geroglifiche. Si seguì lo stesso metodo in alcune circostanze ed in alcuni monumenti anche riguardo ai nomi degli Dei dinasti. Questo apprende a non confondere il nome di un personaggio mitologico, il cui regno fittizio non è che una fantasia, coi nomi dei Faraoni, cioè degli uomini re che realmente regnarono.
DINASTIA (stor. polii.). — Parola derivata dal fenicio dunast (potenza), donde i Greci trassero Suvóu), Suvajjiat, e i Latini i sostantivi dynasta e dy-nastes, la quale denota una successione continuata di principi della stessa famiglia. Due o trecento dinastie governarono le diverse parti del mondo, senza contare una moltitudine di re o imperatori isolati che non poterono trasmettere lo scettro ai loro discendenti, e, ad eccezione di un piccolissimo numero, tutte queste dinastie cominciarono col-l'usurpazione.Noi discorreremo di tutte le principali dinastie negli articoli speciali consacrati alla storia del paese in cui hanno regnato, o nell'articolo dedicato al loro nome speciale, come Abbassidi, Borboni, Ommiadi, ecc.
DINASTIDI (eool.). — Famiglia d'insetti coleotteri, segnalati per la loro mole, la forza e l'aspetto formidabile: i maschi sono muniti di corna o tubercoli sul capo e sul torace. Vivono specialmente nelle regioni tropicali.
DINDIGUL (geogr.). — Distretto e città dell'Indo-stan, nel Carnatico, confina al nord con le provincie di Coimbatur e Trichinopoly, all'est con la baja di Bengala, al sud con le provincie di Travancore e Tinnevelly, ed all'ovest con quelle di Travancore a Coimbatur. Esso presenta una superficie generalmente montuosa, ed è bagnato dal Vygah e da molti affluenti del Cauvery. Il clima è uno dei più belli e uguali nell'India. Le città principali sono la capitale delio stesso nome, Vedasnudur, Pilny e Peryacotta.
DINDIMO (lat. Dindymum, gr. tò A(vSu^ov) (geogr. ant.). — Monte sovrastante alla città di Pessino o Pesino nella Galazia, dal quale ebbe Cibele il soprannome di Dindimene (Dindymene), giusta l'as-
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