Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DIOm
      furono, è vero, molte nazioni, in ogni età del mondo, le quali furono ben lontane dallo inalzarsi al concetto di Dio che abbiamo espresso poc'anzi. Invece di ammettere un solo Ente supremo, esse riconobbero molti esseri superiori all'uomo e degni del suo culto. Nella storia generale dell'umanità, il politeismo precede il monoteismo; il concetto di molte divinità si presenta prima del concetto di un solo Dio. E nella evoluzione del politeismo, la prima forma è quella del feticismo, in cui l'uomo riconosce e venera tanti Dei quanti sono i materiali oggetti e quante le forze di natura da cui spera il bene o paventa il male. La forma antropomorfica del politeismo, nella quale le molte deità sono astratte dagli oggetti materiali e personificate, è già un progresso nell'idea di Dio.
      Del resto, il carattere generale del politeismo è dovunque lo stesso. — Un concetto dualistico della natui a e della vita si asconde in esso e si mostra in varie espressioni. Tanto guardando fuori di sè nella natura, quanto volgendo in se medesimo i suoi sguardi, l'uomo crede di vedere due opposti principii, uno attivo, l'altro passivo, l'uno creatore, l'altro distruttore, l'uno buono, l'altro cattivo, l'uno spirito di letizia, l'altro di terrore. Da un lato, sembra essere una potenza ricca, benigna, graziosa, intenta a dar luce al giorno, verdura alla primavera, abbondanza alle raccolte, feconda, protettrice ; dall'altro, una potestà crudele e malefica, avvolta nelle tenebre, intesa ad inaridire le campagne nell'assiduo sole o nel gelo, sterile e nemica dell'uomo. In tutte le religioni politeistiche questo dualismo apparisce manifesto, dapprima in due grandi categorie di feticci, poscia nelle divinità buone e malvagie, maschi e femmine, Baal e Baaltite, Adone e Moloch, Osiride e Tifone, Arimane ed Orosmade, ecc.
      Man mano però che l'uomo si va dirozzando, la ragione gl'insegna come questo dualismo sia assurdo, e come l'unità sia il primo e più essenziale attributo dell'idea di Dio. È questa una conseguenza logica del principio di causalità, non potendosi risalire la catena degli effetti e delle cagioni senza affermare da ultimo una causa prima.
      Il corso naturale dei raziocinii sui quali riposa la conclusione teistica è il seguente: dovunque appariscono nell'universo gli indizii dell'ordine, vale a dire dell'unità di disegno e della corrispondenza dei mezzi ai fini. La scienza, ad ogni passo che fa, mette in maggior luce questo supremo concetto dell'ordine universale. Ciò che al politeista appariva essere in balia di opposti principii, si dimostra invece il ri-sultamento di leggi universali operanti in un grande, arcano, infinito sistema di armonie.
      Ma quest'armonia, quest'ordine in che consiste mai? limerò riconoscimento dell'ordine non implica per se medesimo il riconoscimento di un Dio, cioè di un Ente onnipotente, savio e buono, per opera del quale esiste ogni cosa. Il materialista ed il panteista ammettono anch'essi il fatto dell'ordine, ma negano la conclusione teistica che pretende fondarsi su quel fatto. Non abbiamo, dicono essi con Laplace, bisogno di questa ipotesi: le leggi di natura ci bastano.
      La tesi adunque è portata dalla natura e dai suoi fatti in un ordine più elevato di discussione. D'ondeemana esso il concetto dell'ordine, dì un preordinato disegno? La natura lo illustra, lo afferma, ma non lo spiega. Le leggi generali che la scienza ci rivela non sono che fatti anch'esse di ordine man mano più alto. Ordine e Legge sono idee che noi applichiamo alla natura, non già fenomeni che la natura presenti a noi. Vengono dal subbietto non dall'obbietto. La materia non ci presenta che una serie indefinita di movimenti. Bisogna che usciamo fuori della materia se vogliamo trovare l'origine prima di questi movimenti. È la Mente e non la Natura che ci permette di fare questo passaggio. La Mente è la vera immagine di Dio. Noi discerniamo la causazione nella natura, solo perchè noi stessi siamo agenti consapevoli di esercitare una potenza. Noi discerniamo Vordine nella natura, perchè dovunque noi portiamo i nostri concetti ad unità. Egli è dal piccolo mondo della nosti a propria coscienza, con i suoi molti oggetti tenuti sotto l'impero di una mente unica, che noi concepiamo il grande mondo esteriore a noi, e lo concepiamo come un mondo di ordine, e tale in virtù della sua relazione ad una mente ordinatrice. Il microcosmo ci rivela il macrocosmo; la mente ci rivela Dio.
      L'esistenza della Divinità è adunque un postulato della coscienza umana. Riconoscete una volta una mente vivente nell'uomo, indipendente dalla materia, una volontà ragionante, siccome l'essenziale e caratteristico elemento dell'essere suo, e dovrete inevitabilmente riconoscere l'esistenza di una mente infinita, di una suprema ragione e di una suprema volontà governante il mondo. Una vera teologia naturale è fondata sopra una veia psicologia. Una filosofia che neghi all'uomo un'esistenza più alta della natura, che faccia la sua coscienza razionale il mero portato della materia, non lascia adito aperto a provare l'esistenza di Dio — perocché, coim dice Jacobi, « la Natura rivela solo il iato, solo jn'indissolubile catena di cause senza principio j senza fine, escludendo con eguale necessità e la Provvidenza ed il Caso. Operando senza volontà, essa non prende consiglio nè dal buono nè dal bello ; nulla creando essa non evolve da' suoi neri abissi fuorché eterne trasformazioni di se stessa, inconsciamente e senza fine. Ma l'uomo rivela Iddio — perocché l'uomo, pel suo intelletto, sorge al di sopra della natura, è conscio di se stesso siccome di una potenza non solo indipendente dalla natura, ma opposta ad essa, e capace di resisterle, di conquistarla e di vincerla. Dal momento che l'uomo ha fede in questa sua potenza superiore alla natura, che giace in lui, egli ha tosto fede in un Dio ».
      L'argomento fondamentale dell'esistenza di Dio poggia adunque su certi essenziali principii della nostra natura morale ed intellettuale, quali sono i principii di causalità e di finalità. Esso implica una filosofia spirituale dell'essere umano. AU'infuori di tale filosofia, il teismo non trova base razionale, e non può più prevalere che come una cieca tradizione e superstizione (V. Religione).
      DIO (Dium) {geogr. ant.). — Una delle città principali della Macedonia, che fu spesso la sede dei suoi monarchi. Tito Livio la dice situata alle falde , dell'Olimpo ; onde lo spazio frapposto tra essa e ilt^iOOQLe


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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