Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DIOCESI — DIOCLEmare non sarebbe stato che di 1850 metri, e questo per metà occupato dalle paludi formate dall'imboccatura del Bafiro. Durante la guerra sociale fu danneggiata grandemente da una scorreria di Etoli condotti da Scopa, che ne atterrò le mura, le case, il ginnasio, e distrusse i portici circostanti al tempio di Giove, edifizio di grande celebrità, rubando le offerte e ogni cosa sacra. Secondo Tito Livio, la città si ristorò di questo danno quando i Homani la occuparono durante il regno di Perseo. Quivi Filippo ragunò il suo esercito prima della battaglia delle Cinocefale (V.). Più tardi diventò colonia romana, che Plinio chiama colonia diensis. Le sue rovine si trovano, secondo la più fondata congettura, a 185 metri incirca dalla presente Katerina, che risponde ali'Hatera della Tavola Teodosiana, e non già alla stessa Dio, come pretese erroneamente il dottore Clarke.
      DIOCESI (stor. e dir. can.). — È il distretto su cui si stende la giurisdizione di un vescovo. La parola è greca (Stotxyjoi?) e significa governo, amministrazione; onde si disse Siota^tc vf^ 7mA£       La diocesi fu un tempo un governo civile o prefettura composta di varie provincie. La prima divisione dell'Impero romano in diocesi civili è ordinariamente attribuita a Costantino, il quale distribuì tutto il mondo romano in quattro di esse, cioè la diocesi d'Italia, quella deH'lllirio, quella d'Oriente e quella d'Africa. Tuttavia, lungo tempo prima di Costantino, Strabone, il quale scriveva sotto Tiberio, dice (lib. xm) che i Romani avevano diviso l'Asia in diocesi, e si lagna della confusione che questa divisione arrecava nella geografia, poiché l'Asia non era più divisa per popoli, ma per diocesi, ciascuna delle quali aveva un tribunale da cui si amministrava la giustizia. Pertanto Costantino fu soltanto institutore di quelle vaste diocesi, le quali comprendevano parecchie metropoli e parecchi governi ; mentre le antiche diocesi inchiudevano una sola giurisdizione o distretto, ossia quella parte di una provincia che doveva ricorrere ad uno stesso giudice, come si ricava dal detto passo di Strabone e da due altri di Cicerone (lib. in, Epist. ad famil., 9; e lib. xm, ep. 67). Così a principio una provincia inchiudeva diverse diocesi, e poscia una diocesi venne ad inchiudere diverse provincie. In tempi posteriori l'Impero romano fu diviso in tredici diocesi o prefetture, ovvero, inchiusa Roma e le regioni suburbane, in quattordici, le quali compresero centoventi provincie ; ciascuna provincia aveva un proconsole, il quale risiedeva nella sua capitale, e ciascuna diocesi dell'Impero aveva un console stabilito nella principale città o metropoli.
      La divisione della Chiesa in diocesi e provincie ecclesiastiche (che sembra d'istituzione apostolica) fu dapprima regolata sulla divisione delle provincie dell'Impero romano. La diocesi dipende da un solo vescovo; più vescovi da un solo metropolitano; e questi dal sommo pontefice; ecco l'organismo dell'ecclesiastica amministrazione, che allo stesso Leibniz sembrò tipo di perfetto governo.
      Le sedi o diocesi si addimandano: patriarcale residenziale se realmente sono sotto la giurisdizione di un patriarca, o in partibus infidelium se (
      sono nominalmente subordinate,trovandosi in potere degl'Infedeli; arcivescovile residenziale o arcivescovile semplice, perchè mancante di Suffragane! (V.) residenziali ; e finalmente vescovile con suffraganei titolari inpartibus infidelium.
      All'articolo Papa il lettore troverà la dottrina riguardante la provvisione delle diocesi, la determinazione dell'estensione, la loro riunione e simili; all'articolo Monastero ciò che riguarda le abazie nullius dicecesis, e sotto Vescovato ciò che i vescovati in partibus infidelium.
      DIOCLE (biogr.). — Questo greco geometra, che si suppone vissuto nel vr secolo dell'era nostra, fu uno di coloro che diedero una soluzione del notissimo problema Delio della Duplicazione del cobo (V.). Essa riducesi, come si sa, a trovare due medie proporzionali fra due linee date ; e il metodo di Diocle, conservatoci da Eutocio nei commenti sopra Archimede, consiste nel descrivere in un circolo una certa curva, cui si è poi dato il nome di Cissoide (V.). Aveva pure composto un trattato sulle macchine da fuoco (probabilmente ustorie), ma sventuratamente andò perduto. 11 menzionato commentatore aveva preso da quest'opera un'elegante soluzione del problema, il cui oggetto è di tagliare la 8fera in due segmenti che stiano tra loro in una data ragione; soluzione che era stata promessa dallo stesso Archimede, ma che s'ignora se l'abbia data, quantunque Eutocio stesso (Comm. in Sph. et Cycl. Archim., lib. n, prop. 2 e 5) nel riportare le tre soluzioni di questo problema attribuisca la prima ad Archimede, sul debole fondamento d'averla trovata scritta in dialetto dorico, la seconda a Dionisodoro, la terza a Diocle.
      Non si sa altra cosa di questo geometra nè della sua opera, la quale dai frammenti conservati si può arguire fosse molto importante.
      DIOCLE (biogr.). — Celebre legislatore siracusano, quantunque il suo nome non occorra in Tucidide, propose il decreto di porre a morte i generali ateniesi Demostene e Nicia, secondo narra Diodoro (xm, 19), il quale lo chiama in quest'occasione il più eminente dei demagoghi di Siracusa, e par fosse in quel tempo il capo della parte popolare o democratica in opposizione ad Ermocrate. L'anno susseguente (412 av. Cr.), se la cronologia di Diodoro è esatta, ebbe luogo una rivoluzione democratica, e Diocle fu invitato con alcuni altri a comporre un nuovo codice di leggi. Noi nulla sappiamo dei suoi particolari, ma esso è encomiato da Diodoro per la sua concisione di stile e la cura con cui distingueva i varii reati, ed assegnava a ciascuno la sua pena particolare. La miglior prova del suo merito si è ch'esso continuò ad essere in vigore come codice civile, non solamente in Siracusa, ma e in molte altre città della Sicilia, finché l'isola fu sottomessa alla legge romana (Diod., xm, 35).
      Alla cacciata d'Ermocrate e della sua parte (410 av. Cristo ; vedi Sen., Hell., i, 1, § 27). Diocle deve esser rimasto capo assoluto della repubblica. L'anno seguente ei comandava le forze inviate da Siracusa e altre città della Sicilia in ajuto di Imera, assediata da Annibale, figlio di Giscone ; ma non vennegli fatto sottrarla al suo destino, e l'abbandonò trasportando con sè il maggior numero possibile d'abi-
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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