Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DTOCLE CARISTIO - DIOCLEE
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tanti con tanta fretta che non potè sepellire i soldati caduti in battaglia (Diod., xiii, 59-61). Questa circostanza diè origine probabilmente al malcontento dei Siracusani, il quale viepiù crebbe quando Ermo-crate, avendo ottenuto qualche vantaggio sui Cartaginesi, mandò in patria con grandi onori le ossa dei caduti ad Imera. Il malcontento per tal modo eccitato addusse la cacciata di Diocle, nel 408 av. Cristo (Diod., xiii, 63, 75). Ignorasi s'ei fosse dipoi richiamato, e noi non sappiamo connettere con le successive rivoluzioni di Siracusa la strana storia riferita da Diodoro, ch'ei s'uccise con la propria spada per mostrare il suo rispetto verso una delle sue proprie leggi ch'egli aveva inavvertitamente violato entrando armato nell'assemblea (Diod., xnr, 33). Una storia consimile vien narrata dallo stesso autore (xii, 19) intorno Caronda, il che rende assai dubbia per lo meno quella di Diocle. È però probabile ch'ei morisse in quel torno, dacché noi non troviamo più menzione del suo nome nelle civili discordie che addussero l'assunzione al trono di Dionisio.
Vedi Hubmann, Diókles Gesetzgeber der Syra-kusier (Amberg 1842).
DIOCLE CARISTIO (biogr.). — Celeberrimo medico greco, nacque a Caristo in Eubea e visse nel iv secolo av. Cristo, non molto dopo Ippocrate, al quale susseguiva, al dire di Plinio, per età e per fama. Egli apparteneva alla setta medica dei dogmatici (Gal., De aliment. facult., i, 1, ecc.), e scrisse molte opere mediche, delle quali i titoli soltanto ed alcuni frammenti ci furono preservati da Galeno, Celio Aureliano, Oribasio ed altri antichi scrittori. Di questi frammenti il più lungo è una lettera al re Antigono intitolata 'KmatoÀ^ npoLettera sulla preservazione della sanità), inserita da Paolo Egineta in calce al primo libro della sua opera medica, e che, se genuina, fu probabilmente indirizzata ad Antigono Gonata, re di Macedonia, che morì nel 239 av. Cristo in età di ottant'anni, dopo un regno di quarantaquattro. Essa rassomiglia nel suo subbietto a molte altre lettere consimili attribuite ad Ippocrate, e tratta della dieta appropriata alle varie stagioni dell'anno. Questa lettera fu pubblicata inoltre in molte altre opere e tradotta in tedesco da G. Bock nel Prachticirbiichlein di J. Dryander (Francf. 1551). Alcuni hanno attribuito a Diocle l'onore di aver mostrato per primo la differenza tra le vene e le arterie ; ma ciò non pare esatto, nè alcuna grande scoperta va realmente connessa al suo nome.
Vedi: A. Rivinus, Programma de Diocle Carystio (Lipsia 1655) — Gruner, Bibliothek der Alten JErzte (ivi 1781) — C. G. Kuhn, Opuscula Academ. Med. et Philol. (ivi 1827).
DIOCLE (biogr.).
I. Di Pepareto, il più antico storico greco che abbia scritto intorno la fondazione di Roma, e cui Q. Fabio Pictor dicesi abbia seguito in molti punti. È incerto quanto vivesse, del pari che se egli sia identico all'autore d'un'opera sugli eroi citata da Plutarco (Qucest. Grcec., 40), e d'una storia sulla Persia citata da Giuseppe (Ant. Jud., x, 11).
II. Di Gnido, filosofo platonico, autore di AictTpi6Eusebio (Prcep. Evung., xiv, p. 731).
III. Grammatico greco, scrisse sopra i poemi omerici, ed è mentovato negli Scolii Veneziani (ad Iliad., xiii, 103) in un con Dionisio Trace, Aristarco e Cheride sulla questione degli accenti greci. Arte-midoro riferisce un suo sogno (Oneir., iv, 72).
IV. Di Magnesia, autore d'un'opera intitolata !m3po,A^ twv cfrtXoaófwv, e di un'altra sulle vite dei filosofi (rapi fìuov tpiXov), d'amendue le quali Diogene Laerzio pare abbia fatto grand'uso.
V. Di Atene, o, secondo altri, di Flio, poeta comico della vecchia commedia, contemporaneo di Sannirione e Filillio, compose molte commedie registrate da Suida e da Eudocia, e citate di frequente dai grammatici. Ei pare un poeta elegante.
Vedi Meineke, Fragment. Com. Grcec. (i, pag. 251 a 253, ecc.).
DIOCLEA (lat. Dioclea, gr. AoxXéa) (geogr. ant.). — Piccola città nell'antica Dalmazia, resa celebre nella storia per la nascita che vi ebbe l'imperatore Diocleziano, il quale dominò con ferreo scettro il mondo per anni ventuno, dal 284 al 305 dopo Cristo, e si denominò non altrimente che dal luogo della sua culla (Aurei. Vict., Epit. 54 ; Eutrop., ix, 19). Dicevasi questo veramente Doclea, come fu conservato dai geografi greci (Ptol., n, 16, § 12), ma il valoroso soldato, che salì per la sua abilità al grado supremo di romano imperatore, mutò dapprima il poco annonioso nome di Docle (Docles) in quello greco di Diocle (Diocles), e successivamente, assunta la porpora imperiale, appellossi alla latina Diocleziano (Diocletianus). Chiamavasi collo stesso nome di Dioclea anche il territorio circostante alla città (Const. Porph., De adm. Imp., c. xxxv), e questa continuò ad essere un luogo di molta importanza fino al tempo delle invasioni turchesche. Se ne trovano le rovine sul delta formato dalla congiunzione dei fiumi Zetta e Moracia nell'odierno Montenegro, in cui la razza dei guerrieri prodi e feroci qual si fu Diocleziano non venne peranco meno, ed anzi ora si mostra ancor più gagliarda ed operosa che non lo fosse nei secoli passati. — Vedi Schafarik, Slav. Alt. (voi. li, p. 239, 249, 272-75).
DIOCLEA (bot.). — Genere di piante della famiglia delle papiglionacee, tribù delle faseolee, che si compone di piante volubili, indigene dell'America tropicale, con foglie pennate trifogliate, foglioline impari distanti, fiori azzurri, violacei o biancastri in grappoli ascellari. Si coltiva nei nostri giardini la D. glycinoides, dai fiori di un bel rosso vivace.
DIOCLEE (stor. relig.). — Feste che celebravansi dai Megaresi in onore di Diocle, eroe ateniese, intorno alla cui tomba radunavansi alcuni giovani e si divertivano con giuochi ginnastici ed altri. Leggesi che colui il quale dava il bacio più dolce otteneva il premio, che consisteva in una ghirlanda di fiori. Teocrito ne fa menzione nell'Idillio 12, vs. 27, e il suo scoliaste così ne riferisce l'origine ; Diocle, esule ateniese, fuggì a Megara, dove conobbe un giovane del quale s'innamorò ; e in una battaglia fu ucciso in quella che difendeva collo scudo il giovane da lui amato. I Megaresi onoraronlo di una tomba, lo posero nel numero degli eroi, e in commemorazione del suo fedele amore instituirono le feste Dioclee. Lo avevano in sì grande onore, che giuravano pel suo nomet^iOOQLe
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