Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DIODATI DOMENICO — DIODATI LUIGI
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ne soffersero i paesi governati da Costanzo (Euseb., Hi st. eccl. ; Lactant., De mori, persecut.). Nel novembre del 303 Diocleziano era passato a Roma, dove egli e Massimiano avevano goduto un trionfo accompagnato di giuochi, e fu l'ultimo che Roma vedesse. Si fu al primo di maggio del 305 presso Nicomedia che fece la sua abdicazione, dichiarando che le infermità della vecchiaja lo traevano a rinunziare all'impero ed a porlo in mani più forti. Proclamò quindi augusto Galerio e nuovo cesare Massimino Daza. Poi si ritrasse immediatamente a Salona nella Dalmazia, dove edificò un vasto palazzo in riva al mare, e quivi passò il rimanente della sua vita, rispettato dagli altri imperatori, tranquillo e senza cure, e senza mai desiderare di nuovamente salire sul trono; cosicché quando Massimiano, che aveva anch'egli abdicato, lo sollecitò a ripigliare il governo, gli rispose : f A questo non mi consiglieresti se tu vedessi che begli ortaggi fo crescere di mia mano nel mio giardino ». Sopravvisse otto anni all'abdicazione, e mori nel luglio del 313.
Fig. 2113. — Medaglia di Diocleziano.
Grandezza vera (rame, gr. 167 */»)•
Diocleziano occupa uno dei primi posti fra gl'imperatori romani. Il suo regno di ventun anno contribuì alla prosperità dell'impero e alla riputazione del nome romano. Fu severo, ma non arbitrariamente crudele. La vita che egli menò dopo l'abdicazione mostra ch'ei fosse d'animo non comune. Gli s'imputa principalmente d'avere introdotta la cerimonia orientale della prostrazione nella corte romana. Gli scrittori cristiani e massime Lattanzio, per ovvie ragioni, ne parlano sfavorevolmente. Intorno al suo regno non abbiamo altro che le magre narrazioni d'Eutropio e d'Aurelio Vittore, essendosi smarrite le altre storie, ma si possono raccapezzar notizie intorno alla sua vita da Libanio, Vopisco, Eusebio, Giuliano ne' suoi Cesari, e nei panegiristi contemporanei Eumene e Mamertino. Le sue leggi o editti sono nel Codice. Abolì i fru-mentarii, ossiano delatori approvati che erano sparsi per le provincie e si arricchivano tenendo gli abitanti in continuo timore, e riformò e strinse il numero degl'insolenti pretoriani, soppressi di poi totalmente da Costantino (Aurei. Victor., De Cces., 39, Edit. 39; Eutrop., ix, 13; Zonar., xn, 31).
Vedi : Gericke, Tempestivum suscitabulum prò principibus, s. comm. ad ed. Diocletiani de Malef. et Manich. (Servest. 1702) — Noodt, Dioeletianus et Maximianus, s. de transazione et pad. crimin. lib. singularis (Leida 1704) — Sickel, Dioeletianus et Maximianus, s. de vita et constitut. Diocl. et Max. exercit. duce (Lipsia 1792-93).
DIODATI Domenico (biogr.). — Archeologo italiano, nato a Napoli nel 1736, morto nel 1801, ebbe inae-
Nuova Encicl. Ital. Voi,
stri alcuni degli eruditi più illustri dei tempi suoi, quali sarebbero Giovinazzi, Martorelli, il P. della Torre e Genovesi. I suoi primi lavori ebbero per oggetto la storia ecclesiastica, e sono : Discorso sulla pretesa papessa Giovanna ; Analisi dei Concini; Ristretto di storia ecclesiastica; ma la sua fama fondasi principalmente sull'opera intitolata De Christo grtece loquente exercitatio, qua ostenditur grcecam sive hellenisticam linguam tum Judceis, tum ipsi adeo Christo Domino et Apostolis nativam et vernaculam fuisse (Napoli 1767). Nell'affermare che il greco era la lingua naturale di Gesù Cristo e dei suoi apostoli, Diodati profferiva per avventura un paradosso; ma ei lo propugnò con tanto spirito e sapere, che l'Accademia della Crusca si affrettò ad ammetterlo fra' suoi membri, e la czarina Caterina II gì' inviò, in testimonianza di sua soddisfazione, una medaglia d'oro. Abbiamo inoltre di lui le Illustrazioni delle monete nominate nelle nostre co-stituzioni (Napoli 1788).
Vedi Lombardi, Stor. della letterat. ital. (voi. v).
DIODATI Giovanni (biogr.). — Teologo calvinista, nato in Ginevra nel 1576, di famiglia originaria di Lucca, rifuggita in quella città per motivi di religione. Si applicò alle lingue dotte con tale riuscita, che Beza lo giudicò in istato di leggere l'ebraico all'Università di Ginevra, nell'età di ventun anno. Aggregato al corpo dei pastori nel 1608, fu ministro dei Calvinisti, alla cui setta apparteneva, e nell'anno seguente professore di teologia. Viaggiando in Italia nel 1608 conobbe a Venezia il Sarpi e l'amico di lui, frate Fulgenzio, coi quali tenne di poi corrispondenza in proposito di una riforma religiosa da tentarsi in Italia, nel che la circospezione e il giudizio più maturo del Sarpi servirono a mandare a vuoto tale progetto. Il Diodati voltò poscia in francese la Storia del Concilio di Trento del Sarpi, che pubblicò a Ginevra nel 1621 (in-4°), e nel 1655 e 1665 (in-fol.). Fu pel suo sapere teologico adoperato dal clero ginevrino in parecchie missioni, primieramente alle Chiese riformate della Francia, e quindi a quelle dell'Olanda, dove intervenne al sinodo di Dordrecht negli anni 1618 e 1619; e quantunque forestiero fu uno dei nominati a compilare gli atti di quell'assemblea. Concorse pienamente nella condanna degli Arminiani o, come dicevansi, Rimostranti (V.). Si segnalò anche come predicatore, e nei suoi sermoni parla con franchezza coscienziosa, senza riguardo a cose mondane. Fece una traduzione italiana della Bibbia, che il Tiraboschi dice, quanto allo stile, colta ed elegante, e che viene anche citata dai filologi italiani come esempio di schietta favellatile dall'edizione del 1607 (in-4°) e da quella del 1641 (in-fol.) fino al presente fu moltissime volte riprodotta. Scrisse molte opere teologiche e contro-versiali, e morì a Ginevra nel 1649.
DIODATI Luigi (biogr-.). — Fratello di Domenico, di cui si è di sopra discorso, mori il 4 febbrajo 1832 in Napoli, ove era nato in marzo del 1763. Cominciò fin dalla prima sua giovinezza ad essere adoperato dal Governo ne' pubblici uifizii, e giunse alla eminente carica di vicepresidente della gran Corte civile di Napoli; ma nel 1825, oppresso da gravi infermità, chiese il riposo, che gli venne accordato eon gli onori di consigliere della Corte suprema diVII. 40
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