Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DIONISIO IL GIOVANE
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amici: « Oli mirate come gli Dei immortali favoriscono il sacrilegio! ». Tolto da una statua di Giove un manto d'oro, consacratogli da Gelone come parte delle spoglie de* Cartaginesi, gliene sostituì uno di lana, dicendo che quello era più adatto alle vicissitudini delle stagioni. Ad Esculapio tolse pure una barba d'oro, notando, non convenire far pompa di barba a figliuolo di padre sbarbato (Apollo). Si appropriò similmente le tavole d'argento, e i vasi e le corone d'oro che erano nei tempii, dicendo che voleva giovarsi della liberalità de' numi. Scese pure con una flotta sulla costa di Etruria, e saccheggiò il tempio di Cere o Agilla, portandosene 1000 talenti. Cosi preparavasi a fare una nuova spedizione contro l'Italia, quando un'altra armata cartaginese approdò in Sicilia (383 av. Cr.) e lo sconfisse, rimanendo il di lui fratello Leptine morto nella battaglia. Ne seguì una pace, di cui Cartagine dettò le condizioni. Si fissarono i confini dei due Stati al fiume Alico, e Dionisio dovette pagare 1000 talenti per le spese della guerra. Questa pace durò quattordici anni, durante i quali Dionisio governò tranquillamente Siracusa e una metà della Sicilia, con parte dell'Italia meridionale. Mandò colonie alle coste dell'Adriatico, e le sue flotte navigavano nei due mari. Due volte mandò ajuti a Sparta, sua antica alleata, cioè una volta contro gli Ateniesi, nel 374, e di nuovo nel 369, dopo la battaglia di Leuttra, quando gli Spartani erano stretti da Epaminonda. Intanto la sua corte era frequentata da molti illustri uomini, filosofi e poeti. Dicesi che tra i primi fosse anche Platone, invitatovi da Dione, cognato di Dioniso; e che il suo declamare contro la tirannia lo facesse poi cacciare di Siracusa. I poeti non vi trovarono maggior fortuna, giacché Dionisio aspirava anch'esso alla gloria poetica, e coloro che non ne lodavano i versi correvano rischio di andare in carcere. Egli mandò due volte alcune poesie da recitarsi ai giuochi olimpici, ma furono fischiate dall'intiera assemblea. Fu più fortunato ad Atene, dove una sua tragedia ottenne il premio, e la notizia di questo trionfo gli fece quasi dar volta al cervello. Poc'anzi aveva conchiuso una nuova tregua coi Cartaginesi, dopo di aver mosso inutile assalto a Lilibeo al termine dei quattordici anni di pace ; onde diedesi a festeggiare e a celebrare il suo trionfo poetico. Gozzovigliando co'suoi amici, egli mangiò e bevve così fuor di misura, che cadde privo di sensi, e morì poco dopo, secondo alcuni, avvelenato, nell'anno 367, in età di sessantatre anni, dopo un regno di trentotto. Rimasto vedovo, aveva preso due mogli ad un tempo, cioè Doride di Locri e Aristomache, figliuola d'Ipparino di Siracusa. Ebbe da queste sette figliuoli, fra'quali Dionisio, suo primogenito, nato di Doride, che gli succedette.
Dionisio fu accorto politico, e per lo più fortunato nelle sue intraprese. Molto fece per afforzare e ampliare il potere di Siiacusa, e fu probabilmente opera sua se dopo la presa di Agrigento tutta la Sicilia non cadde in mano de' Cartaginesi. Fu uomo senza scrupoli, rapace e vendicativo ; ma molto di ciò che dicesi della sua crudeltà e indole sua sospettosa pare improbabile o almeno esagerato. Le opere di Filisto, che ne scrisse la vita e vien lodatoda Cicerone, andarono smarrite. Diodoro, che è l'autore principale da cui si possono ricavar notizie intorno a Dionisio, visse circa tre secoli dopo, e non è scrittore dotato di critica. 11 governo di Dionisio, come quello di molti altri che nella storia antica chiamansi tiranni, non era dispotico, ma somigliava
Fig. 2116. — Medaglia di Dionisio il vecchio.
Grandezza vera (argento, dramme 10).
piuttosto a quello de' primi Medici in Firenze e d'altri capi delle repubbliche italiane nel medio evo, o a quello degli Stadtholder in Olanda. Rimanevano pur sempre le forine popolari, e in più di una importante occasione troviamo convocata da Dionisio l'assemblea del popolo, al quale pare si desse piena libertà di parlare.
Vedi: Leven van Dionysden Ouden en Agathocìes, Koning van Sicilien (Leida 1704); Baden, Rcs gesta Dionysii Syracusani recognita (Kilon. 1795) ; Schweckendieck, Dissertatio de Dionysio J, Sicu-lorwn h/ranno (Gottinga 1832).
DIONISIO IL GIOVANE {biogr.). — Figliuolo di Dionisio il vecchio, succedette al padre come tiranno di Siracusa, e come tale fu riconosciuto dal popolo. Quegli aveva lasciato il paese in istato prospero; ma il giovane Dionisio non aveva nè l'abilità, nè la prudenza, nè l'esperienza del padre. Seguì dapprima i consigli di Dione, che, quantunque repubblicano nei suoi principii, era rimasto fedele al di lui padre, e ora cercava di dirigerne l'inesperto figliuolo pel bene della patria. A tale effetto Dione invitò l'amico suo Platone a venire a Siracusa intorno all'anno 374 av. Cr. Dionisio accolse il filosofo con gran rispetto, e, seguendone i consigli, riformò per qualche tempo i suoi rilassati costumi e le maniere della sua Corte. Ma una fazione condotta da Filisto, il quale era sempre stato sostenitore della tirannia di Dionisio il vecchio, riuscì a mettere Dione e Platone in disgrazia del figliuolo. Dione fu esigliato sotto pretesto ch'egli aveva scritto segretamente al Senato di Cartagine per conchiudere una pace. Platone, sollecitato con grande istanza da Dionisio il richiamo di Dione, non ottenendo il suo intento, lasciò Siracusa, e Dionisio diedesi allora tutto alla dissolutezza.
Aristippo, che trovavasi alla sua Corte, era il solo filosofo che meglio convenisse al gusto di Dionisio. Intanto Dione viaggiava per la Grecia, dove l'animo suo generoso gli procacciava molti amici. Dionisio, mosso da gelosia, ne confiscò gli averi, e ne costrinse la moglie a sposare un altro. Allora Dione raccolse qualche forza a Zacinto, colla quale fece vela per la Sicilia, ed entrò in Siracusa senza trovare ostacolo. Dionisio si ritrasse alla cittadella d'Ortigia, e dopo qualche resistenza, in cui il vecchio Filisto, suo fautore principale, fu preso e messo a^.ooQle
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