Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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intorno la sna vita. Gli antichi attribuiscongli le seguenti opere, ora perdute : un dizionario delle parole attiche ( 'Attixi 3vÓ{aSciinno. Fozio (Bibl., Cod. 152) ne parla con grandi encomii e ne cita due edizioni, le quali pare esistessero ai tempi suoi. Meursio è di parere che Dionisio si^ autore dell'opera rupi àxXi-tu)* ^(xfltTtuv xal £yxX[vo[jL£vu)v Xe^ewv, pubblicata da Aldo Manuzio (Venezia 1496) nel volume intitolato Horti Adonidis^ ma questa supposizione non è corroborata da prove; di un'istoria della musica (Mwtcx^ lPlatone intorno la musica nel suo IloXtTEi'a, e due altre (vedi Suida, s. v. Aiovuoios).
2° D'Antiochia, sofista, il quale par fosse cristiano, è quello stesso cui è indirizzata la lettera diciannovesima di Enea di Gaza. Egli è autore rinomato di quarantasei lettere esistenti tuttavia e pubblicate in latino da G. Cognatus nelle sue Epistola Laconica (Basilea 1554), e dipoi da J. Buchler nel Thesaurus Epist. Lacon. (1606). Il testo greco fu stampato da E. Stefano nella sua Raccolta delle epistole greche (Parigi 1577).
3° Di Bisanzio, pare vivesse prima del tempo dell'imperatore Severo, vale a dire prima del 197 dell'éra volgare, ed è mentovato da Stefano di Bisanzio e da Suida come autore di un 'AvótcXou; Bo-«7tópou, il quale pare esistesse compiuto nel secolo ivi, perocché P. Gillio ne diede una gran parte tradotta in latino nella sua opera sul Bosforo Tracio. G. I. Vo8sio ebbe copia di un frammento di esso recata da suo figlio Isacco da Firenze, e questo frammento, che è ora la sola parte nota dell'Anaplo, è stampato nella Constantinopolis Christiana di Du Change.
4° Di Calci de, storico greco, visse prima dell'era cristiana, e scrisse un'opera sulla fondazione delle città (K-riffEi?) in cinque libri, citata frequentemente dagli antichi. Un gran numero di frammenti furono per tal modo preservati , ma il loro autore è al tutto ignoto.
5° Soprannominato Calco, antico poeta ed oratore attico che derivò il suo soprannome dall'aver ; consigliato gli Ateniesi a coniare monete di rame per agevolare il commercio. Della sua oratoria nulla sappiamo, ma i suoi poemi, la più parte elegie, sono spesso citati. I frammenti esistenti riferisconsi prin- ; cipalmente a subbietti simposiaci. Aristotile lo cen- i sura per le sue cattive metafore. E nei frammenti ; esistenti scorgesi una grande inclinazione a magni- ! ficare le cose comuni con immagini ed allegorie ' ricercate.
6® Di Corinto, poeta epico, scrisse alcune opere ! metriche, quali sarebbero TtcoO^xou, Sulle cause, e Meteorologica. In prosa dettò un commentario sopra Esiodo. Suida gli attribuisce altresì una periegesi della terra, ma essa appartiene probabilmente a Dionisio Periegete (7.).
7° Soprannominato Trace, celebre grammatico greco, nativo d'Alessandria, e secondo altri, di Bisanzio, dimorò per qualche tempo a Roma, ove insegnò, intorno l'80 av. Cr., e compose molte opere grammaticali, manuali e commentarli. Noi possediamo sotto il suo nome un T^/yr) piccola opera chedivenne però la base di tutte le successive grammatiche , e servì per molti secoli di testo nelle ]
scuole grammaticali. La forma sotto la quale ci giunse non è originale ; quindi le grandi differenze nei varii manoscritti. Essa fu primamente stampata da Fabricio (Bill, grceciv, p. 20), e da Becker dipoi negli Anecdota (ii, p. 627, ecc.). È notevole che una traduzione armena di questa grammatica, scoperta di recente e pubblicata da Cirbied nelle Mémoires et dissertations sur les antiqtiités natio-nales et étrangères (1824), è più compiuta del testo greco, come quella che contiene cinque capitoli di più. Dionisio adoperossi inoltre per l'interpretazione e la critica d'Omero, come rilevasi dalle citazioni negli scolii veneziani e da Eustazio. L'Etimologi-cum magnum contiene molti suoi esempi etimologici, esegetici, ecc. — Vedi Gr&fenham, Geschichte der Klass. Philolog. (i, p. 422 ecc.).
8° Di Sinope, poeta comico ateniese della commedia mediana, pare fiorisse insieme a Nicostrato, figlio d'Aristofane, e vivesse fino alla fondazione della supremazia macedonica in Grecia. Abbiamo il titolo ed alcuni frammenti del suo 'Axovrt^nevoc, il quale pare fosse tradotto da Nevio, del fceajxo opopót; (un lungo brano in Ateneo, ix, p. 404), del-r'OjAwvujAoi, ecc. — Yedi Meineke, Frag. Com. Grcec. (i, pp. 419, 420).
DIONISIO (biogr.). — Di Colofone, pittore contemporaneo di Polignoto di Taso, del quale imitò le opere nell'accuratezza, espressione (TtaOo?), trattamento della forma, delicatezza del panneggiamento e in ogni altro rispetto, tranne nella grandezza (Eliano, V. H., iv, 3). Aristotile dice (Poet2) che Polignoto dipingeva le sembianze degli uomini meglio degli originali, Pausone peggio di quel che erano, e Dionisio come erano (6[xo(ou<;). Pare da ciò che le pitture di Dionisio avessero manco d'ideale* e gli è, non ha dubbio, per questa ragione ch'ei fu chiamato Antropografo come Demetrio. Vero è che Plinio reca una ragione diversa, vale a dire, che Dionisio era così chiamato perchè dipingeva uomini soltanto e non paesaggi (xxxv, 10, s. 37) ; ma questo è uno dei molti casi in cui la poca conoscenza che Plinio aveva dell'arte lo indusse a dare una falsa interpretazione d'un fatto vero.
DIONISIO o DINIZ (biogr.). — Sesto re del Portogallo, nato nel 1261, morto nel 1325. Figliuolo di Alfonso III, ebbe dall'infanzia ottima educazione, mercè le cure di Gon^alvez Magro e di Nuno Martin, coadjuvati da Dona Britez, sua madre, figlia naturale di Alfonso X il Savio, re di Spagna, che gli storici portoghesi collocano fra le più illustri donne del suo tempo. Dionisio è del bel numero di quei monarchi la cui memoria vive tuttora nel popolo portoghese, il quale, comecché ignori l'epoca di sua nascita e di sua morte, pure rammenta la sua sollecitudine e l'instancabile perseveranza nel promuovere a tutto potere il benessere dei suoi sudditi, e lo addimanda Padre del popolo, il Giusto, il Liberale.
Diniz sali sul trono del Portogallo il 16 febbrajo 1279, e nei primi tre anni di regno fu assistito da un consiglio di reggenza, presieduto da sua madre. Dopo il qual tempo Dona Britez ritirossi in Ispagna presso Alfonso, di cui le sue cure addolcirono gli estremi istanti. Primo atto del giovine re fu il visitare le provincie del regno desolate dalle guerre dei precedenti regni, incoraggiando gli agricoltori,
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