Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DIOPSIDE DIORAMA
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riormente, ma s'accosta ad una forma sferica ed è generalmente fornito di due spine a ciascun lato, come lo è pure lo scudetto. 11 corpo è più o meno allungato, talvolta quasi cilindrico, ma crescente per lo più di diametro verso l'apice. I piedi sono di mediocre lunghezza, le cosce anteriori generalmente grosse e fornite al dissotto di minute dentature, e le quattro posteriori portano spesso una spina al-. l'apice. Recammo la figura della specie dioiìsis Si-kesii di Gray, che è una delle più grandi ed ha i peduncoli più lunghi,di un rosso piceo come lo è pure il corpo. Il capo e il torace sono neri e le ale ombrate di bruno. Poco si conosce delle sue abitudini. W. H. Sykes, che le ha dato il nome e che ne raccolse un gran numero nell'India, la dice abitante di Hurriciunderghur nel Deccan, ad un'elevazione di circa 1200 metri al di sopra del livello del mare, ai 19° 23' di lat. N. e 71° 20' di long. E. Quest' insetto sta nei borri degli alti boschi che attorniano le montagne. In varii luoghi dove i raggi del sole penetrano talvolta il folto dei boschi e cadono sopra balze isolate, si vedono librarsi a migliaja per entro i raggi o posarsi sui luoghi dove questi battono. Tutte le specie che si conoscono appartengono alle parti tropicali del vecchio continente,ad eccezione deltfropm brevicornis, che appartiene all'America settentrionale. Il Westwood pubblicò nel 1834 una monografia deidiopsidi, in cui ne descrive non meno di ventuna specie, nove delle quali erano, avanti a lui, affatto sconosciute.
DIOPSIDE (da Sfc e doppia vista (miner.). — Hatiy aveva dato questo nome ad una specie mineralogica da lui formata per raggruppare alcuni minerali provenienti dalle valli del Piemonte, e costituiti da cristalli verdognoli ora trasparenti ed ora opachi, che il Bonvoisin aveva denominati alalite e mussile. In seguito negli Annali delle miniere egli pubblicò una memoria intesa a provare che quei cristalli altro non sono che una varietà di pirosseno, e in ciò ebbe consenzienti anche i mineralogisti moderni. Una tale varietà incontrasi nelle nostre alpi in filoni, unita all'epidoto e ai granati rossi.
DI0PTÀSI0 (miner.). — È un silicato di rame, di un bel verde, diafano, e alquanto più duro del vetro ; si presenta sotto la forma di prismi esaedri, e comprende da 30 a 40 per cento di silice ; da 45 a 55 di ossido di rame ; e 11 in 12 di acqua. Secondo l'analisi di Hess, l'ossido di rame e l'acqua vi conterrebbero un'uguale quantità di ossigeno, e l'acido silicico ne conterrebbe due volte di più che non ne contiene ciascuno di essi. Questo minerale è assai raro.
Ildioptasio di Haiiy è chiamato dai Tedeschi hip-fersmaragd a motivo del suo colore ; i Russi gli dànno il nome di achirite, da quello di un certo Achirka, mercante arabo di Taclikend, che lo scopri nel-Y AUin-Tubé, o collina d'oro, piccola catena delle lande dei Kirghis.
DI0PTEA o DIOTTRA (
Dioptra monicoptera chiamò G. A. Alberti, suo inventore, una specie di livella, mediante la quale si può avere con precisione e ad un tratto la misuradi qualsivoglia distanza, benché erta, disastrosa ed inaccessibile, senza uopo di misuratore, di catena,, e senza verun calcolo.
Vedile Istruzioni pratiche per V ingegnere civile dello stesso G. A. Alberti, nelle quali (pagg. 305-320) è ampiamente descritto questo strumento colle relative norme per ben usarlo.
DIORAMA (B. A. e tecn.).— Questo nome, derivato dal greco, nou può avere altra origine che da ftopa'w,
10 veggo attraverso, e può quindi applicarsi a tutti gli spettacoli che hanno per iscopo di presentare una qualche veduta allo spettatore, che guarda per una lente adattata ad una finestrella. In questo senso
11 cosmorama ed il piccolo apparecchio portatile conosciuto sotto il nome di mondo nuovo sono veri diorami. Ma gl'inventori vollero comporlo dal latino dies, e dal greco opa,/.a, vista, cosicché viene a significare vista di giorno, denominazione che esprime sufficientemente la natura dello spettacolo, cui fu data, il quale si compone di vedute, di siti e d'interni illuminati dalla luce naturale del giorno, ma in modo particolare. Lo spettatore, dopo di avere percorsi alcuni corridoi senza luce, è introdotto in una sala non meno buja, dove, per una grande apertura simile al proscenio di un teatro, vede un quadro di una vasta superficie, di cui non può da alcun lato scoprire i limiti, e che riceve la più viva luce del giorno con uguale abbondanza su tutte le sue pai ti.
Il diorama è un'imitazione del Panorama (V.), il quale, inventato in Inghilterra verso il 1796, e introdotto in Francia da Fulton nel 1804, fu perfezionato da Prévost nel 1816. Daguerre e Bouton, artisti francesi, aprirono il primo Diorama in Parigi nel 1822. 11 quadro, che nel panorama è cilindrico, ha nel diorama una superficie piana, e vi s'impiegano alcuni mezzi nuovi, e soprattutto combinazioni di ottica che accrescono il prestigio della pittura. Per esempio, si ha ricorso a cieli eseguiti in trasparente, cosa che li rende assai più luminosi, a vetri colorati, alla luce di torce, ecc.; ma il timore di uscire dai limiti dell'arte non ha permesso di ricorrere a tutti i mezzi meccanici che si sarebbero potuti aggiungere alla pittura. Uno degli effetti più magici che abbia impiegati Daguerre, è quello per cui il suo quadro della Messa di mezzanotte nella chiesa di Saint-Eti enne-du-mont, che offriva da prima una vista di giorno, passava per tutte le modificazioni di luce per giungere ad una scena di notte illuminata dalla luce di lampade e di candele. Tutto era dipinto sulla medesima tela ; la sola luce che cadeva sul quadro era mobile. In questo quadro l'effetto maggiore consisteva nell'apparizione, durante la veduta notturna, di persone sulle sedie, le quali nella diurna sembravano vuote.
Il sistema di questa pittura è fondato sulla differenza che provano i colori quando la luce che gl'il-lumina è trasmessa per riflessione o per rifrazione, e secondo che questa medesima luce è variamente colorata. Parecchie cause concorrono alla compiuta illusione e al grande effetto che produce il diorama; queste sono il contrasto delle tenebre e della luce ; la lontananza del quadro, di cui, come si è detto, non si possono scoprire i limiti da alcun lato, e la cui verità d'aspetto generale è tanto maggiore in quanto che l'aria interposta, coll'agire su tutti i
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