Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DIOSCORIDE — DI OSCURI DEin italiano fu~Fausto da Longiano, che pubblicò la sua versione in Venezia nel 1541. Volgarizzolla di poi anche il toscano Marcantonio Montignano (Firenze 1546), ma non se ne pubblicò poi mai il secondo volume, che l'editore Giunta aveva promesso. Questa versione del Montignano va pregiata pei nomi volgari toscani delle piante, che il traduttore ha sostituito o aggiunto per sinonimo ad alcuni nomi greci, pei nomi delle parti e delle malattie del corpo umano, e per frasi molto eleganti rispetto a cose della medicina ; onde ne arricchirebbe assai il frasario medico chi volesse farne uno spoglio. Per ciò che riguarda i lavori del Mattioli intorno a Dioscoride, vedi Mattioli.
      Oltre il celebre trattato sulla materia medica, le seguenti opere vengono generalmente attribuite a Dioscoride: riep\ ArjXr.Tripi'wv apù.axo)v, De venciiis; Ihpl 'lo&ftwv, De venenani. animalibus; fi spi EÙ7topiTwv 'AtcXcov ts xai 2vv6=tmv chapjxdtxwv, De facile parabilibus tani simplicibus qiiam compositis medicamentis, e poche opere più piccole, credute generalmente spurie. Le sue opere vennero primamente in luce in una traduzione latina (creduta di Pietro d'Abano) nel 1478. La prima traduzione greca fu pubblicata da Aldo Manuzio (Venezia 1499), e dicesi assai rara. La più pregevole per avventura ò quella di I. A. Saraceno, greca e latina (Francoforte 1593), con un dotto e copioso commentario. L'ultima edizione è quella di C. Sprengel in 2 voi. in-8° (Lipsia 1829-30), in greco e in latino, con un buon commentario. Le opere di Dioscoride furono tradotte in italiano da G. A. Mattioli e M. Montignano, in tedesco, in ispagnuolo e in francese; havvene altresì una traduzione arabica, che esiste tuttavia manoscritta in molte librerie, d'Europa.
      Per ulteriori informazioni rispetto Dioscoride, e le edizioni delle sue opere, vedi Le Clerc, Hist. de la méd.— Haller, Bibhoih. bofan.— Sprengel, Hist. de la méd. —Fabr., Bibl. yrcec. — Bostock, History of medicine — Choulant, Ilandbuch der Bilcherkunde fiir die JEltere Mcdicin.
      DIOSCORIDE {biogr). — Autore di trentanove epigrammi nella greca Antologia (Brunck, Anal., i, 493; Jacobs, i, 244 ecc.), pare vivesse in Egitto intorno il tempo di Tolomeo E vergete. 1 suoi epigrammi risguardano principalmente i grandi uomini dell'antichità, in ispecie i poeti, e contengonsi nel Garland di Meloager (Jacobs, xiu, pp. 886, 887).
      DI0?C0R0 (biogr.). — Antipapa, morto il 12 novembre 529; era legato di papa Ormisda appo l'imperatore d'Oriente, e fu eletto pontefice il 15 ottobre 5'29 da un certo numero di prelati adunati nella basilica di Costantino. Un altro partito inalzava in pa>i fempo alla santa Sede Bonifacio II, spalleggiato da Atalarico re dei Goti. « Lo scisma, dice Moreri, stava per nascere nella Chiesa; ma Dio lo prevenne con la morte di Dioscoro, il quale spirò ventisette giorni dopo la sua elezione ». Bonifacio II, rimasto unico possessore del potere sovrano, scomunicò il suo emulo, ma papa Agapito annullò di poi questa scomunica.
      Vedi: Platina, Hist. de vitis pontifìcum (74) — Artaud de Montor, Hist. des souv. pontifes (i, 254) — Agnello Anastasio, Storia degli antipapi (Napoli 1754, 2 voi. in-40).
      DIOSCURI (mitol.). — Denominazione particolare di Castore e Polluce, derivata da A-.ó;, di Giove, o xoupo;, fanciullo, che viene a dire figliuoli di Giove (V. Castore e Polluce).
      DIOSCURIADE (lat. Dioscurias, gr. Aioaxwp'a; e : toMileto, all'estremità E. dell'Eusino, sulla foce del fiume Antemo, alN. della Colchide (Arriau., Peripl, pp. 10,18; Plin., vi, 5). Era posta 790 stadii, ossia 142 chilom. ed ]/s al N. 0. del fiume Fasi (Phasis, odierno Fae o Rioni), e 2260 stadii, ossia 406 chilom. e */5 distava da Trebisonda (Arrian., I. c.). Serviva di convegno e di grande emporio a tutte le tribù selvagge dell'interno, i cui barbari idiomi non erano intesi dalle une alle altre, e facea mestieri di una moltitudine prodigiosa d'interpreti per trattare gli affari. I Greci rimasero tanto stupiti della moltiplicità di quelle strane favelle, ed il bisogno di abili interpreti era così sentito, che parecchi giunsero ad affermare, essersi parlate sul mercato di Dioscuriade 70 diverse lingue (Strab., xi, p. 497). Anzi il rodio Timostene, ammiraglio di Tolomeo Filadelfo, regnante dal 285 al 247 avanti Cristo, ed autore di un libro sui porti (llepl Xtuivtov), non istimò esagerazione il dire che vi si parlavano 300 differenti lingue ; ma Plinio (l. c.), che lo cita, si accontenta dinotare che i mercatanti avevano bisogno di 130 interpreti per intendersi tra loro. Nel 66 av. Cr., costretto Mitridate a rifugiarsi nel cuor della Colchide per sottrarsi alle incalzanti schiere di Pompeo, traversò il Fasi, e stabilì il suo quartier d'inverno a Dioscuriade, ove raccolse novelle truppe ed una piccola flotta (Appian., Mtthr. 101). Sopra o vicino a questa città, intitolata, come ognun vede, dai gemelli di Leda, Castore e Polluce, figli di Giove (^toVxoupot), i Romani fabbricarono Sebastopoli, nome che equivale a città di Augusto od Augustea, in onore del capo supremo, dell'augusto (TtSaorroV) allor dominante, di cui taciono i geografi, la quale fu deserta ai tempi di Plinio, ma circa cinque secoli dopo, sotto Giustiniano I, dal 527 al 565 dopo Cristo, ebbe guarnigione romana ossia bizantina, il che ne diino-sti crebbe il ripopolamento, e la Soteriopoli (città del Salvatore) dei tempi posteriori fu colla medesima identificata (Mela, i, 19, § 5; Amm. Marc., xxii, 8, § 24; Steph. b.: Procop., B. G., iv, 4; Plin., I c. ; Procop., JEd., in, 7; Const. Porph., De adm. impc. 42) ; oggidì se ne ponno ravvisare le tracce vicino alla rada d'Iscuria, che serbò tanto dell'antico nome, ed è distante 25 chilometri a S. E. da Sucum-Calé, porto commerciale notissimo sul Mar Nero. Il celebre viaggiatore francesce Chardin ( Voynges ecc., part. 1\ pag. 77 e 108) ne descrisse la costa come disabitata, tranne dai Mingrelii, che recansi per oggetti di traffico al luogo stesso a cui recavansi i loro antenati, piantandovi le loro tende o baracche di rami d'alberi ; il che prova come i popoli primitivi sieno sempre uguali a se stessi, senza far mai un passo innanzi od un passo indietro nelle vie della civiltà primigenia, quando anche si conservassero sui luoghi natii più e più secoli.
      DI0SCURIDE (biogr.). — Uno dei più celebri intagliatori greci in pietre preziose, fu chiamato da Cesare Augusto in Roma, ove incise il sigillo imperiale con la testa dell'imperatole (Plinio, H. Ar., xìxvh,
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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