Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DIOSCURIDE 0 DIOSCORIDE — DIOSP1RO
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      I, 4; Svetonìo, Vit. Aug.). Esistono tuttavia sette gemme, le quali portano il nome di Dioscuride, vale a dire due con la testa di Augusto, un così detto Mecenate, un Demostene, due Mercurii ed un Batto del Palladio (Stosch, Pierres grav., tav. 25; Bracci, Memor. degli incis., tav. 57, 58). Di queste gemme però sei soltanto sono credute antiche. 11 nome dell'artista sopra di esse è Dioscuride, il perchè è errata la lezione di Plinio e Svetonio cho scrivono Dioscoride. Dioscuride aveva due figli, valenti anch'essi nell'incisione delle gemme; uno aveva nome Erofilo e l'altro Eutiche.
      Vedi Raoul Rochette, Lettre à M. Schorn (p. 42),
      DIOSCURIDE o DIOSCORIDE {biogr.). — Di Samo, autore di due pavimenti in mosaico scoperti a Pompei nella cosi detta villa di Cicerone. Essi rappresentano scène comiche x sono per intiero di vetro coll'iscrizioneA102K0YPIAH2 2AMI02 EDÒ1H2E
      e voglionsi annoverare fra i più belli mosaici antichi. Winckelmann ne ha dato una compiuta descrizione nella sua Geschichte d. Kunst, vn, c. 4, § 18, ecc. Un'incisione di uno di essi trovasi nel Pompei (il, p. 41) pubblicato dalla Società delle utili cognizioni.
      Veggasi anche il Musco Borbonico (iv, 3»).
      DIOSCURIE (archeol.). — Feste che celebravansi in varie parti della Grecia in onore dei Dioscuri (V.). Le Dioscurie spartane mentovate da Pausania celebravansi con sacrifizii, allegrézze, conviti, ecc. Anche a Cirene i Dioscuri venivano onorati con grandi feste. Le feste dei Dioscuri detti pure avaxc?o avaxot, che celebravansi in Atene, chiamavansi avanza o àvaxei'ov. Ateneo fa menzione di un tempio dei Dioscuri ad Atene detto ivaxefov, e narra che gli Ateniesi, probabilmente in occasione di questa festa, usavano di preparare pei Dioscuri, nel Pritaneo, un pasto composto di cacio, cialde d'orzo, fichi, ulive e cipolle, in commemorazione dell'antico, modo di vivere. Questi eroi però venivano massimamente ono- . ratisnegU Stati dorici e achei, dov'è da credere che ogni città celebrasse una festa in loro onore; e ciò viene confermato dal gran numero dei tempii che quivi erano loro consacrati. Poco però si conosce intonso alle cerimonie che in tali feste si praticavano. :
      DIOSMA (Diosma) (hot.). — Genere e tipo di una i sezione (diosmee) della famiglia delle rutacee, appartenente alla pentandria monoginia del sistema linneano, e che distinguesi per i seguenti caratteri: calice spartito in cinque lacinie; cinque petali inseriti sovra un disco ipogino, sessili, alterni coi sepali; ; cinque stami anteriferi, alterni coi petali, inseriti ; , sul disco ; cinque stami sterili,' stamjniformi o peta- : liformi o 8quamiformi, o poco apparenti ; stilo unico, ! breve ; carpelli in numero di cinque, ovvero di due ' a quattro per aborto, compressi, internamente conniventi e deiscenti; uno o due semi per ciascuna loggia, lucidi; cotiledoni oblunghi,piano-convessi.
      Questo genere comprende circa settantacinque specie, tutte native del Capo di Buona Speranza, e che sono frutici a foglie sparse ed opposte, lineari, acute, canalicolate, denticolate, od intiere, punteggiate; fiori bianchi «o rossicci, solitarii verso l'estremità dei ramicelli, ovvero aggregati in corimbo; pedicelli corti muniti di bratteole. ......
      Considerando il gran numero di specie comprese in questo genere, e certe modificazioni ragguardevoli de'Buoi caratteri, Wendland e Willdenow lo divisero in quattro generi, che sono stati ritenuti da De Candolle, ma soltanto come sezioni, aggiun-gendovene una quinta, e così consertando intiero il genere diosma ; ed a ragione, avvegnaché tutte queste specie hanno un aspetto conforme.
      Le diosme in generale sono molto rassomiglianti alle eriche pel loro aspetto. Molte specie sono coltivate nei giardini di delizia per la vaghezza della loro forma, la perenne verdezza del loro fogliame e l'odore soave che esalano, per cui il pomposo nome di diosma (odore divino) venne applicato a cotesto genere, sebbene l'odore di alcune specie riesca spiacevole anzi che no. Coltivansi in terra di erica, in tepidario, presso le invetriate; si propagano per margotti, per talee ed anche per semi, i quali però debbonsi mettere in terra appena giunti a maturità, perdendo essi in breve la facoltà germinativa.
      DIOSMEE (boi.). — Famiglia di piante dicotiledoni diapetele, ipogine, staccata dalle rutacee, che comprende i generi diosma, dictamus, lemonia, correa ed altri.
      DIOSMINA (chini.). —- Principio amarissimo, color bruno-giallo, solubile nell'acqua, estratto dalla dior sma cremata.
      DIOSPIRO (Diospyros) (bot.). — Sotto il nome di Stóomipos (frumento degli Dei) trovasi indicato da Teofrasto un frutto della forma e grossezza d'una ciriegia. Credesi dai più dei moderni l'albero che produce un tal frutto essere il diospyros lotus L., e non già il lithospermum, nè il coix lacryma, nè il Mieyphus lotus, nè il celtis austraiis, ecc., come opinarono alcuni commentatori. Nè il frutto di quest'albero, nè quelli di altre specie congeneri sono tuttavia meritevoli del pomposo nome datogli da Teofrasto ; mentre, come vedremo, i migliori di tali frutti sono nulla meno che squisiti.
      11 genere diospyrus (plaqtteminier dei Francesi) appartiene alla poligamia diecia del sistema sessuale secondo Linneo, all'ottandria monoginia secondo Gmelin e Sprengel, e forma il tipo della famiglia delle ebenacee, così chiamata dal nome di una specie, e che meglio chiamerebbesi famiglia delle diospiree dal nome del genere. I suoi caratteri sono: fiori dioici; calice a quatta) o sei lobi, qualche rara volta fesso irregolarmente; corolla tubulosa o campanulata, fessa in quattro a sei lobi lunghi altrettanto o meno che il tubo, ravvòlti a sinistra nell'estivazione. Stami dei fiori maschi in numero di otto a cinquanta, più spesso sedici, inseriti alla base della corolla od al toro, ovvero parte alla corolla e parte al toro ; filamenti più brevi delle antere, distinti o più spesso congiunti alla loro base a due a due, essendo in questo caso l'uno interno e l'altro esterno più lungo: antere lineari-lanceo-late, deiscenti da ambi i lati per una fessura longitudinale. Stami dei fiori femminei meno numerosi, per lo più otto soltanto, colle antere sterili. Ovario dei fiori maschi quasi abortivo, quello dei femminei fatto di quattro, più sovente di otto logge, talvolta di dieci o dodici. Stili da due a quattro, congiunti più .o. meno, alla base A ordinariamente bilobi allat^iOOQLe


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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