Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DIPARTIMENTO — DIPENO E SCILLIdalle gocciole di pioggia che rifrangono e riflettono per l'angolo limite i raggi del sole che contro a quelle si dirigono. Tutti i diversi coloramenti che assumono le nubi nei magnifici tramonti sono l'effetto di particolari fenomeni di diottrica.
      Chi è mai che non abbia posto mente ai diversi coloramenti che appajono osservando gli oggetti attraverso delle invetriate comuni, nelle quali le due superficie della lastra di vetro non essendo esattamente parallele, ma ondulate, fungono le veci d'infiniti piccoli prismi che rifrangono la luce? Il viaggiatore sulle strade ferrate, osservando il bel fenomeno della Parallasse (V.) sulle vaste campagne che attraversa, s'abbatte pure in quello degli effetti diottrici che presentano i vetri delle vetture, che nel loro smuoversi rendono ancor più manifesto lo spostamento e la deformazione degli oggetti che attraverso i medesimi si mirano. Terminiamo collo asserire che i fenomeni diottrici si ripetono ad ogni istante alla volgare osservazione, quantunque di spesso inavvertiti, e che da essi derivano tutti i coloramenti dei corpi per trasparenza (F. i singoli articoli citati nel contesto).
      DIPARTIMENTO (geogr. poi). — Denominazione delle presenti divisioni territoriali della Francia. Avanti la rivoluzione del 1789 la Francia era divisa in 37 generalati o governi, ciascuno dei quali era suddiviso in distretti di vario nome. Il disegno di una nuova divisione in porzioni più convenienti fu primamente concepito dall'Assemblea costituente e mandato ad effetto nel 1790. Mirabeau aveva proposto la formazione di 120 dipartimenti, ma se ne fecero soli 80, cresciuti poi, per suddivisioni, ad 83. Parte principale in quest'opera ebbe l'ingegnere geografico Belleyme. Nel segnare i limiti dei dipartimenti si conservarono fino ad un certo punto le divisioni di provincie e di generalati che già esistevano; ma l'oggetto principale si fu di renderli pressoché eguali per via di una ripartizione media di superficie e di popolazione. Questo spartimento però non potè essere uniforme. I nomi dei dipartimenti sono principalmente tolti da fiumi, montagne, o da altro notevole oggetto geografico. Nel 1808 il numero loro era cresciuto, per le conquiste, a 127, di cui 12 per le colonie. Queste in seguito non fecero più numero coi dipartimenti continentali, che nel 1811, quando l'Impero stendevasi da Soma ad Amburgo, ascesero sino a 130. Nel 1814 il numero dei dipartimenti fu portato ad 86; nel 1860 s'inalzò ad 89 per la riunione di Nizza e della Savoja; nel 1872, dopo la perdita dell'Alsazia e della Lorena, scese ad 86, oltre i tre dell'Algeria. Ciascuno è amministrato da un prefetto, dal quale dipendono i sotto-prefetti dei circondarli (arron-dissements) e tutti gl'impiegati nell'ordine amministrativo.
      Ogni dipartimento ha un consiglio generale, che ha missione speciale di deliberare sugli interessi suoi, ed un consiglio di prefettura incaricato di giudicare il contenzioso amministrativo.
      Oltre a varii altri pubblici stabilimenti, vi ha in ognuno un'Accademia o scuola normale primaria, varii tribunali civili e commerciali ed: una Corte d'assise. Il circondario è suddiviso in cantoni, e ognuno di questi in un numero indeterminato dicomuni. Neil' organizzazione attuale esistono in Francia 363 circondarli, divisi in 2846 cantoni, aventi ciascuno il loro capoluogo.
      Il nome di Dipartimento è stato adottato fra noi per indicare le grandi divisioni marittime.
      DIPEA (lat. Bipcea, gr. Afoouoc) {geogr. ani.). — Città dell'Arcadia nel distretto di Menalia, pel cui territorio passava il fiume Elicona, ed i cui abitanti si trasportarono a Megalopoli, tostochè fu fondata, nel 370 avanti Cristo, poco dopo la famosa battaglia di Leuttra, questa nuova capitale dell'Arcadia. Nella greca storia viene sovente rammentata per la terribile zuffa che si compiè nelle sue vicinanze tra gli Spartani e tutti gli Arcadi, tranne quelli di Mantinea, in epoca incerta, ma all'incirca tra il 478 ed il 464 avanti Cristo (Paus., ih, II, § 7; vili, 8, § 6, 27, § 3, 30, § 1, 45, § 2; Herod., ìz, 35). Il colonnello Leake, versatissimo nella topografia dell'antica Grecia, è d'avviso che i ruderi presso l'odierno villaggio di Batta nella Morea, a 30 chilometri daTripolizza,sieno gli avanzi di Dipea. ; Ma il tedesco Boss, diligente indagatore delle elle-¦ niche antichità, gli si oppone, osservando che Pau-sania non fa alcun cenno di Dipea nella sua descri-! zione della Menalia, sebbene rammenti ogni luogo ; anche di minor importanza. Devesi da cotale silenzio arguire, soggiunge egli, che cotali ruderi non appar-; tengono a Dipea, non essendo neppur probabile che Pausania non se ne sia accorto, se tuttodì sono ancora assai considerevoli; giova quindi inferire che sieno i rimasugli di Menalo, capitale dell'antica Menalia.
      Vedi: Leake, Travels in the Morea, mth a map and plans (Londra 1830,3 voi. in-8°) — Ross, Reisen und Reiserouten durch Griechenland (Berlino 1841, ; lvoLin-8°).
      DIPENO e SCILLI (biogr.). — Antichissimi scultori greci, oriundi di Creta durante il tempo dell'impero medo e prima del regno di Ciro, intorno la 49a olimpiade (580 avanti Cristo), erano, secondo Pausania, allievi di Dedalo, e secondo altri, suoi : figli. Da Creta passarono a Sicione, ove fu pej* lungo tempo la sede principale dell'arte greca, e dove diedero opera ad alcune statue degli Dei ; ma anzi che queste statue fossero condotte a termine, gli artisti, lagnandosi di qualche torto, recaronsi appo gli Etoli. I Sicionii furono immediatamente travagliati dalla fame e dalla siccità, e consultato l'oracolo di Delfo, fu loro risposto che allora sol-; tanto sarebbero stati liberati da quei flagelli, quando Dipeno e Scilli avessero ultimate le statue. Queste 1 statue erano quelle d'Apollo, d'Artemide, d'Eracle e di Atena. Plinio soggiunge che Ambracia, Argo e Cleone erano piene delle opere di Dipeno e Scilli, e che questi artisti furono i primi a scolpire statue in bianco marmo pario. Pausania ricorda, come opere loro, una statua d'Atena a Cleone, e ad Argo un gruppo rappresentante Castore e Polluce, con le lor mogli Eleira e Febe, e i loro figli Anaki e Mnasinoo. Questo gruppo era d'ebano, tranne alcune poche parti dei cavalfì ch'erano d'avorio (Paus., ii, 22, § G). Clemente d'Alessandria, oltre queste statue dei Dioscuri, fa meuzione di quelle d'Ercole^ i di Tirince e di, Artemide, di ,Munichia a Sicioné , (Protrepp. 42, 15). Dipeno e Scilli ebbero pert^iOOQLe


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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