Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DIRAMARE - DIRETTORE
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      rimondatura che si opera tagliando i polloni e i rami soverchi delle piante madri (Y. Diramare). Nei boschi coltivati per seminagione, questa si suol fare molto fitta. Dopo un numero d'anni più o meno lungo, secondo le specie, e quando le pianticelle cominciano ad incepparsi a vicenda, si fa un primo diradamento. I piantoni estirpati servono a ripiantare o ad altri diversi usi. Dopo altro periodo di tempo si fa un secondo diradamento, e così di seguito, finché la distanza fra pianta e pianta non sia al limite più conveniente per la maggior proprietà degli alberi. La quale distanza può variare secondo le diverse essenze forestali e le condizioni diverse di suolo, di stazione e di abitazione delle piante (V. Piantagione).
      DIRAMARE (econ. rur.). — È l'operazione con cui si spiccano rami da un albero o col taglio, od altri-mente. Ma cotest'operazione non deve confondersi colla Potagione (V.); perocché dessa consiste nel tor via i rami magagnati, o contorti, o mal situati, o troppo vicini tra loro; tutti quelli, in una parola, che potessero in qualche modo ostare al maggiore sviluppo dell'albero, oppure alle forme particolari che a questo debbono darsi, secondo lo scopo cui viene destinato. Mentre la potagione consiste più specialmente nel tor via i rami che potessero essere d'impedimento allo svolgimento dei prodotti dell'albero medesimo. Col diramare insomma si provvede alla formazione della pianta ; e col potare si provvede alla produzione e al perfezionamento dei frutti della medesima. Prima pertanto che una pianta sia sottoposta a potagione, deve essere stata convenevolmente diramata. Onde allevale un gelso, per esempio, a pien vento, bisogna lasciar crescere il germoglio fino all'altezza a cui si vuol formare il palco, ed ivi svettarlo ; quindi tor via dall'ascella delle foglie del germoglio, schiantandoli colle dita, tutti i ramicini che vi spuntano ; e quindi diramare ancora il palco stesso, finché sia convenevolmente costituito. Allora soltanto verrà la pianta sottoposta a regolare potagione, onde ottenere il miglior prodotto in foglia. Così dicasi delle piante da frutta, le quali vengono diramate onde dar loro la forma che si reputa più conveniente, e quindi colla potagione viene la data forma mantenuta costantemente. Si diramano pure gli alberi per trarne legna da fuoco ; ma questa pratica, ordinariamente eseguita disadattamente, raro è che riesca economica. Per qualunque scopo però si diramino gli alberi, l'operazione conviene che venga ognora eseguita colla massima cura e precisione. I tagli debbono riuscir netti, regolari, ma non mai orizzontali nè concavi; perocché quando questi sono scabri,irregolari, o disposti in modo da trattener l'acqua delle pioggie o delle guazze, questa vi si sofferma, e col far marcire il legno favorisce la formazione di prodotti acidi, che assorbiti dai vasi e trasportati in circolazione, possono danneggiare e far persino perire la pianta. D'altronde un taglio mal eseguito è d'impedimento ad una regolare e buona cicatrice.
      DIRGA (hot.). — Genere di piante della famiglia delle timelee, di America, a foglie alterne, fiori giallastri pendenti, che precedono le foglie ; legno molle, leggero e pieghevole. Nel Canadà si fauno colla sua corteccia corde e stuoje.
      DIRCE (mitol.). — Seconda moglie di Lieo re diTebe, vedendo gravida Antiope, quantunque ripudiata, credette che ella convivesse sempre con suo marito, e la fece chiudere in una prigione, dalla quale liberata da Giove, andò a nascondersi sul monte Citerone, e vi diede alla luce due gemelli, Anfione e Zeto, che poi fecero morire Lieo, ed • attaccarono Dirce alla coda d'un toro indomito, che la trascinò in dirupi, dove fu fatta in pezzi. Bacco, commosso dalla triste sua sorte e riconoscente pel culto ch'essa gli aveva sempre reso, fece impazzire Antiope, e cambiò Dirce in fontana, che portò il suo nome (Paus., 9, c. 26 ; Propert., 3 e 17). La morte di Dirce, attaccata al toVo, formò il soggetto della celebre scultura di Apollonio e Tau-risco, nota sotto il nome di Toro farnese (V.).
      DIRE (Dira) (mitol.). V. Furie.
      DIRETTO (alg.). — Così si chiama il rapporto o la ragione che esiste tra due quantità a e è, quando è lo stesso di quello che esiste tra due altre A, B, cioè quando si può stabilire la proporzione a:Ì::A:B; ed allora si dice che a e b sono in ragione o in rapporto diretto di A e B. Che se invece il rapporto di bea fosse eguale a quello di A e B, e si avesse la proporzione ò:a::A:B, si direbbe che le due prime quantità sono in rapporto inverso di A e B (V. Proporzione, Rapporto, Tre [regola del]).
      DIRETTO (astr. e fis.). — In astronomia si dice che i pianeti sono diretti quando sembrano muoversi da occidente in oriente secondo l'ordine dei segni dello zodiaco (V. Pianeti).
      Dalla combinazione del moto proprio della Terra con quello dei pianeti risultano le apparenze che si distinguono coi nomi dijpianeta diretto, stazionario e retrogrado; cosi, per opposizione a pianeta diretto, chiamasi pianeta retrogrado quello che sembra muoversi nell'ordine inverso dei segni, cioè d'oriente in occidente ; e pianeta stazionario quello che sembra rimanersi immobile nello stesso punto del cielo.
      In ottica dicesi visione diretta di un oggetto quella che è prodotta dai raggi dir etti,vàie a dire dai raggi che procedono direttamente e immediatamente dall'oggetto all'occhio. La visione diretta è opposta a quella che si ottiene per riflessione o per refrazione, nel qual caso i raggi non procedono direttamente dall'oggetto all'occhio, ma vi giungono soltanto dopo di aver incontrato uno specchio che li riflette od attraversato un corpo trasparente che li rifrange.
      DIRETTO (mus.). — Dicesi diretto quell'intervallo che fa un armonico qualunque sul suono fondamentale che lo produce. Così l'ottava, la duodecima, la decimasettima maggiore, ecc. sono rigorosameute i soli intervalli diretti. Per estensione diconsi poi diretti tutti gl'intervalli così consonanti come dissonanti che ciascuna parte fa col suono fondamentale pratico, il quale è o dev'essere al disotto di essa. Così la terza minore è un intervallo diretto sopra un accordo in terza minore, e lo stesso dicasi della settima, della nona sugli accordi che portano il loro nome.
      Accordo diretto dicesi propriamente quello in cui i suoni mantengono l'ordine designato dalla risuo-nanza del corpo sonoro. In pratica per altro si è convenuto che l'accordo fondamentale sia chiamato diretto per opposizione a rivoltato.
      DIRETTORE (poligr.). — Chi ha incarico di diri-
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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