Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DIRITTO AL LAVOROsono cose che si pagano; e si pagan pure i salarii dei braccianti impiegati. Or dicasi, di grazia, dove prenderà lo Stato il capitale necessario a tutti questi dispendii? Per se medesimo, lo Stato è un ente morale che non ha altri capitali fuorché quelli che dai contribuenti gli vengono anticipati. Adunque il Governo dovrà aggiungere alle tasse (generalmente già esorbitanti) che esistono oggidì, altre contribuzioni destinate a mantenere gli opificii nazionali ed a pagare gli operai in quelli impiegati. In altri termini, il Governo prenderà somme dalle borse degli uni per traslocarle nelle mani degli altri. — E non è questa una flagrante violazione del diritto di proprietà? Ben confessavalo in un momento d'ingenua espansione il sig. Proudhon, quando diceva, a ciò che narrasi : Datemi il diritto
      al lavoro, e vi abbandono il diritto di proprietà.....
      L'ultima conseguenza del diritto al lavoro è il comii-nismo. Nè dicasi, a scusa, che solamente parziale comunismo sarebbe codesto; che non si torrebbe ai possidenti se non una piccola porzione dell'aver loro per darla agli operai sussidiati dal Governo. Imperciocché di cotali transazioni e mezze misure i diritti, per se medesimi assoluti, non si accomodano. E, valga il vero, fin dove si estenderebbe il prelevamento del Governo sulle private proprietà? Quale è il limite dove dovrebbero fermarsi le esazioni fiscali destinate a pagare i poveri impiegati negli opificii nazionali? E se, per ipotesi, tutti i braccianti ricorressero invocando il diritto al lavoro, se tutte le private officine, tra per la concorrenza rovinosa dello Stato, tra per l'anarchia ingeneratasi nelle moltitudini, dovessero chiudersi, che diverrebbe lo Stato? Ei dovrebbe accettare ai suoi stipendii tutti i lavoratori del paese, che è quanto dire diventare Vunico agricoltore, Vunico fabbricante, Yunico mercatore, assorbendo e ritirando a sè tutti i capitali del paese. E postochè questo improbo incarico potesse accettarsi e ben condursi dallo Stato (chè or ora vedremo esser ciò assolutamente impossibile), sarebbe egli giusto e degno che il Governo attentasse in siffatta guisa a tutti i privati possessi ? Eppure tutto ciò non è che un logico corollario del diritto al lavoro. — 11 Consi-dérant, nel passo che abbiamo di sopra citato, invoca questo diritto al lavoro come una specie di compenso che i nullatenenti hanno ragione di pretendere per l'usurpazione commessa dai proprietarii. Non è questo il luogo di stabilire sulle sue vere basi il diritto di Proprietà (V.), e di mostrare (come in tale articolo faremo) che nulla i possidenti hanno usurpato, nulla tolto all'umano consorzio. Ma qui ci contenteremo di domandare al signor Considérant s'egli creda realmente che l'uomo selvaggio, da lui immaginato fornito dei quattro diritti di caccia, pesca, colletta e pascolo, sia più felice dell'operajo e del proletario nel regime delle società incivilite? Gli domanderemo se, a giudizio suo, un indigeno della Nuova Olanda o d'un'isola dell'Oceania presenti qualche cosa d'invidiabile al più misero e derelitto dei braccianti d'Europa? — Ci basta intanto l'aver dimostrato che il diritto al lavoro conduce inevitabilmente al comunismo, e che, per confessione dei socialisti medesimi, questo diritto e quello di proprietà sono in antagonismo ^a loro.
      Ora vediamo se l'usurpazione e la concentrazione di tutte le industrie in mano dello Stato, che chiarimmo ingiusta, possa almeno dirsi utile od anche solamente possibile.
      Fa mestieri non avere assolutamente alcuna idea del modo col quale si conducono le operazioni industriali, per proporre al Governo di assumerne la direzione. —• Il Governo è di sua natura il peggior produttore possibile. — Prendasi, ad esempio, una qualunque delle infinite industrie necessarie alla umana società. Ecco l'agricoltura: che è dessa? Un continuo calcolo intorno alle spese di produzione ed al prodotto ottenibile. Il coltivatore deve appropriare ad ogni terra quella specie di derrate che le si conviene; prodigare infinite costanti cure al bestiame; distribuire opportunamente i concimi e le irrigazioni; misurare le scorte annue che deve mettere in serbo ; cercare il miglior mercato per la vendita de'suoi prodotti, ecc. ecc. Or dicasi se tante minute cure, alle quali troppo sovehte non regge il piccolo proprietario, che pure è stimolato dal potente aculeo del personale interesse, potrebbero assumersi e adempiersi dallo Stato!.....Egli amministrerebbe le terre di tutto il paese per mezzo di suoi mandati ed agenti, incaricati di vigilare i poderi, di assoldare i braccianti e di pagarli. Ma codesti agenti, stipendiati anch'essi in virtù del diritto al lavoro, quale tornaconto avrebbero essi mai di adoperarsi a ricavare dal suolo la massima quantità di ricchezza che è capace di produrre? I più onesti lavorerebbero quanto lavora un buon impiegato oggidì, che vuol dire infinitamente meno di quel che lavorino i possidenti attuali. Ma la grande maggioranza di quei sopraintendenti e dei loro subalterni lavorerebbero il meno possibile ; certi che ad ogni modo lo stipendio verrebbe ; farebbero insomma ciò che facevano i 120,000 Francesi impiegati negli atelier8 nationaux nell'anno 1848. Ma, si dice, vi saranno dei sorveglianti, degl'ispettori: altri aventi diritto al lavoro, altri stipendiati, il cui salario dovrebbe naturalmente prelevarsi sul prodotto dell'annua coltivazione. — Così, in ultima analisi, minore produzione, e questa aggraviate di maggiori spese, tali sono i definitivi risultamenti che si avrebbero dalla concentrazione dell'agricoltura in mano dello Stato.
      Ciò che dicemmo della coltivazione dei campi, dicasi con molto maggior ragione delle manifatture e del commercio. Se ci sono persone al mondo che fra loro s'assomiglino niente affatto, sono per fermo l'impiegato pubblico e il capo-fabbrica o il negoziante. Lo stipendiato dal Governo vive di burocrazia: ha il suo programma, tutti i giorni fa le stesse cose, ed è un modello della sua classe quando riesce a far bene quelle poche determinate incumbenze delle quali è incaricato. Guardate invece l'attività continua, il continuo variare delle occupazioni dell'industriante o del commerciante all'ingrosso. Ricercare i migliori mercati per provvedere le materie prime o per vendere i prodotti finiti; correr dietro alle mutevoli vicende della domanda e dell'offerta; avere una profonda cognizione della qualità e delle diverse qualità delle proprie merci; pagar gli uni; riscuotere dagli altri ; conoscere il complicato giro dei cambìir 1 egare una serie d'operazioni succe*
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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