Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DIRK-HARTOG (ISOLA) — DISALBERAREavevano egual forza che quelli. Dopo i tempi di Gajo furono più frequenti le costituzioni, e divennero più rari i senatocousulti. 11 decreto dell'imperatore era una decisione ch'egli dava sopra una questione che gli era sottoposta o direttamente o in via d'appello. Gli editti o le leggi edittali erano formati per analogia agli editti dei magistrati ed erano leggi nell'effetto. Rescritto era un termine generale che comprendeva le epistole e le soscri-zioni; e rescritti chiamavansi le risposte degl'imperatori fatte per iscritto o a pubblici ufficiali o a persone private che li consultavano. Talvolta rescritto e costituzione sono usati come equivalenti (Gajo, li, 120 e 121). Col decadere della giurisprudenza romana comincia il periodo delle compilazioni o dei codici. Il Gregoriano e ì'Ermogeniano, di cui non rimangono se non pochi frammenti, furono i primi (V. Codice). I codici di Teodosio e di Giustiniano furono formati sul loro modello. Il Codice Teodosiano, compilato per autorità di Teodosio II, fu promulgato come legge nell'Impero d'Oriente nel 438. Nello stesso anno fu adottato come legge dell'Impero d'Occidente da Valentiniano III e dal Senato romano. Quantunque la disposizione del successivo Codice di Giustiniano differisca notabilmente da quella del Teodosiano, dal confronto di essi ve-desi chiaramente che i compilatori del secondo si giovarono molto del precedente.
Per le leggi di Giustiniano, vedi Codice, Giustinianee leggi, Pandette).
Numerose sono le opere che trattano della storia del diritto romano ; ma tralasciando di parlare delle antiche che sono generalmente note, ci limiteremo ad accennare quelle dei principali autori tedeschi che in questi ultimi tempi fecero profondi studii in questa materia. Lehrbuch der tìeschichte des Bòrni schen Rechts di Hugo ; Geschichte des Rómischen Privatrechts di Zimmern ; Geschichte des Rómischen Rechts di F. Walter, 1840; e Geschichte des Rómischen Rechts im Miitelalter di Savigny.
D1RK-HART0G (Isola) (,qeogr.). — Giace a ponente dell'Australia, a 26°lat.S. e 113° long. E (Greenw.). Insieme con altre due isolette, essa forma l'antemurale della Shark's Bay, uno dei più comodi seni della costa australica.
DIRSCHÀU (geogr.).— In polacco Szczewo, città di Prussia, nel governo di Danzica, distretto di Star-gard, sulla riva sinistra della Vistola, con 9727 abitanti (1875).
DIRUTA [biogr.). — Francescano ed organista della cattedrale di Chioggia, nato a Perugia verso il 1580, lasciò un libro interessante, ora rarissimo, intitolato Il TransiIvano, dialogo sopra il vero modo di sonar organi e strumenti da penna (Venezia 1615-1622). Quest'opera è dedicata ad un principe della Tran-silvania e contiene, oltre la parte didattica, composizioni di Diruta, di Claudio Merulo, Andrea Gabrielli, Luzzasco Luzzaschi, Paolo Quagliati, Giuseppe Guami, Gabriele Fattorini, Adriano Banchieri e altri celebri compositori.
Vedi Fétis, Biogr. univ. des musiciens.
D1S (bot.). — Nome arabo deWampelodesmos tenax, graminacea della tribù delie arundinacee, che si coltiva in Algeria come cereale.
DISACCORDO (B. A.) — Voce che dalla musicapassò alla pittura per indicare la sconvenienza dei toni del colorito. E sebbene questa parola si applichi pure alle sconvenienze di stile in tutte le opere d'arte e di letteratura, pure in un modo più particolare e più proprio si riferisce all'armonia dei colori. Quest'armonia, la quale è uno dei più importanti pregi che deve avere qualsiasi dipinto, fissa certe regole, da cui il pittore in nessuna maniera si può discostare. E prima di tutto, poiché la luce che illumina un corpo può essere o pura ed azzurrognola com'è quella del sole al mattino, o viva e brillante come quella del sole al meriggio, o calda come in sul tramonto quando le nubi rossastre riflettono quel colore rancio che le infuoca, o può essere lume cenerognolo di nubi tempestose, o fioco pallore di luna, l'artista che porrà in una composizione figure od oggetti sui quali non si vegga la medesima luce gradatamente distesa come si vede in natura, cadrà nel disaccordo. E cadrà pure in questo stesso vizio chi nella scelta dei colori ravvicina tinte che per loro natura sono inconciliabili; onde il Mengs, nelle sue Lezioni pratiche di pittura, a lungo dimostra quali siano i colori che più amino stare vicini; come debbano armonizzarsi quelli che pajono disaccordi ; e come dando riflessi ed aria alla composizione si ottenga nella varietà dei toni quell'unità del tutto che sola può conciliare e fermare con diletto gli sguardi degli spettatori.
DISACRILE, DISACRONE (c/»im.). — Nomi dati da Redtenbacher ad una sostanza fioccosa che si depone dall'acreolina, lasciata a sè per alcun tempo. Quando ha l'aspetto resinoso, dicesi resina di disacrile.
DISAGGREGAMENTO (scienz. Ma/.). — Separazione delle parti di un corpo per effetto di una iorza che lo riduce in frammenti od in polvere. È un fenomeno che la geologia riscontra incessantemente nelle roccie, per l'azione dell'aria, dell'acqua e del calore.
DISALBERARE (marin.). — Le genti di mare dicono ancora dimatare, alla francese. Il vento o le palle nemiche possono disalberare uua nave.
Se in un combattimento o per burrasca si perde un albero, bisogna tosto tagliare tutto ciò che lo ritiene a bordo, perchè potrebbe, urtando, far gran danno. Se pure è possibile, si deve trar dietro alla nave, rimorchiandolo, onde salvarne l'attrazzatura e le parti sue ancora buone. In tali casi bisogna generalmente far vento in dietro o mettere alla cappa (V. Cappa). Qualche volta per un improvviso colpo di vento si vede un bastimento piegarsi cou pericolo sopra un fianco, e in tal caso si manovra per i endere maggiore l'angolo d'incidenza del vento sulle vele con un movimento di rotazione. Se ciò non riesce, bisogna tagliare l'albero di artimone, e poscia il grand'albero.
Disalberata che sia una nave del suo bompresso, gli altri alberi di gabbia, di pappafico e di trinchetto lo seguono necessariamente, essendo ad esso fermati gli stragli dai quali gli altri sono sostenuti. Perdendo i soli alberi di gabbia, il danno si ripara con quelli che d'ordinario si hanno, detti di rispetto; ma perdendo uno degli altri, l'accidente è gravissimo, e bisogna guadagnar terra per surrogarlo; in questo mentre s'intesta sul tronco il pezzo , rotto.
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