Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DISARTICOLAZIONE
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      medesimo istante la stessa quantità di lavoro. Le diverse viti poi non sono mai nelle identiche condizioni d'ingrasso e sovrattutto di carico. Del resto egli aggiunge che il sig. Dupuit revoca in dubbio quel suo vantaggio quando afferma che col suo sistema si può correggere un abbassamento ineguale, rialzando la centina che si è troppo abbassata in alcuno dei suoi punti od in tutta la sua estensione. Infatti, se vi ha precisione matematica, non vi saranno mai abbassamenti ineguali, e reciprocamente.
      Riguardo al secondo vantaggio accennato dal Dupuit, il Beaudemoulin, senza negarlo assolutamente, si limita alle seguenti considerazioni. Quando si viene a disarmare una vòlta, in generale la malta ha già acquistato una certa durezza; quindi le manovre fatto per rialzare la massa di una vòlta per correggere un assettamento ineguale non potranno a meno di produrre nell'interno della muratura pregiudizievoli dislocazioni e screpolature. Quindi in ogni caso è miglior consiglio non far uso di questo vantaggio dell'apparecchio, e porre invece ogni cura onde prevenire la necessità di quei rialzamenti, od anche rassegnarsi a fare qualche aggiustatura.
      11 Beaudemoulin trova inoltre nel sistema del Dupuit l'inconveniente che, essendo di 0m,39 l'intervallo fra zoccolo e sotto-zoccolo, è di 0n,,13 solamente la quantità possibile del loro ravvicinamento. Dopo l'assetto rimarrebbe cosi pochissimo spazio per la rimozione del manto, a meno che non si voglia complicare il sistema delle viti coll'uso simultaneo dei cunei che permetterebbero l'intiera discesa. Invece, p. es., coi sacchi di sabbia l'avvicinamento dei zoccoli sarebbe in simile caso arrivato ai O"»^, lasciando un intervallo di 0m,04 pei sacchi vuoti, e l'abbassamento dell'armatura sarebbe avvenuto costantemente regolare.
      E finalmente riguardo al terzo vantaggio che iì Dupuit attribuisce esclusivamente al suo sistema, osserva il Beaudemoulin che se si tratta di una pioggia improvvisa anche i sacchi di sabbia non soffriranno inconveniente, perchè, coperti quei tre o quattro che vi sono esposti, gli altri rimangono all'asciutto sotto il ponte. E quando fosse il caso di una subitanea piena, è vero che i sacchi non vi potranno resistere, cliè anzi bisognerà sostituirli finita che essa sia, ma chi ha veduto una volta quale disordine getti una piena di tal genere in un cantiere, comprende facilmente l'eccessiva difficoltà di fare con qualche esattezza una operazione così delicata come è il disarmo di una vòlta, e la necessità in cui si troverà ognuno di aggiornarla, malgrado le viti.
      Venendo per ultimo al sistema a piattaforme elicoidali applicato dall'ingegnere Pluyette al disarmo del viadotto di Nogent-sur-Marne, osserveremo che esso non è altro che una varietà del sistema a viti, ed è molto più pericoloso: 1° perchè il passo dell'elica è molto più grande; 2° perchè manca di semplicità, essendo composto di molti pezzi, tutti delicati e facili a rompersi. Inoltre l'apparecchio del sig. Pluyette richiede come complemento i cunei di ritegno, i quali rimasero bensì inutili al ponte di Nogent, essendo gli archi di soli 15 metri di corda ed a pien centro, ma che sarebbero necessarii per un arco più grande. Quantunque nessun acci-Nuova EìNcicl. Itàl. Voi,
      dente sia sopravvenuto al viadotto di Nogent, tuttavia è facile comprendere quali probabilità di gravi danni nelle applicazioni ulteriori siano a temersi per il gran numero di pezzi mobili e suscettibili di rottura: se poi si moltiplicano queste probabilità per 49, chè tale era il numero degli apparecchi Pluyette applicati a Nogent, e vi si aggiungono tutte quelle altre possibili per l'imperizia del grande numero di agenti subalterni che bisogna adoperare, si vede come sia ben difficile sperare che l'operazione del disarmo riesca perfetta. Un'ultima considerazione contraria al sistema elicoidale è che esso importa una spesa molto superiore a quello delle viti, ed a più forte ragione a quello dei sacchi, ed altri apparecchi con sabbia. Per la qual cosa, tutto ben ponderato, sembra in ogni caso preferibile l'impiego dei cilindri di sabbia (V. Vòlte).
      DISARTICOLAZIONE (chir.). — Amputazione nella contiguità del membro, ossia nell'articolo stesso, che si eseguisce tagliando i legamenti e separando le superficie articolari delle ossa. Di tale operazione trovasi un cenno nelle opere d'Ippocrate; Galeno ed Eliodoro ne fanno pure distinta menzione; e dagli scritti dei medici arabi risulta che ne ebbero essi pure conoscenza. Ne parlano più chiaramente Guido di Chauliac, Ambrogio Pareo, Fabrizio II-dano e Pigray. Finalmente i lavori dì Le Dran, di Morand, Heister, Brasdor, De Hoin la richiamarono dall'oblio, distruggendo i pregiudizii che l'avevano fatta dimenticare. La disarticolazione si eseguisce in varie guise al pari della semplice amputazione nella continuità. Essa riesce più facile ed è più presto eseguita che questa, non richiede il taglio delle ossa, permette più facilmente la riunione immediata, e col mezzo di essa si può lasciare una maggiore lunghezza al moncone. Gl'inconvenienti che presenta quest'operazione sono: di dover denudare ampie superficie ossee o cartilaginose nella maggior parte dei casi; di costringere l'operatore a portare gli stromenti sopra i punti dello scheletro che sono maggiormente circondati da parti molli ed a servirsi spesso di tessuti tendinei o sinoviali per chiudere la ferita; infine di presentare una soluzione di continuità alquanto più irregolare. Del resto i moderni sono d'accordo nel dire che la disarticolazione non dà luogo più frequentemente dell'amputazione nella continuità alle perturbazioni nervose, al tetano, agli ascessi, ai seni purulenti ed ai sintomi di reazione generale, come credevasi per lo avanti. Anzi dice Velpeau ch'essa presenta i seguenti vantaggi : in primo luogo pochi sono gli stromenti ch'essa richiede e poco complicato l'apparecchio per eseguirla, bastando all'uopo un coltello od anche un semplice gammautte. Secondariamente in essa debbonsi temere meno frequentemente la conicità del moncone, lo spuntare fuori delle ossa e la retrazione dei muscoli. In terzo luogo essendo le parti molli appena spostate durante l'operazione, l'adesione si ottiene facilmente e non si sviluppa altra infiammazione che quella meramente necessaria per ottenere la riunione immediata. In quarto luogo debbonsi temer meno gli ascessi e la reazione generale, perchè in essa si tagliano solamente la pelle, i tessuti cellulari e fibrosi ed alcuni fascetti muscolari alla loroVII. 45
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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