Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DISCHI CONJUGATI - DISCINESIA
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fare la discesa a cielo scoperto ; in questo caso si allontana più o meno dal ciglio dello spalto il punto di partenza della discesa, e dopo di averla condotta per un certo tratto a forma di discesa blindata, si continua il lavoro operando sotterraneamente.
Discesa sotterranea. — Si eseguisce come le gallerie delle mine impiegando telai e tavole per formare i fianchi ed il cielo della galleria. La sua altezza interna è di lm,85 in 2 metri; la sua larghezza è di 2 metri, e si riduce a lm,30 nelle terre di cattiva qualità. I telai hanno la forma indicata dalla fig. 7; il loro vano presenta tutte le dimensioni della galleria. Si parte adunque dal coronamento con una discesa blindata, e quando la trincea è giunta a 3m,25 di profondità si dà principio alla discesa sotterranea (figg. 8, 9, 10, 11). Se il fosso non è molto profondo, si fa sboccare la discesa blindata nel passaggio di una traversa della strada coperta a un metro al dissotto del terrapieno per entrare in galleria nel profilo della traversa, quindi si stabilisce il punto di partenza a conveniente profondità. In questo caso si prescinde dall'uso del gabbione fascinato per coprire la testa della zappa; ma prima di sboccare nel passaggio della traversa si pratica una piccola apertura laterale per collocare in questo passaggio alcuni gabbioni coronati di fascine, cosicché ne rimanga separata l'uscita della discesa. La pendenza massima della discesa è pure fissata a ]/4 della lunghezza, come nella discesa blindata, e va ugualmente a terminare a 1 metro al dissotto del fondo dei fossi asciutti, ovvero a 40 centimetri al dissotto del pelo dell'acqua nei fossi inondati. La discesa sotterranea cammina più lentamente della blindata e s'inoltra solo di un metro in sei ore quando ha le dimensioni di 2 metri di altezza e di larghezza.
Le discese nella strada coperta si fanno come le discese blindate, ma si dirigono di maniera che vadano a passare sotto di una traversa per convertirle successivamente in discese sotterranee. Quando non si temono fuochi ficcanti si può discendere nella strada coperta col mezzo di semplice discesa a cielo scoperto.
Per riuscire più prontamente nel fosso senza ricorrere alla costruzione di una discesa, si stabilisce talvolta una mina sopraccarica sotto la banchina della strada coperta, calcolandola in guisa che possa rovesciare la controscarpa congiungendone le rovine con quelle della breccia. Scoppiata la mina, si discenderà nell'imbuto adoperando la zappa per penetrare nel fosso.
Conducendo la discesa nell'una o nell'altra delle indicate maniere, s'incontrerà finalmente la muraglia della controscarpa, ed allora si progredirà seguendone l'andamento per giungere fino al punto in cui se ne dovrà praticare l'apertura. In questo punto si romperà la muraglia lasciando sussistere una spessezza di 30 centimetri, o vi si conserverà una certa spessezza di terra se la controscarpa non è rivestita, per tener nascosto al nemico lo sbocco della discesa, che si aprirà soltanto in tempo di notte, al momento in cui si dovrà intraprendere il Passaggio del fosso (V.). Con questa precauzione si evita spesse volte il fuoco dell'assediato durante una parte della notte. Ove poi si voglia aprire lacontroscarpa col mezzo della mina, bisognerà farla scoppiare prima che la testa della galleria sia giunta contro la muraglia di rivestimento.
DISCHI CONIUGATI (fa.). — Si chiamano con tale appellazione due dischi metallici, ciascuno sostenuto da un piedestallo e fornito di un elettrometro a pallina od a quadrante. Servono nelle esperienze di elettricità statica a dimostrare l'influenza di un corpo elettrizzato sopra d'un altro che sia separato dal primo per un corpo coibente, quale appunto sarebbe l'aria atmosferica nelle esperienze che fan-nosi coi detti dischi. Tali esperienze comprovano che il disco elettrizzato decompone l'elettricità naturale dell'altro, respingendo il fluido dello stesso nome sulla faccia più remota. La stessa verità ed altre attinenti a questo argomento si comprovano pure con altri apparecchi moltissimi, di cui il lettore avrà contezza all'articolo elsttrostatica, ed in altri da esso dipendenti ed ivi citati.
DISCHI OTTICI (fis.). — È noto che l'impressione della luce sulla retina è di qualche durata, quantunque brevissima. Ne sono prove evidenti il girare svelto che facciasi di un carbone acceso o d'altro corpo lucente, i quali fanno vedere un circolo continuo luminoso anziché l'oggetto isolato che si muove. Chi è che non abbia provata la sensazione durevole della luce solare, per cui dopo avere per frazioni di minuto secondo fissato a stento il grande astro, lo si continua a vedere poi per qualche tempo dovunque si porti lo sguardo? In simil guisa mirando gli oggetti a traverso di un vetro colorato, veggonsi poi egualmente colorati quando tolgasi dall'occhio il vetro medesimo. Su questo principio della durata delle impressioni luminose si basano i così detti dischi ottici, i quali formavano per lo passato le meraviglie delle giocose e curiose società. Dessi consistono in dischi di cartone sul cui contorno per una faccia sta dipinta un'azione qualunque successiva, espressa mediante una serie di figure, come, per esempio, il movimento dell'altalena. Praticando convenientemente alcuni fori sui detti dischi, rivolgendone quindi il dipinto verso uno specchio e facendoli girare col mezzo di un pernio, l'occhio dell'osservatore vede per riflessione nello specchio l'azione rappresentata da tante figure successive, come veramente provenisse da una figura sola moventesi, o in questo caso come vedesse un'altalena in moto. Ciò perchè l'impressione recata sulla retina da una qualunque delle immagini precedenti non è ancora estinta al mi- ingiungere della susseguente, e quindi semi)! l e quella prenda la posizione di questa, u q « * o principio della durata delle impressioni luminose altri congegni s'inventarono nei gabinetti fisici, sia per diletto, sia per istruzione, quale sai ebbe, fra gli altri, il Taumatropio (V.).
DISCHIDIA (boi.). — Genere di piante della fami glia delle asclepiadee, composto di erbe vivaci, parassite sugli alberi. Nei nostri tepidarii si coltiva la D. del Bengala, a foglie carnose, a fiori piccoli disposti ad ombrelli. Nell'Australia e nell'India si adopera il suo succo lattiginoso contro le punture degli animali venefici.
DISCINESIA (patol.). — Diminuzione od abolizione dei movimenti volontarii.
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